Viva gli Armeni, viva gli Azeri (Corriere della Sera 10.09.24)
«Parevano buseta e botón», dice amara Antonia Arslan sui salamelecchi di pochi giorni fa a Roma tra Giorgia Meloni e il presidente azero Ilham Aliyev e il comunicato della premier sulla «natura strategica del partenariato tra le nostre Nazioni» e «il sostegno alla normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian». Certo, col bisogno energetico di gas che abbiamo la capa del governo potrebbe sospirare alla romana: «Che se deve fa’ pe’ campa’…». E la stessa scrittrice armena-padovana che esattamente vent’anni fa raccontò agli italiani e al mondo la tragedia del suo popolo nel libro «La masseria delle allodole» riconosce che a volte i rapporti internazionali sono legacci difficili da sciogliere. «Ma loro due parevano proprio “buseta e botón”, asola e bottone: capisco gli interessi, ma prostrarsi così…».
Né la pensano diversamente tanti italiani della diaspora armena sconvolti solo un anno fa, nel settembre 2023, dalla guerra con cui il satrapo accolto con tutti gli onori a Palazzo Chigi, figlio dell’ultimo segretario del partito comunista caucasico convertitosi al nazionalismo azero, occupò il Nagorno-Karabakh cacciando via 120 mila armeni che lì vivevano dai tempi in cui la Grande Armenia, primo paese al mondo ad adottare il cristianesimo, era conosciuta come «il regno dei tre mari» (Mediterraneo, Caspio, Mar Nero), oggi ridotto a uno staterello grande come il Piemonte. Una pulizia etnica che Recep Tayyip Erdogan (il quale nega il genocidio armeno del secolo scorso ma chiama «patrioti» i terroristi di Hamas autori delle stragi del 7 ottobre) ha salutato così: «Ci ha reso orgogliosi che l’Azerbaigian abbia portato avanti l’operazione militare in tempi brevi e col massimo rispetto per i civili». Testuale.
Ahi ahi…. Proprio Meloni nel 2020, infatti, dopo la guerra-lampo azera all’enclave armena tuonava indignata contro l’allora premier Conte reo di non intimare come Macron l’intervento Unesco per «proteggere il patrimonio culturale dei territori armeno cristiani del Nagorno Karabakh passati sotto pieno controllo azero». Una posizione ribadita mesi dopo ricordando «il massacro del milione e mezzo di armeni cristiani perpetrato dall’Impero Ottomano nel 1915» e prendendosela col leader di Ankara: «Mi chiedo e vi chiedo: è questa la Turchia che la Merkel e i burocrati di Bruxelles vorrebbero far entrare nell’Unione Europea? A me sembra una follia, voi come la pensate?». Bella domanda: cosa dobbiamo pensare, oggi?