Ventiquattresimo giorno del #ArtsakhBlockade. La crisi umanitaria si aggrava, andando verso un disastro (Korazym 04.01.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 04.01.2023 – Vik van Brantegem] – Come aggiornamento, non sono stati segnalati cambiamenti per quanto riguarda il blocco illegale del Corridoio di Berdzor (Lachin) da parte dell’Azerbajgian. Tutto il traffico (di persone e merce) tra l’Artsakh/Nagorno-Karabakh e l’Armenia (e il resto del mondo) rimane interrotto dal 12 dicembre 2022. La #StradaDellaVita, lungo il segmento di Shushi dell’autostrada interstatale Stepanakert-Goris, è chiuso da sedicenti “eco-attivisti” organizzati e pagati dal regime autoritario dell’Azerbajgian, sostenuti dalla polizia azera e sotto l’occhio vigile delle forze armate azere. Ciò significa che i 120.000 cittadini Armeni Cristiani (tra cui 30.000 bambini e 20.000 anziani) dell’Artsakh vengono tenuti in ostaggi, con mancanza di cibo, carburante e medicine. La crisi umanitaria si aggrava, andando verso un disastro.
Questa foto di “eco-attivisti” dell’RIIB, che ascoltano il loro dittatore, Ilham Aliyev, mentre intrappolano 120.000 Armeni nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh è piuttosto inquietante. La RIIB-“Regional İnkişaf” İctimai Birliyi (Unione pubblica “Sviluppo regionale”) è un’organizzazione governativa azerbajgiana nell’ambito della Fondazione Heydar Aliyev (presieduta dalla moglie del Presidente dell’Azerbajgian, Mehriban Aliyeva, Primo Vice Presidente). Quindi, gli “eco-attivisti” della RIIB lavorano per il governo dell’Azerbajgian. Lo scopo principale della RIIB è «partecipare attivamente alla vita socio-economica, pubblica e culturale del Paese, alla costruzione della società civile, sostenere le misure attuate dallo Stato per lo sviluppo delle regioni, è implementare il controllo pubblico, esaminare i ricorsi e le proposte dei cittadini e dialogare con le istituzioni competenti e lavorare nella direzione della risoluzione di progetti in vari campi in cooperazione».
Il Ministero degli Esteri della Repubblica di Armenia in una nota ha richiamato l’attenzione dei partner internazionali e di tutta l’umanità progressista sul fatto che per più di tre settimane l’Azerbajgian tiene sotto assedio il Nagorno-Karabakh, violando in modo grossolano il regime del Corridoio di Lachin stabilito dalla dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, bloccando la strada che collega il Nagorno-Karabakh all’Armenia e al mondo intero.
È già il 23° giorno che l’Azerbajgian costringe la popolazione del Nagorno-Karabakh alla deportazione davanti agli occhi di tutto il mondo, continuando la sua politica di pulizia etnica, ha affermato il Ministero.
“La crisi umanitaria in Nagorno-Karabakh peggiora di giorno in giorno. La mancanza di beni di prima necessità, cibo e medicine sta diventando sempre più significativa. Il pericolo della malnutrizione diventa palpabile. Centinaia di famiglie rimangono separate, trovandosi su lati opposti del blocco azero. 120.000 persone sono de facto detenute”, si legge nella nota.
“Le affermazioni della parte azera secondo cui il Corridoio di Lachin sarebbe effettivamente aperto sono del tutto infondate, come dimostra almeno il fatto che solo i veicoli del Comitato Internazionale della Croce Rossa sono autorizzati a trasportare un numero limitato di pazienti nella Repubblica dell’Armenia in caso di pericolo di vita”, ha sottolineato il Ministero degli Esteri armeno.
“Nella situazione attuale, sottolineiamo l’importanza della riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 20 dicembre 2022, convocata in risposta alla richiesta della parte armena, al fine di discutere la chiusura del Corridoio di Lachin e le conseguenze umanitarie per la popolazione del Nagorno-Karabakh. Apprezziamo molto gli appelli espressi pubblicamente e chiari dalla stragrande maggioranza dei membri del Consiglio di Sicurezza a revocare il blocco del corridoio da parte dell’Azerbajgian e a fornire l’accesso al Nagorno Karabakh da parte delle organizzazioni internazionali. Accogliamo inoltre con favore gli sforzi della Francia nei dieci giorni successivi alla suddetta sessione del Consiglio di Sicurezza per un comunicato che deve essere adottato dal Presidente del Consiglio di Sicurezza sulla situazione”, ha affermato il Ministero.
Il Ministero degli Esteri armeno ha sottolineato inoltre, che “l’Armenia continuerà a compiere passi mirati in tutti i formati possibili, anche nell’ambito del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e delle strutture internazionali e regionali, al fine di garantire una risposta decisiva e azioni derivanti dal mandato e dalle funzioni di queste strutture, a revocare il blocco del Corridoio di Lachin e eliminare la conseguente crisi umanitaria in cui versano le 120.000 persone del Nagorno Karabakh.
“Riteniamo inoltre necessario inviare una missione conoscitiva internazionale in Nagorno-Karabakh e nel Corridoio di Lachin per valutare la situazione umanitaria sul campo, nonché per garantire un accesso umanitario senza ostacoli al Nagorno-Karabakh per gli organismi delle Nazioni Unite competenti”, ha continuato il Ministero degli Esteri armeno.
“L’Azerbajgian è obbligato a riaprire immediatamente il Corridoio di Lachin in conformità con i principi sanciti dal punto 6 della dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, secondo la quale l’Azerbajgian garantisce la sicurezza del movimento di cittadini, veicoli e merci attraverso il Corridoio di Lachin, e il Corridoio Lachin è sotto il controllo del contingente di mantenimento della pace russo di stanza nel Nagorno-Karabakh. Poiché le disposizioni della dichiarazione tripartita sono state violate a causa delle azioni illegali dell’Azerbajgian, ci aspettiamo anche che la Russia compia chiari sforzi per eliminare questa grave violazione senza alcuna precondizione”, ha concluso il Ministero degli Estere dell’Armenia.
L’uso della fame da parte dello Stato corrotto dell’Azerbaigian come metodo di guerra contro l’Artsakh/Nagorno-Karabakh è illegale ai sensi del diritto umanitario internazionale (regola 53), dello Statuto di Roma (articolo 8.2.b.xxv) e viola il codice penale dell’Azerbajgian.
Elenchiamo di seguito le violazioni da parte dell’Azerbajgian dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale del 17 luglio 1998:
Art. 8 Crimini di guerra
2. Agli effetti dello Statuto, si intende per «crimini di guerra»:
a) Gravi violazioni della Convenzione di Ginevra del 12 agosto 19495, vale a dire uno qualsiasi dei seguenti atti posti in essere contro persone o beni protetti dalle norme delle Convenzioni di Ginevra:
ii) tortura o trattamenti inumani, compresi gli esperimenti biologici;
iii) cagionare volontariamente grandi sofferenze o gravi lesioni all’integrità fisica o alla salute;
vi) privare volontariamente un prigioniero di guerra o altra persona protetta del suo diritto ad un equo e regolare processo;
viii) cattura di ostaggi.
b) Altre gravi violazioni delle leggi e degli usi applicabili, all’interno del quadro consolidato del diritto internazionale, nei conflitti armati internazionali, vale a dire uno qualsiasi dei seguenti atti:
i) dirigere intenzionalmente attacchi contro popolazioni civili in quanto tali o contro civili che non partecipino direttamente alle ostilità;
ii) dirigere intenzionalmente attacchi contro beni di carattere civile, e cioè beni che non siano obiettivi militari;
iii) dirigere intenzionalmente attacchi contro personale, installazioni, materiale, unità o veicoli utilizzati nell’ambito di una missione di soccorso umanitario o di mantenimento della pace in conformità della Carta delle Nazioni Unite, nella misura in cui gli stessi abbiano diritto alla protezione accordata ai civili ed alle proprietà civili previste dal diritto internazionale dei conflitti armati;
iv) lanciare intenzionalmente attacchi nella consapevolezza che gli stessi avranno come conseguenza la perdita di vite umane tra la popolazione civile, lesioni a civili o danni a proprietà civili ovvero danni diffusi, duraturi e gravi all’ambiente naturale che siano manifestamente eccessivi rispetto all’insieme dei concreti e diretti vantaggi militari previsti;
v) attaccare o bombardare con qualsiasi mezzo, città, villaggi, abitazioni o costruzioni che non siano difesi, e che non costituiscano obiettivi militari;
vi) uccidere o ferire combattenti che, avendo deposto le armi o non avendo ulteriori mezzi di difesa, si siano arresi senza condizioni;
viii) il trasferimento, diretto o indiretto, ad opera della potenza occupante, di parte della propria popolazione civile nei territori occupati o la deportazione e il trasferimento di tutta o di parte della popolazione del territorio occupato all’interno o all’esterno di tale territorio;
ix) dirigere intenzionalmente attacchi contro edifici dedicati al culto, all’educazione, all’arte, alla scienza o a scopi umanitari, a monumenti storici, a ospedali e luoghi dove sono riuniti i malati ed i feriti, purché tali edifici non siano obiettivi militari;
x) assoggettare coloro che si trovano in potere del nemico a mutilazioni fisiche o ad esperimenti medici o scientifici di qualsiasi tipo, non giustificati da trattamenti medici, dentari o ospedalieri delle persone coinvolte né compiuti nel loro interesse, che cagionano la morte di tali persone e ne danneggiano gravemente la salute;
xi) uccidere o ferire a tradimento individui appartenenti alla nazione o all’esercito nemico;
xii) dichiarare che nessuno avrà salva la vita;
xiii) distruggere o confiscare beni del nemico, a meno che la confisca o la distruzione non siano imperativamente richieste dalle necessità della guerra;
xviii) utilizzare gas asfissianti, gas tossici o gas simili nonché tutti i liquidi, le materie o i procedimenti analoghi;
xxi) violare la dignità della persona, in particolare utilizzando trattamenti umilianti e degradanti;
xxv) affamare intenzionalmente, come metodo di guerra, i civili privandoli dei beni indispensabili alla loro sopravvivenza, compreso il fatto di impedire volontariamente l’invio dei soccorsi previsti dalle Convenzioni di Ginevra.
Durante l’anno 2022, l’Artsakh/Nagorno-Karabakh ha segnalato 62 violazioni del cessate il fuoco, l’Azerbajgian 47, la Forza di mantenimento della pace russa 11 (10 da parte dell’Azerbajgian, 1 da parte dell’Artsakh). Durante l’anno 2021, l’Artsakh/Nagorno-Karabakh ha segnalato circa 12 violazioni del cessate il fuoco, l’Azerbajgian 14. Il rapporto non include le violazioni del cessate il fuoco segnalate dall’Armenia, né dall’Azerbaigian lungo il confine con l’Armenia, solo quelle lungo la linea di contatto tra l’Azerbajgian e l’Artsakh/Nagorno-Karabakh.
In tutto questo non va dimenticato il fatto fondamentale: la guerra è iniziata dall’Azerbajgian contro gli Armeni dell’Armenia e contro gli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. La comunità globale deve essere consapevole che si tratta di salvare il popolo armeno di Artsakh/Nagorno-Karabakh e di Armenia dall’aggressore Azerbajgian.
Rassegna dell’Anno 2022 dell’Istituto Lemkin per la Prevenzione di Genocidio
Armenia e Artsakh/Nagorno-Karabakh
Nel 2022 la piccola Repubblica di Armenia ha affrontato crescenti minacce alla sua integrità territoriale dal vicino Azerbajgian e dal suo alleato, la Turchia. Il 13 settembre, in violazione dell’accordo tripartito di cessate il fuoco del 2020 che ha posto fine alla guerra in Nagorno-Karabakh, l’esercito azero ha lanciato un attacco contro diverse città dell’Armenia orientale, commettendo orribili atrocità contro i soldati armeni che sono state filmate e condivise ampiamente sui social media azeri. Queste atrocità e la loro diffusione hanno seguito gli schemi della guerra del 2020, quando l’Azerbajgian ha cercato di impossessarsi dell’enclave etnica armena dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. Sebbene il mondo esterno abbia agito rapidamente per porre fine all’aggressione dell’Azerbajgian a settembre, l’Azerbajgian occupa ancora 140 km2 di territorio sovrano armeno e parti importanti dell’Artsakh, inclusa la città di Shushi. Dal 12 dicembre ha anche bloccato l’unica strada che collega l’Artsakh al mondo esterno, provocando una crisi umanitaria che potrebbe rapidamente trasformarsi in una catastrofe. Il regime del Presidente azero, Ilham Aliyev, promuove apertamente una violenta politica anti-armeno in patria, celebrando i crimini di guerra mentre si presenta al mondo esterno come un bastione di tolleranza. La guerra di aggressione della Russia in Ucraina ha incoraggiato la Turchia e l’Azerbajgian a spingere in modo aggressivo per un corridoio terrestre (il cosiddetto “Corridoio di Zangezur”) che colleghi i due Paesi attraverso la provincia armena di Syunik. Minacciano apertamente lo Stato armeno di guerra, occupazione e genocidio. Mentre diverse organizzazioni, tra cui l’Istituto Lemkin, hanno richiamato l’attenzione sulla minaccia di genocidio dall’Azerbajgian e dalla Turchia, Stati potenti così come l’Unione Europea, e la NATO come altri organismi, continuano a offrire un sostegno esplicito a questi regimi.
Azerbajgian
Dalla firma dell’accordo tripartito di cessate il fuoco del novembre 2020 che ha posto fine alla guerra dei 44 giorni, l’Azerbajgian ha sistematicamente violato i suoi obblighi di cessate il fuoco. In violazione del diritto internazionale e dell’accordo di cessate il fuoco, ha rifiutato di restituire i prigionieri di guerra armeni. A luglio 2022 il regime di Baku deteneva ancora in cattività 3 civili e 35 prigionieri di guerra armeni e li sottoponeva a processi penali accelerati e illegali. Quasi quotidianamente l’Azerbajgian ha aperto il fuoco contro le postazioni armene sia in Armenia che in Artsakh, creando una situazione di costante terrore e incertezza a causa della minaccia immanente di un’escalation del conflitto, avvenuta infine il 13 settembre 2022. La crisi umanitaria nella regione ha raggiunto un altro livello di preoccupazione quando degli Azeri affermando di essere ambientalisti hanno bloccato il Corridoio di Lachin, l’unica strada che collega i 120.000 Armeni dell’Artsakh all’Armenia vera e propria. Il primo blocco è avvenuto il 3 dicembre ed è durato poche ore. Il secondo blocco è iniziato il 12 dicembre e ha aggravato la crisi umanitaria nell’Artsakh isolando l’intera popolazione armena della regione e bloccando completamente l’accesso a cibo, medicine e bisogni umani di base. Sebbene l’Azerbajgian abbia ripristinato la fornitura di gas ad Artsakh pochi giorni dopo il blocco del 12 dicembre, la strada Stepanakert-Goris rimane ancora chiusa al momento della pubblicazione di questo rapporto. L’Azerbajgian è classificato da Freedom House come uno dei Paesi meno liberi al mondo. Negli ultimi anni ha intensificato la persecuzione di giornalisti, operatori dei diritti umani, minoranze etniche e società civile, utilizzando la repressione interna e transnazionale per reprimere il dissenso.
Davit Babayan, il Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Come sarà il 2023 dal punto di vista geopolitico? Questa è una domanda che interessa sia la gente comune che, ovviamente, politici, analisti e scienziati. In generale, ci sono anni relativamente stabili, pacifici, inerti. Ci sono periodi tesi e tragici. Ma ci sono anche tempi di svolta. Tali sono stati gli anni per noi, ad esempio 1985, 1988, 1991, 1992, 1993, 1994, 2016, 2018, 2020, sì, è troppo, sia per un popolo che per una generazione. Ma tale è il nostro destino, la nostra croce, che dobbiamo portare.
Tra i periodi critici ci sono anche quelli che possono essere qualificati come periodi doppiamente fatali, in cui si verificano cambiamenti geopolitici fondamentali sia a livello globale che regionale. Per noi, tali periodi possono essere considerati, ad esempio, 1914-1923 e 1985-1991.
Nel 2022 si è registrata una spaccatura geopolitica globale, che si ripercuote anche sui processi regionali. Pertanto, l’anno 2023 può diventare un periodo molto importante sia nel mondo che nella nostra regione. Ma qui va ricordato che la rottura geopolitica non si manifesta necessariamente con i disastri, può anche essere un periodo di prevenzione dei disastri. Dobbiamo anche capire che i periodi di doppi sconvolgimenti geopolitici sono carichi non solo di pericoli e sfide, ma anche di opportunità per risolvere una serie di problemi complessi. Devi solo resistere, lavorare sodo e non perdere mai la fede e l’autocontrollo”.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI].