Vaccino Covid, il presidente di Moderna: «Contro le varianti testiamo la terza dose» (Corriere della Sera 19.02.21)
«A noi bastano due settimane per sviluppare un vaccino diretto contro una variante del coronavirus». Noubar Afeyan, cofondatore e presidente di Moderna, è l’anima dell’azienda statunitense che produce uno dei due vaccini anti-Covid a base di Rna messaggero già disponibili per la popolazione (l’altro è di BioNTech/Pfizer).
Come state affrontando il problema delle varianti e quanto tempo richiederebbe una eventuale riformulazione del vaccino?
«Dopo il sequenziamento di Sars-CoV-2, a gennaio 2020, abbiamo messo a punto il vaccino in due settimane. Un risultato senza precedenti. A fronte della comparsa di una nuova variante del virus, può essere modificato negli stessi tempi, due settimane o anche meno. Ci stiamo già lavorando e sta per partire lo studio sui volontari. Diverso è il discorso relativo ai tempi di approvazione: serve un certo numero di casi di infezioni da variante per poter svolgere i test».
E poi cosa succede?
«C’è il passaggio delle Agenzie regolatorie: penso si vada nella direzione di accelerare i tempi per eventuali formulazioni anti-varianti. La mia previsione è che avremo i risultati entro un paio di mesi. Ma non è detto che per affrontare le varianti servano nuovi vaccini. Stiamo per esempio ragionando sulla possibilità di somministrare una terza dose (booster) del vaccino sviluppato sulla sequenza originaria. Dopo la somministrazione, l’organismo produce anticorpi diretti verso molte parti della proteina Spike (che permette al virus di entrare nelle cellule, ndr): una variante può sfuggire in alcuni punti, ma non in tutti».
La tecnica dell’Rna messaggero (mRna) è nota dal secolo scorso, ma solo con la pandemia di Covid se ne sono comprese le potenzialità. Quando vi siete resi conto che avrebbe potuto rappresentare un’arma efficace contro il coronavirus?
«Studiamo questa tecnologia dal 2010, con l’obiettivo di creare una nuova classe di farmaci. Oggi abbiamo una ventina di programmi attivi: uno riguarda un vaccino antinfluenzale di nuova concezione, che speriamo possa raggiungere un’efficacia molto più alta rispetto al 50-60% offerto da quello che utilizziamo oggi. La piattaforma che utilizziamo, quella dell’Rna messaggero, permette di codificare velocemente migliaia di molecole, produrle e testarle. Abbiamo deciso di tentare questa strada anche per Covid. Non avevamo idea di quanto un vaccino contro un virus completamente nuovo avrebbe potuto essere efficace e se avremmo potuto produrne quantità sufficienti. Ma di certo non si è trattato di un colpo di fortuna: dietro il vaccino di Moderna ci sono anni di lavoro e un investimento di miliardi di dollari».
La piattaforma mRna è considerata da molti esperti «rivoluzionaria»: in che modo potrà essere utilizzata dopo la pandemia?
«Oltre all’antinfluenzale, stiamo studiando un vaccino contro il Citomegalovirus e in futuro vorremmo concentrarci sull’Hiv. Penso che questa tecnologia resterà protagonista anche in futuro».
L’impatto del vaccino anti Covid è stato paragonato a quello di Amazon nell’e-commerce: si riconosce in questa affermazione?
«Siamo onorati dal confronto con Amazon, ma il nostro lavoro è completamente diverso. Immaginiamo un nuovo modo di produrre farmaci, per cui non si debba ripartire ogni volta da zero. La piattaforma mRna può essere una base comune per molti prodotti diversi»
Da dicembre state testando Moderna anche sugli adolescenti: ci sono già i primi risultati?
«Non manca molto, stiamo andando avanti coi test e appena saremo pronti chiederemo l’approvazione per la fascia 12-18 anni. Inoltre abbiamo avviato un nuovo studio per i bambini dai 6 mesi ai 12 anni che include nuovi dosaggi, più bassi ovviamente rispetto a quelli degli adulti».
Come valuta la proposta — già attuata in Gran Bretagna — di allungare il tempo tra la prima e la seconda dose?
«Di fatto i Paesi che stanno prolungando l’attesa stanno sperimentando. E va bene, hanno il diritto di farlo. È sicuramente meglio che non vaccinare. Ma è difficile sia per gli scienziati sia per i produttori affermare che si tratti di una scelta efficace».
È possibile utilizzare vaccini diversi per le due dosi?
«Anche in questo caso non si può escludere a priori. Stiamo conducendo dei test. Ossia stiamo capendo se il nostro sistema mRna possa potenziare la prima dose somministrata con altri tipi di vaccino».
Due giorni fa la Commissione europea ha autorizzato un secondo contratto con Moderna, per 300 milioni di dosi aggiuntive. Che tempi di consegna prevedete?
«Si tratta di 150 milioni di dosi nel 2021. Inoltre l’Europa ha sottoscritto l’opzione di acquistarne altri 150 milioni nel 2022 che si vanno ad aggiungere ai 160 già acquista. Questo porta l’ordine totale dell’Ue a 310 milioni di dosi da consegnare nel 2021. Ci sono altre trattative in corso ma non ho libertà di parlarne».
E sulla produzione come contate di fare? Aprirete nuovi impianti?
«Al di fuori degli Stati Uniti abbiamo iniziato a produrre da zero con l’azienda Lonza in Svizzera. Non abbiamo in programma di aprire nuove sedi perché non potremmo farlo abbastanza velocemente, dunque tutto questo non servirebbe».
State pensando anche a mercati come l’Africa o il Sud America?
«Stiamo lavorando con il Covax (il programma di solidarietà per i Paesi in via di sviluppo, ndr) e con Unicef e siamo speranzosi di soddisfare il bisogno di questi Stati tra il 2021 e il 2022».
Lei è di origine armene, il suo popolo ha subito il genocidio e la diaspora. Che influenza ha avuto la storia della sua famiglia sulla sua vita?
«Sono nato in Libano perché mio nonno era arrivato qui dopo il genocidio. Poi siamo venuti via, durante la Guerra civile. Tutto ciò mi ha sempre fatto sentire un migrante e mi ha portato a voler dare delle radici a i miei figli. Da vent’anni a questa parte ho portato avanti progetti filantropici sia per l’Armenia che per i migranti. E continuerò a farlo».