Una chiesa protestante olandese sta tenendo una funzione da tre settimane (Ilpost 16.11.18)
Una legge locale impedisce alla polizia di interrompere le celebrazioni: la chiesa sta usando questo espediente per impedire la deportazione di una famiglia di armeni
Una chiesa protestante nei Paesi Bassi sta tenendo una funzione da circa tre settimane per proteggere una famiglia di immigrati armeni che rischia di essere espulsa. La famiglia – composta da una coppia e da tre figli di 21, 19 e 15 anni – si trova nei Paesi Bassi dal 2010 ma la sua richiesta di protezione internazionale è stata rifiutata, e secondo i giornali olandesi ha esaurito i ricorsi previsti dalla legge. Per impedire che vengano espulsi, la chiesa protestante di Bethel, all’Aia, sta sfruttando un’antica legge olandese che impedisce alla polizia di interrompere una funzione religiosa.
La tv locale Omroep West ha ricostruito che per tenere in piedi la funzione ci vogliono centinaia di pastori, e diversi fedeli che prestino la voce per il coro o dirigano le preghiere. Theo Hettema, presidente delle chiese protestanti all’Aia, ha spiegato di non volere problemi con le autorità, e che la funzione senza limiti di tempo «è solo un espediente temporaneo per attirare l’attenzione sul problema».
Sui giornali olandesi non vengono diffuse molte informazioni sulla famiglia, che di cognome fa Tamrazyan, né su cosa rischiano nel caso siano costretti a tornare in Armenia (un paese che fino a pochi mesi fa era guidato da un leader autoritario e in cui Amnesty International ha registrato diverse violazioni dei diritti umani). Si sa solo che vivevano a Katwijk, una cittadina costiera nei pressi dell’Aia, e che da tempo frequentavano la chiesa protestante locale, prima che del loro caso iniziasse ad occuparsi la comunità protestante della città. Durante un’intervista televisiva Mark Habers, il ministro olandese per l’Integrazione, ha spiegato semplicemente che la famiglia «non ha alcun diritto a ricevere protezione internazionale» e che «non potrà rimanere nei Paesi Bassi».