Trentaduesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Oggi a Baku Italia firma un protocollo per ampliare la cooperazione militare con Azerbajgian (Korazym 12.01.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.01.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi, entrando nel secondo mese del criminale blocco azero del Corridoio di Berdzor (Lachin), non viene segnalata nessun cambiamento nella situazione. Tutto il traffico (di persone e merce) da e per la parte ancora libera della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh rimane interrotto dal 12 dicembre 2022. Passano solo veicoli del contingente di pace russi e del CICR. La #StradaDellaVita, lungo il segmento di Shushi dell’autostrada interstatale Stepanakert-Goris, è chiuso da sedicenti “eco-attivisti” organizzati e pagati dal regime autoritario dell’Azerbajgian, sostenuti dalla polizia azera e sotto l’occhio vigile delle forze armate azere. Inoltre, l’Azerbaigian da tre giorni non consente l’esecuzione di lavori di riparazione dell’unica linea ad alta tensione che alimentava l’Artsakh dall’Armenia. Inoltre, oggi l’Azerbaigian vicino al blocco ha tagliato il cavo in fibra ottica che fornisce internet all’Artsakh dall’Armenia. Non c’è più Internet via cavo e la telefonia mobile funziona male con forti disturbi. L’Azerbajgian sta attivamente distruggendo l’infrastruttura civile dell’Artsakh.
Mentre perdura questa situazione da più di un mese, oggi a Baku una delegazione ministeriale italiana è andata a firmare un protocollo per l’ulteriore ampliamento della cooperazione militare con l’aggressore Azerbajgian.
Il Ministro della Difesa dell’Azerbajgian, il Colonello Generale Zakir Hasanov [*], oggi ha ricevuto a Baku – con tutti gli onori militari – una delegazione guidata dal Ministro della Difesa della Repubblica Italiana, Guido Crosetto. Durante l’incontro sono state discusse l’ulteriore ampliamento della cooperazione tra l’Azerbajgian e l’Italia nei campi militari, istruzione militare e tecnico militare, così come altre questioni di reciproco interesse. I Ministri hanno firmato un protocollo sull’intenzione di cooperazione nel campo dell’istruzione e della formazione.
L’agenzia di stampa azera Azeri-Press Agency (APA) cita la nota diffusa dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, precisando che le parti hanno firmato un protocollo d’intenti finalizzato a promuovere la cooperazione nel campo della formazione e dell’istruzione militare. La nota sottolinea inoltre, che Crosetto e Hasanov hanno valutato positivamente l’andamento della cooperazione militare tra l’Italia e l’Azerbajgian, che prosegue rapidamente anche nell’ambito della NATO. Il Ministro Crosetto e la delegazione italiana sono stato accolto con una cerimonia presso il ministero della Difesa di Baku, dove ha siglato il Libro d’Onore. L’agenzia di stampa statale dell’Azerbajgian Azertag ha diffuso il video della visita.
Successivamente, informa Azertag, il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, ha ricevuto il Ministro della Difesa italiano.
[*] Entrato in carica come Ministro della Difesa il 22 ottobre 2013, il Colonnello Generale Zakir Hasanov ha rilasciato dichiarazioni in merito al conflitto del Nagorno-Karabakh. Tra altro ha affermato che l’esercito azero era forte e disciplinato rispetto a quello armeno e che “la situazione nelle forze armate armene è disastrosa. In caso di guerra le truppe di questo Paese scapperanno dal campo di battaglia”. Ha anche detto all’Unione Europea che il suo Paese avrebbe sostenuto la liberazione pacifica delle sue terre, ma ha sottolineato nel contempo, che l’Azerbajgian si riservava il diritto di liberare “le sue terre occupate”. Contemporaneamente, il Rappresentante speciale per il Caucaso meridionale dell’Unione Europea, Philippe Lefort, si è congratulato con lui per la sua nomina.
Diverse organizzazioni internazionali hanno risposto alla mossa dell’Azerbaigian di chiudere il Corridoio di Berdzorg/Lachin, ma è tempo di passare dalle parole ai fatti, ha detto il Difensore dei diritti umani dell’Artsakh, Gegham Stepanyan: «È molto importante, altrimenti nella situazione attuale ci troviamo di fronte alla pulizia etnica, le vite delle persone sono direttamente in pericolo. Un mese dopo il blocco, possiamo affermare che abbiamo a che fare con violazioni sistematiche dei diritti umani su larga scala e coerentemente attuate, che in un’altra lingua o nella lingua del diritto internazionale viene definita un crimine contro l’umanità. Sì, questo è un crimine e i fatti parlano chiaro. L’Azerbajgian porta avanti la pulizia etnica e le politiche di genocidio al più alto livello».
Riferendosi alle diffuse violazioni dei diritti umani, Stepanyan ha detto: «Il Patto internazionale sui diritti sociali, economici e culturali stabilisce chiaramente il diritto di ogni persona e della sua famiglia a una corretta alimentazione e a un adeguato tenore di vita, il che significa avere accesso fisico ed economico al cibo e alle sue provviste, cure mediche, operazioni programmate, che non può essere eseguita correttamente in tali condizioni. 120.000 persone sono direttamente private di questi diritti per un mese. E in quale altro modo possiamo chiamare questo, se non un crimine». Stepanyan ha sottolineato che lo stesso diritto internazionale, lo Statuto di Roma, afferma chiaramente che costringere le persone a morire di fame è considerato un crimine di guerra.
Riferendosi al diritto alla libera circolazione, Stepanyan ha osservato che esso è sancito anche dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: «Vi è chiaramente registrato che una persona ha il diritto di essere trasportata da un luogo all’altro. Inoltre, con la Dichiarazione [Tripartita di cessate il fuoco] del 9 novembre 2020, l’Azerbajgian si è assunto la responsabilità e l’obbligo di garantire la circolazione sicura nei due sensi di persone e merci attraverso il Corridoio di Lachin, e da un mese ormai l’Azerbajgian non ha adempiuto direttamente alle proprie responsabilità».
Parlando di famiglie separate, alcune delle quali sono in Artsakh e altre in Armenia, Stepanyan ha osservato che ogni persona ha diritto alla vita familiare, e in questo caso vede che anche questo diritto è sotto minaccia diretta.
Riferendosi ai diritti dei gruppi vulnerabili, in particolare i bambini, Stepanyan ha osservato che 30.000 bambini nell’Artsakh oggi sono privati del diritto a un ambiente sicuro e protetto, a un’alimentazione sana e a un’assistenza sanitaria di alta qualità definita dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia. «E la reazione internazionale in questa materia dovrebbe essere molto chiara, altrimenti ci troviamo davvero di fronte a una crisi e un disastro umanitario molto grandi», ha concluso Gegham Stepanyan.
Richiamando il giudizio del Difensore dei diritti umani dell’Artsakh, in quale altro modo possiamo chiamare questo che il Ministro Crosetto è andato a compiere oggi a Baku, entrando nel secondo mese del blocco azero dell’Artsakh, se non collaborazione con un crimine?
Gegham Stepanyan aveva chiesto ieri: «Amnesty International, sei d’accordo con il blocco di 120.000 persone dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian? È passato un mese, siamo sull’orlo di un disastro umanitario e senza una vostra parola». E prontamente l’Ufficio Stampa di Amnesty International ha risposto, finalmente, di no.
Oggi, poniamo la stessa domanda al Ministro della Difesa italiana: «Guido Crosetto, lei è d’accordo con il blocco di 120.000 persone dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian? È passato un mese, siamo sull’orlo di un disastro umanitario e lei è andato a Baku a firmare un protocollo di cooperazione con l’esercito del dittatore Ilham Aliyev, che lei è pure andato ad ossequiare, portando i saluti del Presidente del Consiglio dei Ministri e Capo del partito di cui lei è un cofondatore».
«Narek è un bambino di 8 anni dell’Artsakh. Da un mese è in blocco con altri 30.000 bambini a causa dell’Azerbajgian. Ma non è abbastanza. Ora le persone in Artsakh sono tagliate fuori dall’elettricità. L’Azerbajgian non permette di riparare il collegamento proveniente dall’Armenia. Dunque, Narek deve studiare così!» (Tatevik Hayrapetyan).
«Liza, questa ragazzina deve dipingere sotto questa luce perché la gente dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh ora ha periodiche interruzioni di elettricità. L’Azerbajgian ha danneggiato i cavi elettrici che attraversano il territorio che è sotto il loro controllo e non consente ai nostri elettricisti di ripararli» (Yana Avanesyan).
Dopo un mese di #ArtsakhBlockade imposto dall’Azerbajgian, 41 scuole materne, 56 gruppi prescolari, 20 istituzioni educative di base sono chiuse. Di conseguenza, 6.828 bambini sono privati dell’opportunità di ricevere cure, cibo e istruzione in modo adeguato.
«Azerbaijan must end the blockade of the Lachin corridor, which has left residents of Nagorno Karabakh without access to essential goods and services. Freedom of movement and protection of economic and social rights for those affected must be ensured» [L’Azerbajgian deve porre fine al blocco del Corridoio di Lachin, che ha lasciato i residenti del Nagorno-Karabakh senza accesso a beni e servizi essenziali. Occorre garantire la libertà di movimento e la tutela dei diritti economici e sociali delle persone colpite] (amnestypress @amnestypress – Twitter, 11 gennaio 2023).
Finalmente ad Amnesty International si sono svegliati, nel 31° giorno del blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin). -Meglio tardi che più tardi? Troppo tardi e troppo poco.Perché non c’è una dichiarazione UFFICIALE di Amnesty International sul account Twitter ufficiale @amnesty? Comunque, un Tweet non è abbastanza.
Ursula von der Leyen ha ragione. I dittatori non devono aver paura della Commissione Europea, perché mina i suoi stessi valori di democrazia e diritti umani, ignorando i genocidi in corso, come quello armeno nell’Artsakh.
La chiusura del Corridoio di Lachin è una provocazione, il cui obiettivo finale è una nuova escalation militare, ha detto il Primo Ministro della Repubblica di Armenia, Nikol Pashinyan, durante la riunione del governo di oggi: «Uno degli obiettivi di questa provocazione ed escalation è nascondere l’ovvia necessità di un dialogo politico e ufficiale tra Baku e Stepanakert e spingerlo fuori dall’agenda. Non dovrebbero essere intraprese azioni che contribuiscano alla soluzione di questo problema provocatorio». Pashinyan ritiene necessario che la diplomazia, tutte le istituzioni e gli ambienti con relazioni estere raddoppino gli sforzi per aumentare la visibilità internazionale della crisi umanitaria in Nagorno-Karabakh e farne oggetto di discussione in varie occasioni. «Molto lavoro è stato fatto in questo senso, ma ne serve di più», ha aggiunto Pashinyan.
Pashinyan ha detto, che il gruppo di lavoro formatosi in Armenia per sostenere il popolo dell’ Artsakh/Nagorno-Karabakh nella gestione della crisi umanitaria instauratasi nel Paese, dovrebbe continuare ad adottare possibili misure per risolvere i problemi operativi che si presentano.
Innanzitutto, Pasinyan ha sottolineato che il blocco illegale del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian va avanti da 32 giorni. Anche la linea di alta tensione che fornisce energia elettrica all’Artsakh/Nagorno-Karabakh dall’Armenia è stato interrotta. L’interruzione si è verificato nel territorio sotto il controllo dell’Azerbajgian e fino a questo momento né i servizi competenti dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh né le forze di mantenimento della pace russe hanno avuto l’opportunità di eseguire lavori di riparazione, né vi sono informazioni sull’attuazione o sull’avanzamento dei lavori di riparazione. L’interruzione della fornitura di energia elettrica all’Artsakh/Nagorno-Karabakh ha creato nuovi problemi. Le capacità di fornitura di correnti locali sono insufficienti. Le scuole materne funzionano in modo incompleto, anche a causa della mancanza di cibo. Le attività economiche stanno chiudendo, aggravando ulteriormente la situazione sociale in Artsakh/Nagorno-Karabakh. «La mia valutazione rimane la stessa, che il blocco illegale dell’Azerbajgian del Corridoio di Lachin mira a spezzare la volontà degli Armeni del Nagorno-Karabakh di vivere nella loro patria. Ma credo che quella volontà sia indistruttibile», ha detto Pashinyan.
Pashinyan ha sottolineato, che è necessario anche avere un’idea certa di come si dovrebbe risolvere questa situazione. «Secondo me, anche su questo argomento la reazione del popolo e del governo del Nagorno-Karabakh dovrebbe essere asimmetrica. Cosa significa questo? Gli sviluppi degli ultimi anni, i loro profondi significati e le loro ragioni dovrebbero essere affrontati nella prospettiva che le nostre valutazioni di eventi e situazioni dovrebbero essere basate sui fatti. A questo proposito, prima di tutto, dovremmo evitare dichiarazioni politiche che rendano ancora più difficile la situazione, perché non servono dichiarazioni che non siano accompagnate da idee chiare per arrivare alla soluzione».
Pashinyan ha aggiunto, che una conversazione politica tra l’Azerbajgian e il Nagorno-Karabakh dovrebbe iniziare dopo. “E i nostri partner in Nagorno-Karabakh non dovrebbero permettere a nessuno di accusarli di interrompere una conversazione costruttiva o di rendere tale conversazione impossibile”, ha concluso Pashinyan.
Il Presidente dell’Assemblea nazionale dell’Artsakh, Artur Tovmasyan, ha dichiarato: «Il 12 gennaio è stato raggiunto il 32° giorno del blocco della Repubblica di Artsakh, il primo mese di calendario è stato completato. L’Azerbajgian sta intensificando sempre più la pressione. Già da 4 giorni, l’unica linea elettrica che alimenta l’Artsakh dall’Armenia è stata interrotta e la parte azera sta ostacolando l’attuazione dei suoi lavori di ripristino. Tali sviluppi non erano inaspettati per noi. Abbiamo poche possibilità di resistere a un inverno rigido. Quello che vuole il potere politico-militare dell’Azerbajgian è chiaro, e anche quello che vuole il popolo dell’Artsakh. La situazione difficile continua in Artsakh. La crisi si sta aggravando a causa del blocco. I negoziati politici e umanitari tra le Repubbliche di Azerbajgian e di Artsakh possono svolgersi solo in un’atmosfera di reciproca fiducia. Purtroppo quel clima oggi manca, inoltre il blocco ha ulteriormente allontanato le parti dalla possibilità di avviare trattative di questo tipo. A questo proposito, ci attendiamo il sostegno della comunità internazionale, in particolare dei paesi co-Presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE. Il popolo dell’Artsakh è indistruttibile».
Durante una videoconferenza Yerevan-Stepanakert oggi, 12 gennaio 2023, dal tema “Un mese di accerchiamento”, il Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Ruben Vardanyan, ha sottolineato che la lotta del popolo dell’Artsakh in presenza del blocco del Corridoio di Lachin non è solo una lotta contro il blocco, ma una lotta per il diritto più importante, il diritto a vivere sulla propria terra. «Siamo al 32° giorno sotto assedio. Ciò significa che abbiamo problemi con il cibo, con le infrastrutture, con le medicine e così via. Ci sono persone che, purtroppo, sono morte e non possono essere seppellite», ha detto Vardanyan. Riferendosi alle affermazioni della parte azera secondo cui non ci sono problemi nell’Artsakh, il Ministro di Stato ha risposto che semplicemente non vogliono accettare la realtà. Secondo i calcoli della parte azera, 400 auto sono passate attraverso il Corridoio in questo mese e ancora più auto sono passate in un giorno prima del blocco che durante l’intero mese. Pertanto, la parte azera conferma con le sue dichiarazioni che c’è una crisi nell’Artsakh. Vardanyan ha menzionato una serie di problemi, incluso il fatto che ci sono famiglie separate a causa della chiusura del Corridoio di Lachin. Ci sono problemi ovunque. «Ma allo stesso tempo, voglio dire che tutto questo ci ha uniti di più. Le persone, lo Stato si sono uniti in questo momento difficile. Rendendosi conto della gravità della situazione, si è risvegliato in noi lo spirito per superare le difficoltà. La manifestazione del 25 dicembre 2022 e gli incontri svoltisi nelle regioni, hanno dimostrato che la gente è pronta a stare al nostro fianco e sopportare tutto questo. Questa non è una lotta contro il blocco, ma una lotta per il nostro diritto più importante, che abbiamo il diritto di vivere sulla nostra terra, nella nostra patria, con le nostre leggi, con i nostri valori e non dovremmo essere soggetti alle condizioni di qualcun altro. Le persone sono determinate in questa materia e la loro determinazione sta diventando ogni giorno più forte”, ha affermato il Ministro di Stato.
Affrontando la questione di cosa esattamente ci si aspetta dall’Armenia, Vardanyan vede la necessità di ulteriori passi e sostegno sia da parte dell’Armenia che della diaspora armena nelle condizioni del blocco del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbajgian. Ha detto che le persone non capiscono al 100% cosa sia il blocco. Ha sottolineato che le ONG armene dovrebbero rivolgersi a varie strutture internazionali, rilevando i diritti umani e altre varie violazioni da parte dell’Azerbajgian. La reazione delle ONG, degli organi statali e dell’Assemblea nazionale dell’Armenia avrebbe dovuto suonare più forte, perché è molto difficile far sentire la voce dell’Artsakh nel mondo. «Sia la diaspora armena che l’Armenia dovrebbero capire che questa non è una situazione normale, questa è una situazione che richiede passi straordinari ed è necessario esprimere tutto questo in modo più forte», ha affermato Vardanyan.
«Il governo dell’Armenia ha già annunciato la sua posizione. Sostiene finanziariamente e legalmente e afferma che fa molto, che non possono fare di più. Non importa cosa ci aspettiamo, hanno dato la loro risposta che possono fare così tanto. Siamo grati per questo, abbiamo solo bisogno di più aiuto in questa situazione», ha detto Vardanyan.
Riferendosi agli impegni delle forze di mantenimento della pace russe, i Ministro di Stato dell’Artsakh auspica che la Russia abbia una partecipazione politica più attiva nella risoluzione della questione del blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian. «Vediamo come gli Azeri trattano le forze di mantenimento della pace russe in un modo molto brutto e inaccettabile, come le prendono in giro. In ogni modo, stanno provocando le forze di mantenimento della pace russe a usare la forza in qualche modo”, ha detto. Tuttavia, Vardanyan ha ricordato che il mandato delle forze di mantenimento della pace russe è limitato in termini di uso delle armi e della forza. «La crisi è davvero grave. E ci aspettiamo una partecipazione politica più attiva della Russia. Questi non sono i problemi delle forze di mantenimento della pace russe, ma di Mosca e Yerevan», ha affermato il Ministro di Stato.
Il Portavoce del Ministero degli Esteri della Federazione Russa, Maria Zakharova ha affermato che la Russia continua a lavorare per il completo sblocco del Corridoio di Lachin, secondo la dichiarazione tripartita dei leader di Armenia, Azerbajgian e Russia del 9 novembre 2020. «Il Ministero dell’Interno, il Ministero della Difesa e le forze di mantenimento della pace stanno adottando misure coerenti per la riduzione dell’escalation. È necessario trovare una soluzione accettabile per tutte le parti. Attualmente, i convogli che trasportano aiuti umanitari passano attraverso il Corridoio», ha detto Zakharova. Allo stesso tempo, ha sottolineato che gli attacchi pubblici e le provocazioni contro le forze di mantenimento della pace russe sono inaccettabili per la parte russa. «Questo processo può danneggiare in modo significativo la convivenza armeno-azerbaigiana», ha aggiunto Zakharova. Per quanto riguarda la mancata adozione di una dichiarazione congiunta dopo la discussione sul Corridoio di Lachin nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Zakharova ha affermato che gli autori francesi della dichiarazione hanno ignorato le proposte della Russia. “È stato sottolineato che, nonostante la nostra disposizione costruttiva, gli autori francesi del documento hanno ignorato la stragrande maggioranza delle proposte russe. I nostri colleghi occidentali non hanno trovato il coraggio di dichiarare i fatti nel testo. In particolare, da citare la dichiarazione tripartita dei leader di Armenia, Russia e Azerbajgian, che è il pilastro fondamentale dell’accordo armeno-azerbaigiano. In ogni caso, non saremo impegnati con il populismo, ma con il lavoro oggettivo di regolare la situazione attorno al Corridoio di Lachin”, ha affermato Zakharova.
La presenza della forza di mantenimento della pace russa è una delle principali garanzie che impedisce al tandem turco-azerbaigiano di portare a termine i propri piani di spopolamento dell’Artsakh, ha detto il neo Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Sergey Ghazaryan, durante la videoconferenza Yerevan-Stepanakert dal tema “Un mese di accerchiamento” di oggi. «In questa particolare situazione, uno dei principali obiettivi perseguiti dalla parte azera era quello di sollevare un’ondata di malcontento tra la popolazione armena [dell’Artsakh] nei confronti delle forze di mantenimento della pace russe. L’Azerbajgian sta cercando in ogni modo possibile di screditare le attività delle forze di mantenimento della pace russe», ha affermanto Ghazaryan. Ha sottolineato che il ruolo delle forze di mantenimento della pace russe sta diventando più importante nella situazione attuale, perché l’Azerbajgian sta impedendo in ogni modo l’importazione di cibo e medicine nell’Artsakh, e le forze di mantenimento della pace russe sono coinvolte per importare beni essenziali nella Repubblica di Artsakh.
Riferendosi ai cittadini che non possono tornare in Artsakh a causa del blocco, che si trovano attualmente in Armenia, il Ministro degli Esteri dell’Artsakh ha affermato che sia l’Ufficio di rappresentanza permanente dell’Artsakh in Armenia, che molte strutture partner hanno risposto ai loro problemi. I cittadini impossibilitati a tornare in Artsakh si trovano principalmente a Goris e anche a Yerevan. Ghazaryan ha fatto riferimento al lavoro attivo in corso con il gruppo di lavoro creato dal governo della Repubblica di Armenia per risolvere i loro problemi.
Parlando della reazione internazionale, Ghazaryan ha ricordato la sessione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU convocata il 20 dicembre su richiesta dell’Armenia, in cui sono state espresse posizioni concrete, rivolte all’Azerbajgian per fermare il blocco. «Inoltre, ci sono state dichiarazioni concrete fatte da Francia, Stati Uniti, Irlanda e altri Paesi, da organizzazioni internazionali. Il nostro messaggio principale è il seguente: il blocco dell’Artsakh non è solo un problema del popolo armeno. Questo è il problema dell’intero mondo civilizzato e avanzato», ha sottolineato Ghazaryan.
Il Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh ha rilasciato una dichiarazione in merito al mese di blocco dell’Azerbajgian dell’Artsakh e dei suoi 120.000 abitanti nel 2020, in continuazione della guerra dei 44 giorni, un attacco su vasta scala contro il popolo dell’Artsakh:
«Il 12 dicembre 2022 le autorità azere, violando gravemente le disposizioni della dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, hanno bloccato il Corridoio di Lachin che collega l’Artsakh con l’Armenia e il mondo esterno.
Di conseguenza, la carenza di beni di prima necessità, medicinali, cibo e carburante nella Repubblica peggiora di giorno in giorno. Per intensificare l’effetto distruttivo del blocco, l’Azerbajgian ha chiuso la fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh attraverso i territori da essa occupati. Successivamente, la fornitura di gas è stata ripristinata, ma il 9 gennaio 2023 la fornitura di elettricità dall’Armenia è stata interrotta attraverso l’unica linea ad alta tensione Goris-Stepanakert, che attraversa anche il territorio occupato dall’Azerbajgian. Fino ad oggi, l’Azerbajgian sta deliberatamente ostacolando i lavori di ripristino di emergenza, il che dimostra la premeditazione dei suoi passi. Pertanto, le azioni dell’Azerbajgian hanno messo l’Artsakh, che ha una popolazione di 120.000 abitanti, sull’orlo di un disastro umanitario.
L’assedio dell’Artsakh è una continuazione diretta dell’aggressione militare scatenata nel 2020 contro la Repubblica di Artsakh e il suo popolo dall’Azerbaigian con la partecipazione diretta di organizzazioni terroristiche dalla Turchia e dal Medio Oriente. Incapace di espellere il popolo dell’Artsakh dalla propria patria con mezzi militari, sin dall’istituzione del cessate il fuoco, l’Azerbajgian ha compiuto continui tentativi di raggiungere i propri obiettivi criminali con metodi meno ovvi, ma non meno disumani.
La totalità dei passi compiuti dall’Azerbajgian e le dichiarazioni ufficiali che rivelano le reali intenzioni della sua massima leadership di Baku, dimostrano che il blocco della Repubblica di Artsakh è un altro strumento della politica dell’Azerbajgian volto a distruggere il popolo dell’Artsakh. Creando deliberatamente condizioni di vita insopportabili, l’Azerbajgian mira a minare la comunanza e l’integrità del popolo dell’Artsakh, forzando l’alienazione dalla sua patria storica e il rifiuto di realizzare i propri diritti collettivi».
Le azioni dell’Azerbaigian sono senza dubbio la continuazione della sua politica di genocidio, afferma il Ministero degli Esteri dell’Artsakh, esortando gli Stati, agendo sia individualmente che nell’ambito delle organizzazioni internazionali, in conformità con il loro impegno universale per la protezione dei diritti umani e la prevenzione del crimine di genocidio, ad adottare tutte le misure necessarie per prevenire immediatamente gli atti di genocidio condotta sistematicamente dall’Azerbajgian contro il popolo dell’Artsakh, in un clima di assoluta impunità. «La comunità internazionale ha gli strumenti necessari e tutte le basi legali per intervenire nella situazione in Artsakh, che si deteriora di giorno in giorno. Nel contesto del disastro imminente, l’inerzia della comunità internazionale è inaccettabile, anche perché considerata dalle autorità azere come un silenzioso incoraggiamento alle loro azioni criminali», conclude il comunicato del Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh.
Pro memoria
«Il blocco del Corridoio di Lachin è una atto di guerra contro gli Armeni dell’Artsakh». Lo ha scritto il Vicedirettore del prestigioso quotidiano francese Le Figaro, Jean-Christophe Busson, in un post sul suo account Twitter.
La bandiera russa continua a sventolare con le forze di mantenimento della pace russe che presidiano le postazioni nel Corridoio… il blocco. Ciò significa che i 120.000 cittadini Armeni Cristiani (tra cui 30.000 bambini e 20.000 anziani) dell’Artsakh sotto assedio vengono tenuti in ostaggi, con mancanza di cibo, carburante, medicine e altri beni di prima necessità. Le uniche merci che arrivano attraverso il blocco, vengono portate con i camion del contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa, ovviamente non in quantità necessaria.
Ora siamo a un punto in cui la comunità internazionale deve agire e forzare l’apertura del Corridoio, o riconoscere che nulla è realmente cambiato dai massacri di Rwanda e Srebrenica, e che nel vicinato orientale dell’Unione Europea si può lasciar morire di fame e di freddo un’intera popolazione nel XXI secolo.
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI].