“The Baku Connection”: il complesso asse di interessi tra Francia, Azerbaigian e Armenia (IARI 25.11.24)
C’è un clima di diffidenza tra Parigi e Baku: il sostegno francese alla vicina Armenia ha deteriorato il clima diplomatico tra Francia e Azerbaigian. Negli ultimi anni, il governo azerbaigiano di Ilham Aliyev sta forgiando la sua particolare rivincita sostenendo movimenti separatisti nei territori francesi d’oltremare, mentre allo stesso tempo gioca la sua carta di “amico fedele” dell’Unione Europea, per la quale il suo petrolio e gas sono diventati imprescindibili. Quando è iniziata la guerra sottile dell’Azerbaigian contro Parigi? Cosa possiamo aspettarci in futuro?
Francis Bacon diceva: La diffidenza è la compagna più sicura della saggezza. Un proverbio che viene applicato dallo storico numero 37 di Quai d’Orsay, la maestosa sede del Ministero degli Affari Esteri e dell’Unione Europea francese. Particolarmente in tutto ciò che riguarda l’Azerbaigian, repubblica turcica bagnata dal Mar Caspio, con la quale la Francia mantiene un rapporto deteriorato negli ultimi anni a causa del sostegno francese all’Armenia, tradizionale alleata francese nel Caucaso, con la quale i legami diplomatici, culturali (Armenia e membro dell’Organizzazione internazionale della Francofonia dal 2012, e c’è un’importante comunità della diaspora armenia in Francia) e storici risalgono al Medioevo[1].
Dopo la guerra lampo lanciata dall’Azerbaigian contro l’Armenia nel 2022 e 2023, che si è conclusa con l’incorporazione dell’intera regione del Nagorno Karabakh e la dissoluzione del territorio pro-armeno della Repubblica di Artsakh, la Francia ha approfondito il suo rapporto strategico nella difesa e nella cooperazione con Erevan. Questo approccio ha avuto come conseguenza diretta un aumento delle tensioni diplomatiche tra Parigi e Baku.
Il presidente azerbaigiano ha tenuto un discorso incendiario contro la Francia nel corso della 53ª riunione del Consiglio dei Capi delle Agenzie di Sicurezza e dei Servizi Speciali della CSI in Ottobre 2023, in cui ha criticato il ruolo della leadership francese dal 2020 ad oggi, accusandola di minacce infondate e ricatti contro l’Azerbaigian. Ha affermato che la Francia aveva violato il diritto internazionale per 30 anni attraverso il suo alleato, l’Armenia, e ha menzionato i crimini coloniali francesi in Algeria e in Africa. Inoltre, ha criticato la Francia per mantenere ancora oggi delle colonie e per il suo comportamento diplomatico provocatorio e insultante. Questo è stato il primo battibecco tra l’Azerbaigian e la Francia, che ha motivato l’assenza di osservatori francesi nelle elezioni avvenute nel paese caucasico a febbraio 2024, la critica alla qualità della democrazia azerbaigiana da parte del senatore francese Claude Kern, l’espulsione di due diplomatici francesi da Baku sotto accuse non chiarite così come la detenzione di altri cittadini francesi accusati di spionaggio, la chiusura dell’Istituto Francese di Baku e lo smantellamento del gruppo di lavoro per le relazioni interparlamentari tra l’Azerbaigian e la Francia[2]. Questo non ha fermato la determinazione francese di privilegiare l’Armenia come partner strategico nel Caucaso, e la reazione dell’Azerbaigian non si è fatta aspettare, alzando il livello della pressione contro Parigi, questa volta sventolando la bandiera dell’anticolonialismo.
Dividi et Impera
Ricordiamo che la Repubblica Francese non si limita al territorio della Francia metropolitana, l’Esagono: la nazione gallica possiede territori d’oltremare presenti nei quattro emisferi mondiali.
Dalla Corsica alla Guadalupa e alla Guyana, dall’Isola di Mayotte alla Nuova Caledonia, la Francia è la nazione con la seconda più grande zona economica marittima al mondo, che le permette di accedere a importanti risorse naturali, zone di pesca e persino a un vettore d’accesso allo spazio, rappresentato dalla base spaziale di Kourou, nella Guyana francese.
Ma, anche se ufficialmente tutti questi territori d’oltremare hanno lo stesso livello di diritti, la situazione di difficoltà economica e la mancanza di opportunità facilitano lo sviluppo di movimenti autonomisti e di proteste contro il percepito governo parigino, lontanissimo e ultracentralista. Dal storico movimento di indipendenza corso agli anni di piombo del terrorismo dell’ETA, il gruppo indipendentista basco, fino ai molto più recenti disordini nella Nuova Caledonia contro le modifiche della legge elettorale. (E nel quale il Governo francese sospetta dell’inferenza di Baku, siccome manifestanti portavano bandiere)
È in questo contesto che è stato creato, sotto l’auspicio delle autorità azere e del Centro di Analisi delle Relazioni Internazionali della Repubblica di Azerbaigian, il Gruppo di Iniziativa di Baku[3] (GIB) contro il colonialismo francese, il 6 luglio 2023. Alla riunione sono stati invitati i principali leader politici e culturali dei movimenti indipendentisti e anticoloniali di Tahiti, Martinica, Guyana e Polinesia Francese. Una reazione avvenuta parallelamente all’incontro tra i ministri della difesa francese e armeno per rinforzare la cooperazione militare e di difesa e alla firma dell’accordo di cooperazione intergovernativa in ambito culturale, scientifico e tecnico tra Parigi ed Erevan.
Il sostegno dell’Azerbaijan ai movimenti secessionisti francesi non è dovuto a una particolare e genuina simpatia per la liberazione democratica di questi popoli, ma rappresenta un’arma utile nella più ampia strategia di indebolimento, guerra ibrida e boicottaggio contro la Francia, alleato chiave del grande rivale geopolitico di Baku, l’Armenia. Anche se il primo passo delle ambizioni azere è stato compiuto in gran parte con la resa del Nagorno Karabakh, il presidente Ilham Aliyev continua a esigere dall’Armenia la cessione di una grande striscia di territorio per creare un collegamento fisico tra la Turchia e l’Azerbaigian attraverso la regione armena di Syunik, richiesta categoricamente respinta dal governo armeno, poiché significherebbe l’erosione di un territorio legittimamente armeno. Abbandonata dal suo tradizionale alleato russo, Erevan trova nell’alleato francese un prezioso aiuto per rafforzare le sue capacità di difesa contro un Azerbaigian che si percepisce militarmente superiore.
Il governo francese ha sospettato di un coinvolgimento azero in Nuova Caledonia, a causa della presenza di magliette con il logo del GIB e di bandiere dell’Azerbaijan nelle proteste antifrancesi, nonché di campagne di disinformazione e screditamento contro l’organizzazione dei Giochi Olimpici del 2024.
Un complesso ménage à quatre geopolitico
Il clima di ostilità tra Azerbaijan e l’Eliseo è il risultato diretto del posizionamento francese a favore dell’Armenia. Proprio per questo motivo, l’aggravamento delle tensioni e le azioni azere contro gli interessi francesi sono intrinsecamente legati all’evoluzione futura del conflitto irrisolto tra Azerbaijan e Armenia e all’esito (o meno) del processo di pace dopo la sanguinosa ripresa della guerra nel territorio di confine del Nagorno Karabakh. Allo stesso tempo, bisogna considerare le azioni dell’UE, che si trova nella scomodissima posizione di sostenere l’Armenia, vista come una nazione affine per standard democratici e prezioso alleato contro la Russia, ma senza poter stringere la vite a Baku, il cui petrolio e gas sono diventati assolutamente vitali per alimentare l’industria in assenza delle risorse energetiche russe.
Nel breve periodo non è prevedibile un alleggerimento delle tensioni franco-azere, come dimostra lo scontro diplomatico più recente tra l’Azerbaijan e la Francia, avvenuto nel contesto della convenzione per il clima tenuta nella capitale azera. In questa occasione, ci fu un durissimo scambio di parole tra il presidente Aliyev, che accusò Parigi di “crimini coloniali” e di “violazioni dei diritti nei cosiddetti territori d’oltremare”, e la ministra dell’ecologia francese, Agnès Pannier-Runacher, che non esitò a considerare tali accuse “inaccettabili e indegne di una presidenza della COP, oltre che una flagrante violazione del codice di condotta delle Nazioni Unite”.
La reazione di Parigi fu immediata, con il ritiro della sua delegazione dalla convenzione.L’unico scenario in cui si potrebbe prevedere un allentamento delle tensioni (almeno da parte azera) sarebbe un allineamento di Parigi verso interessi più favorevoli a Baku. Tuttavia, tale azione comporterebbe inequivocabilmente un tradimento francese nei confronti dell’Armenia. La Francia, dopo aver perso una grande parte della sua influenza in Africa a causa del disastro dell’Operazione Barkhane e dei diversi colpi di stato militari nel Sahel, ha bisogno di rafforzare le sue partnership ad alto valore strategico regionale, come quella con la Grecia nel Mediterraneo orientale e con l’Armenia nel Caucaso. È pertanto prevedibile il mantenimento del grado di tensione e della guerra ibrida tra le due nazioni, tenendo conto che il fattore esogeno che avrà ripercussioni su questa ostilità sarà l’evoluzione, nel medio e lungo termine, del conflitto di frontiera nel Caucaso e delle aspirazioni irredentiste dell’Azerbaigian sul corridoio di Zangezur.