Testa in Georgia, piedi in Armenia: vita in un villaggio di frontiera (Osservatorio Balcani e Caucaso 07.05.20)
(Pubblicato originariamente da OC Media )
“Anni fa potevo prendere lamponi e more a secchi dal bosco. Potevo persino venderli”, racconta Leyla Simonyan, residente di Khojorni, a OC Media. “Quasi tutto ciò che avevamo è stato portato via da lì: legna da ardere, cibo per animali domestici, persino l’acqua”.
Il fitto bosco a cui si riferisce è a soli 70 metri da casa sua, ma sul lato armeno del confine.
L’inasprimento delle frontiere tra Armenia e Georgia ha reso la vita difficile alle persone di Khojorni. Situato nella municipalità di Marneuli, nel sud della Georgia, Khojorni confina con l’Armenia su tre lati.
Un altro residente del villaggio, Dmitri Kharibyan, dice che deve legare le sue mucche quando vanno al pascolo in modo che non vadano in Armenia. Altrimenti, dovrà seguirle e rischiare l’arresto per aver attraversato il confine illegalmente.
Viviamo qui come se fosse una colonia, dice, aggiungendo che spera che i due paesi vicini un giorno possano trovare una soluzione per facilitare le loro vite.
Khojorni ha una popolazione mista armeno-azera, la maggior parte è comunque armena: 200 delle 240 famiglie residenti.
“Devo stare molto attento con le mie mucche”, conferma Huseyn Abdurakhmanov a OC Media. Abdurakhmanov, un azero-georgiano, lavora come insegnante nelle classi azere della scuola pubblica di Khojorni. Dice che non ha mai avuto problemi con nessuno dei suoi compaesani.
“Non voglio che scoppi un conflitto armeno-georgiano a causa delle mie mucche”, scherza, ipotizzando di causare un incidente internazionale a causa del vagabondaggio del bestiame.
Huseyn specifica che il villaggio è unico in quanto è situato al confine armeno-georgiano ed ha una popolazione mista armeno-azera. “Quando finalmente la situazione al confine sarà più tranquilla questo villaggio dovrebbe diventare il più originale villaggio della Georgia, un esempio per altri villaggi di confine e anche per i paesi in conflitto”, sottolinea.
Il confine armeno-georgiano è lungo circa 225 chilometri. Una commissione intergovernativa istituita nel 1996 si è occupata della delimitazione e demarcazione del confine.
La portavoce del ministero degli Affari Esteri armeno, Anna Naghdalyan, ha dichiarato a OC Media che, al momento, la Commissione ha concordato 147 chilometri di confine. Tuttavia, l’area di confine che comprende Khojorni, così come i villaggi di Akhkorpi, Chanakhchi e Brdadzor, è ancora in discussione.
Dato che i negoziati sono riservati, i ministeri degli Esteri di Armenia e Georgia mantengono il silenzio ed hanno rifiutato di dichiarare se vi sono aspetti problematici. “Vi sono alcune aree su cui dobbiamo ancora raggiungere un accordo e, date le dinamiche sempre più positive nelle nostre relazioni bilaterali, speriamo che la questione sia risolta in linea con gli interessi di entrambi i paesi”, hanno specificato dal ministero degli Affari Esteri della Georgia a OC Media.
Il ministero ha affermato che entrambe le parti sono pronte a lavorare in modo costruttivo per raggiungere un accordo finale.
La casa in due paesi
“La nostra testa è in Georgia e i nostri piedi sono dall’altra parte, in Armenia”, Mihran Simonyan racconta a OC Media, citando Totò e Fernandel nel film La legge è legge (1958), ambientato ad Assola, un villaggio attraversato dal confine franco-italiano.
Per Makar Hakhverdyan, 92 anni, la metafora è proprio adatta.
Gli abitanti del villaggio ci consigliano di visitare ‘nonno Makar’, che dicono “dorme davvero così”. Nel 1970, Hakhverdyan costruì la sua casa esattamente ai margini del villaggio, proprio sul confine armeno-georgiano.
Ha detto a OC Media che sapeva che la posizione della casa lo avrebbe tecnicamente collocato in un paese diverso rispetto ai suoi vicini, ma in quel momento entrambi i paesi erano all’interno dell’Urss e non credeva che sarebbe diventato un problema.
“Quando [i rappresentanti di entrambi i paesi] sono venuti a misurare l’area, hanno detto: ‘La tua casa è dalla parte armena, vuoi rimanere in Armenia o in Georgia?’. Ho detto ‘Georgia’ perché non c’era una strada diretta da qui verso l’Armenia”, racconta Makar Hakhverdyan.
Ma mentre la sua casa era allora in Georgia, il bagno e la maggior parte del giardino rimasero sul lato armeno. “Ora, a volte i funzionari armeni mi dicono: ‘Hai costruito una casa in Georgia ma il tuo bagno è in Armenia, hai la carta per andare al tuo bagno?’ Rispondo loro che la carta è in bagno. Cos’altro potrei dire?”
Makar specifica anche che non ha più alcun problema con i funzionari armeni o le guardie di frontiera.
Prima del crollo dell’Urss, Makar Hakhverdyan ha lavorato come guardia forestale per la Repubblica sovietica dell’Armenia, per 37 anni, piantando centinaia di alberi nelle foreste dell’Armenia appena sopra la sua casa. Non gli è più permesso metterci piede. Una piccola consolazione, dice, è che può ancora andare nel suo frutteto, anch’esso diviso in due dal confine.
Produce alcolici dalle mele che raccoglie nel suo giardino georgiano-armeno definendo la bevanda “una vodka dell’amicizia armeno-georgiana”.
Pur specificando che la decisione finale circa la delimitazione del confine poco cambierebbe per lui, Makar ha voluto fare un appello alle autorità di entrambi i paesi: “Non siamo criminali, non attraverseremo la foresta, lasciateci solo muovere senza intoppi a beneficio di due paesi amici”․
Acqua dall’Armenia
Khojorni riceve acqua dal lato armeno del confine fin dal periodo sovietico․ A quel tempo, i residenti locali trovarono una fonte d’acqua su una montagna vicina e la collegarono a un sistema di tubature che arrivava nelle loro case.
Prima del regime di confine post-sovietico, per gli abitanti del villaggio era facile riparare eventuali perdite o tubi danneggiati. Ma ora, quando i tubi sono danneggiati o intasati, gli abitanti del villaggio devono fare un lungo giro e entrare in Armenia attraverso il checkpoint Sadakhlo-Bagratashen, a 13 chilometri di distanza. Devono poi percorrere 80 chilometri per raggiungere l’acquedotto tra le montagne armene.
Se gli abitanti del villaggio avessero il permesso di entrare su territorio armeno da Khojorni, dovrebbero percorrere solo 2-4 chilometri per raggiungere la fonte d’acqua.
“L’ultima volta, abbiamo raccolto fondi, li abbiamo inviati in Armenia e gli abitanti del villaggio più vicino al confine l’hanno riparato”, ha raccontato a OC Media il residente locale Alexander Suqiasyan. I residenti riferiscono che a volte ci vuole fino a un mese prima che venga ripristinato l’accesso all’acqua dopo un’interruzione del servizio.
Arsen Hakhverdyan, membro del Consiglio comunale di Marneuli responsabile per Khojorni e i vicini Berdadzor, Gulubagh e Tsopi, ha dichiarato a OC Media che il problema dell’acqua sarà presto risolto․ “Abbiamo una fonte d’acqua vicino al confine armeno-georgiano, ma sul territorio georgiano”, specifica Arsen Hakhverdyan. Ha aggiunto che sperano di risolvere il problema entro la fine dell’anno.
“Un confine senza guardie di frontiera”
Le persone a Khojorni affermano di voler rimanere nel loro villaggio perché ha un buon clima per la coltivazione e l’allevamento del bestiame, ma sotto l’attuale regime di frontiera è semplicemente impossibile.
I terreni coltivati dagli abitanti del villaggio si trovano all’interno della zona riservata di 500 metri, che è sotto il controllo del ministero della Difesa georgiano. Di conseguenza, devono presentare documenti ufficiali alle guardie di frontiera ogni volta che vanno a lavorare sulla loro terra.
Ancora più difficile è la situazione per coloro che allevano bestiame in quanto i pascoli più erbosi si trovano sul lato armeno del confine.
Alexander Suqiasyan ha dichiarato a OC Media che, nonostante le difficoltà, spera ancora che, se i rapporti tra Georgia e Armenia miglioreranno, si potrà avere un “confine senza guardie di frontiera”.
“Non vogliamo linee divisorie tra i nostri due paesi amici”, ha detto.
Khojorni, così come una serie di altri villaggi lungo il confine, continua a vivere con queste restrizioni.
La portavoce del ministero degli Affari Esteri armeno, Anna Naghdalyan, ha dichiarato che non vi è stata nessuna riunione congiunta della commissione intergovernativa dal 2007. Tuttavia, ha affermato che la questione è stata discussa durante le consultazioni tra la Commissione economica intergovernativa armena-georgiana e tra i ministri degli Affari esteri dei due paesi, nell’ultimo incontro tenutosi a maggio 2019 in Armenia.
Preparativi per la prossima riunione sarebbero in corso.
In una dichiarazione a OC Media, il ministero degli Esteri georgiano ha affermato che la delimitazione del confine di stato è una questione estremamente importante.
“Riteniamo che, nel nostro caso, la definizione del confine di stato tra i nostri due paesi amici non separerà le nostre nazioni ma, viceversa, stabilirà legami migliori e creerà opportunità di cooperazione transfrontaliera. Riteniamo inoltre che la soluzione finale debba essere raggiunta in base agli interessi di entrambe le parti”.