SYSTEM OF A DOWN, Serj Tankian: “Il ritorno della banda non riguarda le carriere, L’obbiettivo è raccogliere fondi umanitari” (Virginradio 04.12.20)

SYSTEM OF A DOWN, SERJ TANKIAN: “IL RITORNO DELLA BAND NON RIGUARDA LE NOSTRE CARRIERE, L’OBIETTIVO È RACCOGLIERE I FONDI UMANITARI”

Dopo 15 anni i System Of A Down hanno pubblicato due nuovi brani, Protect The Land e Genocidal Humanoidz. Se la band ha deciso di riunirsi in studio di registrazione è per un motivo ben preciso: raccontare, attraverso la musica, il conflitto scoppiato di recente tra l’Azerbaigian e l’Artsakh. I componenti dei SOAD hanno tutti origini armene, per questo motivo si preoccupano molto delle sorti del loro popolo e desiderano che tutti sappiano il dramma che queste persone hanno vissuto negli ultimi decenni e che stanno purtroppo vivendo ancora oggi, anche grazie all’appoggio della Turchia all’Azerbaigian.

Di fronte all’ennesimo violento attacco alla popolazione della Repubblica dell’Artsakh, i SOAD hanno così deciso di pubblicare queste due canzoni: il ricavato sarà interamente devoluto all’Armenia Fund. In una nuova intervista per NBC, Serj Tankian ha raccontato com’è nato questo progetto: “Non ha nulla a che vedere con il gruppo – ha detto – abbiamo deciso di fare tutto questo per attirare l’attenzione e poter così realizzare delle interviste e parlare delle ingiustizie e della catastrofe umanitaria provocata dall’Azerbaigian e dalla Turchia ai danni del popolo armeno dell’Artsakh. L’obiettivo è poi anche quello di raccogliere i fondi umanitari che adesso sono più che mai necessari. Quindi il progetto non riguarda la nostra carriera musicale, non riguarda la band, non riguarda noi, è qualcosa che si trova completamente al di là di tutto questo”.

L’impegno dei SOAD sta già dando i primi risultati: in circa dieci giorni, la band ha già raccolto circa 800mila dollari per questa causa ma non intende fermarsi qui. Nelle prossime settimane, infatti, i musicisti hanno intenzione di organizzare degli eventi di raccolta fondi e delle aste di beneficenza per raccogliere altro denaro da destinare all’Armenia Fund.

Nell’intervista Serj Tankian ha ricordato che la band ha sempre trattato temi politici nelle proprie canzoni e che non ha mai voluto diventare un gruppo da mainstream. Secondo il cantante, gli armeni nell’industria dello spettacolo possono contare anche su altre voci, non solo su quella dei System Of A Down: “Penso ci siano diversi artisti che si occupano della questione armena. Cher lo ha fatto, così come Kim Kardashian e tanti altri. Quando si parla del genocidio armeno, tutti gli armeni sono stati molto disponibili a provare a parlarne e a far crescere la consapevolezza su quanto sta accadendo – ha spiegato Tankian – penso che tutto questo abbia contribuito a ottenere un risultato importante nel 2019, quando il Congresso degli Stati Uniti ha riconosciuto formalmente il genocidio degli armeni. Ma al di là del riconoscimento da parte della Casa Bianca, secondo me il problema non è solo ufficializzare quanto accaduto: il problema è la negazione del genocidio da parte della Turchia e dell’Azerbaigian che continuano a essere dei nemici e ad attaccare il popolo armeno in Artsakh, commettendo crimini di guerra che nessuno è mai riuscito a fermare”.

La comunità internazionale – ha proseguito – proprio come 105 anni fa, ci ha lasciati da soli di fronte a dei barbari atti di guerra, alle decapitazioni e ai mercenari provenienti dalla Siria e così via. Per questo motivo, secondo me il problema va oltre il riconoscimento del genocidio. Il problema è che non vengono realizzate azioni per far sì che non ci sia un altro genocidio. Il problema è che non possiamo più fare affidamento sulla comunità internazionale ma che possiamo contare solo su noi stessi. Siamo stati lasciati soli ed è stata davvero dura. In questo momento l’Armenia sta vivendo una catastrofe umanitaria, c’è il caos, le persone che sono state costrette a spostarsi non hanno più una casa nelle molte aree che in pochi giorni sono state consegnate all’Azerbaigian. Gli stessi nemici che stanno commettendo questi crimini di guerra – ha sottolineato – allo stesso tempo stanno facendo propaganda e disinformazione, stanno mentendo al mondo, facendo combattere le loro battaglie ai terroristi e all’esercito turco”.

Di fronte a questa drammatica situazione, Serj Tankian si sente impotente e per questo sta cercando di fare di tutto, insieme ai suoi compagni, per aiutare questa popolazione: “Sono più che commosso, sono arrabbiato – ha detto ancora – sono furioso e non so quali saranno i prossimi passi, ma noi armeni che ci troviamo in altre parti del mondo dobbiamo lavorare davvero duramente per fermare questa ingiustizia. Una cosa bella che ci è accaduta è che la diaspora ci ha reso attivi come mai prima, sia in termini di comunicazione e chiamate all’azione, sia per quanto riguarda la raccolta fondi. E non possiamo fermarci adesso – ha concluso, lanciando un appello – dobbiamo triplicare, quadruplicare i nostri sforzi per aiutare davvero a ricostruire l’Artsakh, per far sì che l’Artsakh venga riconosciuto e che la Turchia e l’Azerbaigian vengano sanzionati e processati per i loro crimini di guerra, per ricostruire così la nostra incatenata, vulnerabile ma trasparente democrazia”.

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