SVIZZERA / ARMENIAUn silenzio non così innocente (Tio.ch 25.09.24)

BERNA – Le trattative di pace tra Azerbaijan e Armenia sono in corso. Ma tra Baku ed Everan scorre cattivo sangue. A ciò si aggiungono le intrusioni da parte di potenze straniere, che nutrono interessi propri nel raggiungimento di un accordo. Per non parlare dei preparativi necessari a ospitare la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite (COP29) il prossimo 11 novembre in Azerbaijan. «A questo punto non sappiamo se le parti intendano risolvere il conflitto prima del grande evento», afferma il Segretario generale del gruppo parlamentare svizzero per l’Armenia Sarkis Shahinian.

Segretario, come si colloca la Svizzera di fronte al conflitto tra i due Paesi e al raggiungimento di un accordo?
«In quanto depositaria del diritto umanitario internazionale, la Svizzera si ritrova ad avere determinate responsabilità. In questo momento la comunità armena sta chiedendo al Consiglio federale di utilizzare questa responsabilità nei confronti dell’Azerbaijan, soprattutto adesso che la Svizzera è membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e questo per fare pesare la sua voce durante la conferenza sul clima».

È percepibile questa voce?
«Assolutamente no. Non capisco il silenzio assordante dietro il quale si è trincerata la Svizzera e la sua totale passività di fronte alla questione. In passato il consigliere federale Cassis aveva dichiarato che la sua amministrazione era preoccupata e che si stava occupando della gestione del conflitto. Ma francamente non si sono visti risultati».

Su che punti critica Cassis?
«Non riesco a capire perché non parli chiaramente di violazione del diritto internazionale, di epurazione etnica e di violazione della sovranità dell’Armenia da parte dell’Azerbaijan, laddove non ha avuto problemi a parlare chiaramente di invasione della Russia in Ucraina. Non capisco neppure come l’Unione europea possa mediare il conflitto, quando permette alla Russia di eludere le sanzioni, acquistando gas dall’Azerbaijan. La Russia infatti vende gas a metà prezzo all’Azerbaijan, che poi vende lo vende a prezzo intero all’Unione europea, il che permette al Cremlino di finanziare la guerra in Ucraina».

A cosa è dovuta l’inattitudine del Consiglio federale?
«Mi chiedo quale sia il peso dalla SOCAR, la grossa azienda petrolifera di Stato azera con sede a Ginevra, che realizza 36 miliardi di franchi all’anno su suolo svizzero e che si è vantata di avere finanziato la guerra contro gli armeni».

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