Strasburgo condanna ancora Svizzera per questione armena (Swissinfo 28.11.17)

La Svizzera ha violato la libertà di espressione nella sentenza del 2010 del Tribunale federale (TF) nei confronti di tre cittadini turchi condannati per aver infranto la norma penale contro la discriminazione razziale, in quanto avevano negato il genocidio armeno.

È quanto ritiene la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) di Strasburgo.

Il caso ha gli stessi presupposti di quello del nazionalista turco Dogu Perinçek. Anche lui venne condannato nella Confederazione per discriminazione razziale a causa delle sue affermazioni relative alla deportazione e all’uccisione di armeni da parte di turchi nel 1915. La CEDU diede ragione al politico ritenendo che la Svizzera aveva violato la sua libertà d’espressione. Nel 2015, la Grande Camera sentenziò che “non era necessario, in una società democratica, condannare penalmente Perinçek per proteggere i diritti della comunità armena”. Le sue asserzioni “non erano assimilabili a un appello all’odio o all’intolleranza”.

Nell’attuale caso dei tre turchi, uno di loro si era espresso in occasione della manifestazione pubblica “Società per il pensiero kemalista” per la deportazione degli armeni tenutasi nel giugno 2007 a Winterthur. Inizialmente avrebbe dovuto parteciparvi anche Perinçek, ma gli fu vietata l’entrata in Svizzera. Gli altri due uomini avevano organizzato la conferenza.

Per evitare una ulteriore condanna della CEDU, la Confederazione aveva chiesto la cancellazione del caso ritenendo che alla luce della sentenza Perinçek i fatti erano stati chiariti. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha comunque trattato la vicenda perchè per la revisione delle relative sentenze del TF è necessaria una decisione di Strasburgo. (sentenza 18411/11 del 28.11.2017)

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Negano il genocidio armeno, ma la Corte dei diritti dell’uomo li assolve (Corriere del Ticino 28.11.17)

STRASBURGO – La Svizzera ha violato la libertà di espressione nella sentenza del 2010 del Tribunale federale (TF) nei confronti di tre cittadini turchi condannati per aver infranto la norma penale contro la discriminazione razziale, in quanto avevano negato il genocidio armeno. È quanto ritiene la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) di Strasburgo.

Il caso ha gli stessi presupposti di quello del nazionalista turco Dogu Perinçek. Anche lui venne condannato nella Confederazione per discriminazione razziale a causa delle sue affermazioni relative alla deportazione e all’uccisione di armeni da parte di turchi nel 1915. La CEDU diede ragione al politico ritenendo che la Svizzera aveva violato la sua libertà d’espressione. Nel 2015, la Grande Camera sentenziò che “non era necessario, in una società democratica, condannare penalmente Perinçek per proteggere i diritti della comunità armena”. Le sue asserzioni “non erano assimilabili a un appello all’odio o all’intolleranza”.

Nell’attuale caso dei tre turchi, uno di loro si era espresso in occasione della manifestazione pubblica “Società per il pensiero kemalista” per la deportazione degli armeni tenutasi nel giugno 2007 a Winterthur. Inizialmente avrebbe dovuto parteciparvi anche Perinçek, ma gli fu vietata l’entrata in Svizzera. Gli altri due uomini avevano organizzato la conferenza.

Per evitare una ulteriore condanna della CEDU, la Confederazione aveva chiesto la cancellazione del caso ritenendo che alla luce della sentenza Perinçek i fatti erano stati chiariti. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha comunque trattato la vicenda perché per la revisione delle relative sentenze del TF è necessaria una decisione di Strasburgo.

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