Silenziosa e inquieta: la risposta dell’Armenia all’invasione russa dell’Ucraina (Osservatorio Balcani e Caucaso 09.03.22)
Tanti silenzi ed una posizione molto scomoda. In Armenia sono stanziati più di 10.000 soldati russi e questo condiziona la posizione ufficiale di Yerevan e quella dei suoi cittadini in merito alla guerra in Ucraina
La recente guerra del Nagorno-Karabakh tra Armenia e Azerbaijan, la presenza e l’influenza della Russia in Armenia, così come il sostegno dell’Ucraina all’Azerbaijan, hanno tenuto l’Armenia e gli armeni per lo più in silenzio riguardo agli eventi accaduti dopo il riconoscimento da parte di Mosca dell’indipendenza di Donetsk e Lugansk.
Un silenzio che molti ritengono giustificato.
Durante la prima settimana di guerra si sono tenute solo due piccole manifestazioni a Yerevan a sostegno dell’Ucraina. La prima è stata organizzata dal Partito Europeo d’Armenia, partito minore senza rappresentanti in parlamento, davanti all’ambasciata russa il giorno dell’invasione. La seconda è stata organizzata dall’ambasciata ucraina il 27 febbraio accanto al memoriale di Taras Shevchenko, poeta e personaggio politico ucraino.
Il governo armeno e i suoi funzionari sono rimasti invece in silenzio sulle azioni della Russia. L’unica dichiarazione rilasciata finora ha confermato che Yerevan non intendeva riconoscere l’indipendenza di Donestk e Lugansk, con la speranza che Russia e Ucraina potessero trovare una “soluzione pacifica” al conflitto.
Sul filo del rasoio
Sulla scena internazionale, l’Armenia è stata l’unica in seno al Consiglio d’Europa a sostenere il suo alleato strategico e principale garante della sicurezza, votando contro la sospensione della sua rappresentanza all’interno del Consiglio stesso.
Nonostante ciò, in due votazioni più recenti in seno alle Nazioni Unite, per sospendere la Russia dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e condannare l’invasione, l’Armenia si è astenuta.
Il cambiamento, seppur poco appariscente, deve essere visto come un “grande progresso”. Lo pensa Daniel Ioannisyan, attivista sui temi della democrazia a Yerevan. “Questo chiaramente nel contesto della dipendenza dell’Armenia dalla Russia”.
“L’Armenia si trova in una situazione così tragica per quanto riguarda la sua sovranità e dipendenza dalla Russia che questo silenzio è già una buona cosa”, ha sottolineato Ioannisyan a OC Media.
La dipendenza armena nei confronti della Russia a cui si riferisce consiste nell’adesione all’Unione economica eurasiatica a guida russa e all’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva: sono i due principali accordi economici e di sicurezza siglati dal paese. Inoltre, tra Armenia e Russia è stato firmato anche un accordo strategico separato che regola la presenza di una base militare e di truppe russe sul territorio armeno.
L’Armenia è diventata ancora più dipendente dalla Russia dopo la seconda guerra del Nagorno-Karabakh, che si è conclusa con la mediazione russa e il dispiegamento di oltre 2.000 forze di pace russe nell’area. Pertanto, le parti del Nagorno-Karabakh controllate dall’Armenia sembrano essere de facto sotto il controllo della Russia. Inoltre, il numero delle truppe russe in Armenia ha raggiunto circa le 10.000 unità con una base militare permanente a Gyumri, un aeroporto militare a Yerevan, nonché altre posizioni strategiche minori. Le truppe russe controllano anche il confine tra Armenia e Turchia.
“[L’Armenia ha] lottato – negli ultimi vent’anni – per mantenere un equilibrio strategico tra il suo rapporto in materia di sicurezza con la Russia e il suo interesse ad approfondire i legami con l’UE e l’Occidente”, afferma Richard Giragosian, direttore del Centro di studi regionali, think tank con sede a Yerevan.
Tuttavia, Giragosian pensa che probabilmente la Russia inizierà a chiedere un maggiore sostegno e una lealtà più aperta. In tal caso, “ogni senso di equilibrio diplomatico potrebbe andare perso, minacciando di spingere l’Armenia in una posizione vulnerabile e isolata, sul lato sbagliato della storia”.
“Sebbene la posizione dell’Armenia al fianco della Russia la isoli pericolosamente, ci sono poche altre alternative”, ricorda Giragosian.
Inoltre, considerando la posizione ambigua dell’Armenia tra sostegno e condanna delle azioni di Mosca, c’è il timore che le sanzioni fissate per la Russia possano ricadere, o almeno condizionare, anche l’Armenia.
Ioannsiyan ritiene che un probabile scenario sia che l’Armenia sarà colpita non a causa delle sanzioni, ma piuttosto dai prevedibili tentativi della Russia di utilizzare l’Armenia e altri paesi per aggirare queste sanzioni.
“In questo caso, potrebbero esserci conseguenze negative per l’Armenia”. In uno scenario ipotetico in cui la Russia vincesse la guerra, Ioannsiyan ritiene che l’Armenia potrebbe essere costretta a formare l'”Unione Sovietica 2.0″.
Persone, armi e propaganda
La risposta della popolazione armena non si è discostata di molto da quella del governo, distinguendosi da quella condivisa da gran parte del mondo.
Aram Amirbekyan, un attivista e giornalista pro-pace, ha affermato che, a prescindere da qualsiasi altra cosa, le reazioni degli armeni sono state logiche.
“Purtroppo, molti erano persino contenti di quello che stava succedendo”, ha detto Amirbekyan, aggiungendo che queste persone hanno fatto riferimento al sostegno dell’Ucraina all’Azerbaijan durante la guerra del 2020 come giustificazione per la loro indifferenza.
“Non posso condividere questo tipo di risposta, poiché questa [l’invasione della Russia] è un’aggressione che dovrebbe essere condannata, ma la propaganda del “nemico-alleato” era così forte in Armenia che si è creata una realtà in cui le persone sostengono la Russia”, ha dichiarato Amirbekyan OC Media.
“L’Ucraina, in questo contesto, era percepita come un nemico che vende armi e fosforo bianco all’Azerbaijan”. “Ma anche la Russia lo ha fatto… Tutti vendono armi a tutti”, ha aggiunto.
Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, la Russia ha fornito oltre il 60% delle armi arrivate all’Azerbaijan tra il 2011 e il 2020, mentre l’Ucraina ne ha venduto solo l’1% nello stesso periodo, sebbene prima del 2010 quella cifra fosse significativamente più alta.
Un sospetto diffuso sul sostegno ucraino all’Azerbaijan è che Kiev fornisse a Baku fosforo bianco che venne poi usato dall’Azerbaijan durante la seconda guerra del Nagorno-Karabakh.
Il regista Sarik Andreasyan – ex amico del presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy – è stato uno dei tanti a diffondere tali voci, che Zelenskiy ha però categoricamente smentito.
Anche i media e la propaganda russi hanno svolto un ruolo significativo nella formazione dell’opinione pubblica armena, con oltre l’11% degli armeni che considera i media statali russi fonti di informazione affidabili. Il dato viene citato da Daniel Ioannsyan riferendosi ad un sondaggio commissionato dall’ “Unione dei cittadini informati”.
“Questo, tra le altre cose, influenza l’opinione pubblica e, sfortunatamente, il suo sostegno alle azioni di Putin. L’Armenia dovrebbe lavorare intensamente contro le campagne di disinformazione’.
Una di queste recenti “campagne” dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina è consistita in uno striscione di 50 metri con su scritto “esercito russo” pendente da uno dei ponti più grandi di Yerevan: il Kyivian.
Sebbene sia diventato immediatamente virale con centinaia di migliaia di visualizzazioni, i giornalisti locali hanno stabilito che lo striscione sia stato appeso solo per nove minuti – per essere filmato – prima di essere rimosso.
Anche i recenti eventi in Armenia, tra cui la rivoluzione del 2018 e la seconda guerra del Nagorno-Karabakh, hanno cambiato le percezioni in Armenia. Questi eventi hanno reso gli armeni più “politicizzati”, afferma Aram Amirbekyan. “E sullo sfondo di ciò, gli eventi in Ucraina sono percepiti come parte di queste percezioni geopolitiche”.
La risposta dell’Armenia come stato era logica anche per Amirbekyan. “È difficile aspettarsi dall’Armenia, come stato, un sostegno esplicito all’Ucraina poiché le truppe russe sono in Karabakh come garante diretto della sicurezza di chi vi vive”.
‘Vorrei vedere di più. Mi piacerebbe vedere l’Armenia in una situazione geopolitica tale da poter condannare direttamente questa aggressione e questa politica colonial-imperiale”, conclude Amirbekyan. “Ma sono felice che si sia stati almeno in grado di mantenere una sorta di neutralità”.
“Allo stesso tempo, […] dovremmo notare che c’è compassione in Armenia nei confronti del popolo ucraino”, ha aggiunto.
“Dopotutto, ci sono molti armeni in Ucraina, le relazioni tra i paesi e le persone erano piuttosto intense. La vista di Kiev o Lviv bombardata è dolorosa anche per gli armeni”.
Pronti ad accogliere i profughi
Secondo le stime, vi sono quasi 400.000 armeni e persone con origini armene in Ucraina, mentre ufficialmente gli armeni in Ucraina sono circa 130.000. La più grande comunità armena all’estero, 1,2 milioni, è in Russia.
Sia il ministero degli Esteri armeno che il capo della comunità armena dell’Ucraina hanno affermato che non ci sono informazioni esatte su quanti armeni siano fuggiti dalla guerra o quanti siano rientrati in Armenia.
Tuttavia, il ministero ha espresso la volontà di accogliere non solo cittadini di etnia armena e cittadini armeni, ma anche rifugiati stranieri.
Il ministero dell’Economia ha anche istituito un gruppo per aiutare armeni, russi, bielorussi e ucraini che intendono trasferirsi in Armenia. Ciò include una procedura semplificata di trasferimento delle aziende registrate in quei paesi in Armenia.
Secondo il ministro dell’Economia Vahan Kerobyan, circa una dozzina di aziende russe sono già state trasferite in Armenia.
“Diverse aziende sono in arrivo. In generale, molte aziende hanno presentato domanda, decine o centinaia di aziende”, ha affermato Kerobyan. La maggior parte di loro provengono dal settore IT.
Kerobyan ha affermato che il governo stava cercando di rendere il paese un “ambiente accogliente” per gli stranieri che vi si trasferiscono, o trasferiranno, con le loro famiglie, parallelamente a fornire un ambiente lavorativo adeguato.