Si rimescolano le carte sullo scacchiere del Caucaso (Terra Santa 11.09.24)

Il grande rimescolamento politico innescato dalla guerra in Ucraina ha avuto, tra gli altri, l’effetto di risucchiare verso Nord due potenze regionali: la Turchia e l’Iran. Il che comporta nuovi equilibri nella regione caucasica.


L’enorme sforzo militare, economico e politico che sta facendo a Ovest con l’invasione dell’Ucraina e il confronto a tutto campo con l’Europa e gli Stati Uniti, non ha avuto solo l’effetto di spingere la Russia verso Est e in un abbraccio sempre più stretto con la Cina. L’ha anche indebolita a Sud, in quel Caucaso che, sia nel periodo sovietico sia in quello post-sovietico, era stato il «cortile sul retro» dell’influenza geopolitica del Cremlino.

Il grande rimescolamento politico innescato dalla guerra in Ucraina ha avuto, tra gli altri, l’effetto di risucchiare verso Nord due potenze regionali che da lungo tempo scalpitano per ritagliarsi un ruolo sempre maggiore: la Turchia e l’Iran.

La Turchia si è stabilizzata nel tempo come primo alleato di riferimento dell’Azerbaigian, a cui ha dato un aiuto decisivo nelle diverse campagne contro l’Armenia, culminate nella riconquista del Nagorno-Karabakh nell’autunno del 2023. La realpolitik che Vladimir Putin ha adottato di fronte al fatto (militare) compiuto è stato anche un implicito riconoscimento all’accresciuta presenza della Turchia, Paese peraltro cui la Russia deve riservare parecchie attenzioni anche per quanto riguarda il Mar Nero (e relative questioni ucraine) e più in generale le relazioni economiche, compreso il commercio di gas e petrolio.

Per parte sua, l’Iran ha cercato di rispondere al legame Turchia-Azerbaigian (che comprende, peraltro, anche una presenza di Israele, che agli azeri fornisce armi e in cambio ha piazzato punti di osservazione dell’Iran sul loro territorio) stringendo vieppiù i rapporti con l’Armenia.

Nel gioco delle reciproche influenze entra anche la partita dei «corridoi», ovvero delle vie di collegamento (stradale e ferroviario) che dovrebbero favorire le relazioni economiche tra i quattro Paesi (con propaggini verso la Georgia), ma che giocoforza finiscono per assumere valenze politiche forti. Non a caso tutti i governi coinvolti hanno una propria proposta, o discutono di significative varianti alle proposte altrui.

In tutto questo è interessante notare il peso crescente che sta assumendo la geografia rispetto alla politica. La Russia è divisa dal Caucaso meridionale da una catena montuosa che di fatto la separa dalla regione, mentre Turchia e Iran godono di un accesso molto più facile.

In un certo, storico, senso il Caucaso sta lentamente tornando a casa.

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