Settantatreesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Bloccare l’Artsakh – patria degli Armeni – accompagnato dalla minaccia della forza è inaccettabile (Korazym 22.02.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.02.2023 – Vik van Brantegem] – Nessun cambiamento significativo nella guerra silenziosa dell’Azerbajgian contro l’Artsakh/Nagorno-Karabakh. L’autostrada interstatale Goris-Berdzor (Lachin)-Stepanakert lungo il Corridoio di Berdzor (Lachin), la strada della vita che collega il territorio con l’Armenia e il resto del mondo rimane bloccata dalle autorità dell’Azerbajgian. In contemporanea continua l’interruzione sul territorio occupato dall’Azerbajgian nella regione di Sushi della fornitura dall’Armenia di elettricità e di interruzione ad alternanza di gas naturale, la scarsità di generi alimentari e farmaci, chiusura di molte attività economiche e l’aumento della disoccupazione. La dittatura azera continua la sua guerra silenziosa contro la popolazione civile armena dell’Artsakh che rimane sotto assedio. Se chiede la riapertura senza indugio o condizione del Corridoio di Berdzor (Lachin), l’interposizione di una forza di pace del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sanzioni per il dittatore Aliyev e il suo regime.
Il Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh e la Fondazione “Tatoyan” del Centro per il Diritto e la Giustizia hanno pubblicato un rapporto congiunto di 289 pagine Gli agenti “eco-attivisti” del governo del governo azerbajgiano che hanno bloccato l’unica strada della vita che collega l’Artsakh all’Armenia e al mondo esterno. Chi sono questa gente? Prove di controllo statale e odio [QUI].
Simon Magakyan, studioso della Tufts University di Maryland, ieri ha scritto in un post su Twitter: «Domani due eventi previsti: la decisione della Corte Internazionale di Giustizia sul blocco del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian (probabilmente a favore degli Armeni) e la rimozione/dimissioni di Ruben Vardanyan. Ad ogni modo, questo probabilmente significa la fine del blocco, ma – come sempre – con più richieste e minacce dall’Azerbajgian».
Il Giudice Joan E. Donoghue, Presidente della Corte Internazionale di Giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, emetterà mercoledì 22 febbraio 2023 alle ore 16.00 in una seduta pubblica presso il Palazzo della Pace a Den Haag, l’Ordinanza della Corte sulla richiesta dell’Armenia di indicazione di provvedimenti provvisori contro l’Azerbajgian in riferimento al blocco del Corridoio di Lachin, nell’ambito dell’Applicazione della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Poi, seguirà l’emissione dell’Ordinanza sulla richiesta della Repubblica dell’Azerbajgian di indicazione di provvedimenti provvisori contro l’Armenia.
Sui media di regime dell’Azerbajgian, dopo la Conferenza sulla Sicurezza di München sono state ventilate delle voci su possibili dimissioni del Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Ruben Vardanyan.
Silkway News ha scritto il 19 febbraio scorso, che «i separatisti discutono delle “dimissioni” di Vardanyan»: «”Al momento, non posso dire nulla sulle dimissioni del “Ministro di Stato del Karabakh” Ruben Vardanyan, ma, ovviamente, ci sono alcune discussioni, i cui risultati diventeranno chiari nei prossimi giorni”, ha detto “il capo della fazione parlamentare al potere” dei separatisti Artur Harutyunyan».
Azernews ha scritto il 20 febbraio scorso: «Artur Harutyunyan, capo della fazione al potere “Madre Patria Libera-CDU” nel “parlamento” illegale di Khankendi [Stepanakert], ha detto alla stampa locale, che presto saranno noti i risultati delle discussioni sulle dimissioni di Ruben Vardanyan, il cosiddetto “Ministro di Stato” del regime separatista-terrorista nel territorio della Repubblica di Azerbajgian sotto il controllo del contingente militare russo di “mantenimento della pace”. Il punto interessante è che fino a ieri Vardanyan, bloccato tra Armenia e Russia, ha deciso di mettersi in fuorigioco. Secondo il Capo del Centro per le relazioni internazionali e gli studi sulla diplomazia, l’analista politico Samir Humbatov, il motivo delle dimissioni di Vardanyan può anche essere collegato alla marcia indietro dell’Armenia dopo la Conferenza sulla Sicurezza di München. “Penso che il fatto che il Presidente Ilham Aliyev abbia toccato la questione durante il suo discorso alla tavola rotonda e, in particolare, usando la frase “Vardanyan inviato dalla Russia” mostri dov’è il problema. Secondo l’esperto, l’Armenia, che non ha scelta dopo Vardanyan, avrà una possibilità: ritirarsi. “Ovviamente, insieme alla Russia, anche l’Armenia ha avuto un ruolo nell’arrivo di Vardanyan in Karabakh. Dopo l’incontro di München, sembra che l’Armenia si ritiri da lui e stia dietro solo ad Arayik Harutyunyan [Presidente della Repubblica Artsakh/Nagorno-Karabakh]. Penso che questo sia temporaneo, perché l’Azerbajgian negozierà nemmeno con lui, a causa dei crimini da lui commessi nella seconda guerra del Karabakh. Allo stesso tempo, si sa anche in quale forma l’Azerbajgian negozierà con gli Armeni del Karabakh e in quali condizioni condurrà i negoziati».
Oggi, il Consigliere del Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Mesrop Arakelyan, ha dichiarato che Ruben Vardanyan «non si dimetterà» e «se fosse licenziato non lascerà l’Artsakh». «Queste voci sono non notizie. Sia a gennaio, sia ora dichiaro che Ruben Vardanyan non si dimetterà e non lascerà l’Artsakh, poiché la posizione di Ruben Vardanyan e della nostra squadra non è determinata dalla posizione», ha detto Arakelyan, aggiungendo che in ogni caso è il Presidente Araik Harutyunyan che decide della nomina e delle dimissioni da questo incarico.
Nel frattempo, Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri della Federazione Russa ha annunciato in un briefing che il Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, il 27 e 28 febbraio prossimi effettuerà una visita ufficiale in Azerbaigian, per “negoziati con il Presidente Ilham Aliyev e il Ministro degli Esteri Jaykhun Bayramov.
La rinegoziazione delle disposizioni del Corridoio di Lachin sotto la minaccia della forza da parte dell’Azerbajgian è inaccettabile
Le disposizioni del Corridoio di Lachin sono state negoziate e firmate nell’accordo trilaterale del 9 novembre 2020 e la rinegoziazione delle disposizioni, inoltre, a seguito di un rinnovato uso della forza, la minaccia di usare nuovamente la forza non può essere una soluzione accettabile per la parte armena. Lo ha detto il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan. in una conferenza stampa congiunta a Yerevan con il Ministro degli Esteri lussemburghese, Jean Asselborn.
Mirzoyan ha fatto le osservazioni in risposta al discorso a München del Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, che aveva detto di aver offerto all’Armenia di installare posti di blocco tra Lachin e l’Armenia e nel cosiddetto “Corridoio di Zangezur”.
“In effetti, è stata espressa un’idea del genere, per installare posti di blocco al confine con l’Armenia e nel tratto in cui inizia il corridoio Lachin. Ma la nostra risposta è inequivocabile e molta chiara. Questa posizione è stata espressa subito dopo l’inizio del blocco del Corridoio di Lachin, e rimane la stessa: le disposizioni del corridoio di Lachin sono state negoziate e firmate, anche dal Presidente dell’Azerbajgian. Sto parlando del documento del 9 novembre 2020. Una rinegoziazione delle disposizioni del Corridoio di Lachin, per di più come risultato di un rinnovato uso della forza e sotto la minaccia di un uso rinnovato della forza, è ovviamente inaccettabile per noi e non può essere una soluzione accettabile”, ha affermato Mirzoyan.
Alla richiesta di commentare se l’Azerbajgian richieda il cosiddetto “Corridoio di Zangezur” dall’Armenia in cambio dell’apertura del Corridoio di Lachin, il Ministro degli Esteri dell’Armenia ha affermato che analizzando la situazione si può vedere l’aspettativa azera sull’apertura del Corridoio di Lachin per ottenere un altro corridoio simile. Questa non è una nuova narrazione e la posizione della parte armena è stata espressa di nuovo in precedenza.
“Abbiamo il Corridoio di Lachin, che, tra l’altro, anche prima dell’ultima guerra è stato separato come corridoio umanitario nell’intero processo negoziale, dato che gli Armeni del Nagorno-Karabakh sono interamente circondati dall’Azerbajgian, e l’unica strada che li collega al mondo e l’Armenia è lo stesso Corridoio di Lachin. Significa che l’esistenza del Corridoio di Lachin è stata evidenziata fin dall’inizio. E tutti, compreso l’Azerbajgian, lo hanno accettato, e si riflette anche nel documento del 9 novembre 2020, il Corridoio di Lachin è chiaramente stabilito in esso”, ha detto Mirzoyan.
Per quanto riguarda lo sblocco di altre infrastrutture regionali, attorno al quale vi sono accordi nel documento del 9 novembre 2020 e nel documento dell’11 gennaio 2021, la posizione dell’Armenia è di nuovo la stessa e molto costruttiva. “Possiamo iniziare immediatamente lo sblocco di quelle strade nel momento in cui accettiamo che tutte quelle strade da sbloccare, inclusa le ferrovie, funzioneranno sotto la sovranità e la legislazione dei Paesi attraverso i quali passano. Penso che questo sia un approccio, una proposta e una prontezza molto comprovati, costruttivi e molto trasparenti “, ha affermato il Ministro degli Esteri armeno.
Mirzoyan ha detto che la parte armena esclude, non accetta cambiamenti negli accordi esistenti sotto la minaccia di usare la forza o la politica aggressiva di estorcere concessioni a scapito degli interessi di una parte, che si riflette nelle dichiarazioni dell’Azerbajgian.
È la patria degli Armeni e nessuno ha il diritto di bloccare il Corridoio di Lachin
Nessuno ha il diritto di bloccare il Corridoio di Lachin, ha detto il Ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn, nella conferenza stampa congiunta con il suo omologo armeno Ararat Mirzoyan a Yerevan.
“Ad essere sincero, penso che ci sia un grande potere nel mondo che deve dimostrare che non solo le forze di pace sono presenti nel Corridoio di Lachin, ma che devono agire se c’è un blocco”, ha detto Asselborn, riferendosi alla Russia. “Cerchiamo come Unione Europea di intervenire al livello che siamo in grado di fare. Possiamo solo, se posso dirlo, incoraggiare la Russia, se vuole, a essere consapevole di ciò che sta accadendo che più di 100mila persone sono isolate nel Nagorno-Karabakh. Che gli anziani, i bambini non possano tornare a casa loro e questo è inaccettabile in questo secolo”. “È la patria degli Armeni e nessuno ha il diritto di bloccare questo Corridoio di Lachin e spero che coloro che hanno i mezzi per interferire lo facciano nel modo più efficace possibile”, ha detto il Ministro degli Esteri lussemburghese.
È necessario ripristinare lo schema della mediazione internazionale come ulteriore garanzia di irreversibilità del processo di pace
Riportiamo di seguito il testo nella nostra traduzione dall’inglese di un comunicato di oggi del Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh:
«Durante la Conferenza sulla Sicurezza di München, tenutasi il 18 febbraio 2023, il Presidente dell’Azerbajgian ha rilasciato una serie di dichiarazioni volte a mascherare la politica criminale dell’Azerbajgian nei confronti del popolo dell’Artsakh e a distorcere l’essenza del conflitto dell’Azerbajgian-Karabakh violando le relazioni causali.
In particolare, il Presidente dell’Azerbajgian ha cercato ancora una volta di confutare il fatto ovvio del blocco dell’Artsakh, riconosciuto dalla comunità internazionale, ad eccezione dello stesso Azerbajgian. Per dimostrare le loro affermazioni, il Presidente dell’Azerbajgian ha citato i dati sul passaggio per l’intero periodo del blocco di 2.500 veicoli del Contingente di mantenimento della pace russo e del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e sull’evacuazione di 100 pazienti negli ospedali in Armenia attraverso il CICR. Tuttavia, questi dati dimostrano esattamente il contrario di quanto sostiene Baku. Durante i 73 giorni del blocco, attraverso il Corridoio di Lachin sono passate meno auto rispetto ai tre giorni abituali del periodo precedente al blocco. Tutti i veicoli che attraversavano il Corridoio di Lachin appartenevano al contingente russo di mantenimento della pace o al CICR. Altri veicoli appartenenti a cittadini della Repubblica dell’Artsakh, strutture statali o che effettuano trasporti commerciali non possono attraversare il Corridoio di Lachin. I pazienti gravemente malati possono essere evacuati a Yerevan solo attraverso il CICR, il che indica ancora una volta la mancanza di libero passaggio attraverso il Corridoio di Lachin. Inoltre, dall’inizio del blocco, almeno un paziente gravemente malato è morto a causa dell’impossibilità del suo trasporto urgente a Yerevan per ulteriori cure. Il fatto che molti cittadini della Repubblica non possano tornare in Artsakh, e che centinaia di famiglie separate siano private della possibilità di ricongiungersi, è un’altra conferma del blocco imposto dall’Azerbajgian.
Va inoltre osservato che durante una conversazione con i giornalisti azeri a seguito di un incontro trilaterale con il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, e il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, il Presidente azero ha parlato della proposta di Baku di istituire un posto di blocco nel Corridoio di Lachin. Diventa ovvio dalle sue parole che Baku aveva escogitato questi piani molto prima che fosse imposto il blocco. Tutti questi fatti dimostrano chiaramente che oltre a creare condizioni di vita insopportabili per il popolo dell’Artsakh, il blocco mira anche a rivedere le disposizioni della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020. Pertanto, l’Azerbajgian sta chiaramente cercando di legittimare la sua intenzione di rivedere le disposizioni della Dichiarazione Trilaterale. Questi tentativi devono essere fermamente respinti da tutti gli attori coinvolti nella normalizzazione delle relazioni nella regione. Il pieno funzionamento del Corridoio di Lachin dovrebbe essere ripristinato in conformità con la Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 e senza precondizioni.
Anche i tentativi dell’Azerbajgian di interferire nella vita politica interna dell’Artsakh, così come la sua visione di un dialogo tra Stepanakert e Baku, sono assolutamente inaccettabili per Stepanakert. A questo proposito, ribadiamo che una soluzione globale del conflitto Azerbajgian-Karabakh deve essere raggiunta attraverso negoziati che assicurino parità di condizioni per le parti e non contengano condizioni che pregiudichino l’esito dei negoziati. In questo contesto, riteniamo necessario ripristinare lo schema della mediazione internazionale come ulteriore garanzia dell’irreversibilità del processo di pace. Sottolineiamo ancora una volta che i risultati dell’uso della forza o della minaccia dell’uso della forza da parte dell’Azerbajgian non possono servire come punto di partenza sulla via della pace, della stabilità e della sicurezza».
Difficoltà in Nagorno-Karabakh mentre la strada della linea di vita rimane bloccata
Le autorità dovrebbero ripristinare la libera circolazione delle persone e dei beni essenziali
di Giorgio Gogia, Direttore Associato, Divisione Europa e Asia Centrale
Human Rights Watch, 21 febbraio 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Le difficoltà si sono accumulate per i residenti del Nagorno-Karabakh da quando il Corridoio di Lachin , la strada che collega il Nagorno-Karabakh all’Armenia e al mondo esterno, è stato chiuso al traffico regolare il 12 dicembre 2022.
Armine, 40 anni, che vive in Nagorno-Karabakh con la sua famiglia, ha detto a Human Rights Watch di essere l’unica fonte di sostentamento dopo che suo marito ha perso il lavoro alla guida di un taxi perché il carburante non è disponibile. I suoi figli di 12 e 14 anni sono recentemente tornati nella loro scuola dopo l’installazione di stufe a legna, ma alcune altre scuole rimangono chiuse per mancanza di riscaldamento. Il cibo è sempre più scarso, razionato o inaccessibile poiché i prezzi sono aumentati. Armine ha ricordato di essere rimasta in piedi per due ore a temperature sotto lo zero per comprare le uova.
Armine ora pianifica le sue giornate attorno a più interruzioni di corrente quotidiane. Nelle poche ore in cui c’è l’elettricità, deve occuparsi di tutti i pasti e delle faccende domestiche, riscaldare la stanza dei suoi figli e aiutare a fare i compiti.
La storia di Armine non fa eccezione. La chiusura del Corridoio di Lachin ha interrotto l’accesso a beni e servizi essenziali per migliaia di Armeni etnici che vivono nel Nagorno-Karabakh e ha impedito loro di lasciare la regione e di ritornare a casa. In un’occasione, diverse dozzine di studenti, tra cui la figlia di Armine, sono rimasti bloccati in Armenia per quasi due mesi dopo una gita scolastica.
Dal dicembre 2022, diverse dozzine di Azeri manifestano sulla strada di Lachin, chiedendo l’accesso ai siti minerari nelle aree controllate dalle autorità de facto del Nagorno-Karabakh. Le forze di mantenimento della pace russe hanno sorvegliato la strada dalla fine della guerra del 2020 tra Armenia e Azerbajgian. Dopo l’inizio delle proteste, hanno barricato la strada per impedire un’ulteriore escalation. Le autorità azere negano la responsabilità per la chiusura della strada ma hanno appoggiato le proteste.
Mentre i mezzi del contingente di mantenimento della pace russo e del Comitato Internazionale della Croce Rossa possono percorrere la strada per consegnare beni essenziali e trasportare pazienti in condizioni critiche in Armenia, l’interruzione del Corridoio di Lachin sta causando una crisi umanitaria poiché molti bisogni rimangono insoddisfatti. Il padre di Armine ha il cancro e necessita di viaggi regolari a Stepanakert dal suo villaggio, ma ha perso i recenti appuntamenti medici a causa della mancanza di carburante e mezzi di trasporto.
Le autorità azere e la forza di mantenimento della pace russa dovrebbero garantire che le proteste non neghino ad Armine e agli altri residenti del Nagorno-Karabakh i loro diritti, compreso il diritto all’accesso alla salute, ai servizi e ai beni essenziali e alla libertà di movimento.
Il 21 febbraio 2023, le unità delle forze armate dell’Azerbajgian hanno violato il cessate il fuoco nelle direzioni settentrionale e orientale della linea di contatto utilizzando armi da fuoco. Non ci sono vittime da parte armena. La violazione del cessate il fuoco è stata segnalata al comando delle truppe russe di mantenimento della pace. Il Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh ha comunicato che attualmente la situazione sulla linea di contatto è relativamente stabile. “Allo stesso tempo, il comunicato emesso dal Ministero della Difesa dell’Azerbaigian secondo cui le unità di difesa avrebbero aperto il fuoco nei territori occupati delle regioni di Shushi, Martuni e Karvachar della Repubblica di Artsakh [occupati dalle forze armate dell’Azerbajgian] tra le ore 20.45 del 21 febbraio e le ore 01.20 del 22 febbraio in direzione delle posizioni azere, è un’altra disinformazione”, dice il comunicato del Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh.
Bollettino informativo del Ministero della Difesa della Federazione Russa sulle attività del contingente di mantenimento della pace russo nella zona del conflitto del Nagorno-Karabakh del 21 febbraio 2023, ore 19.00
Il contingente di mantenimento della pace russo continua a svolgere compiti nel territorio del Nagorno-Karabakh.
In trenta posti di osservazione, le forze di mantenimento della pace russe monitorano la situazione 24 ore su 24 e monitorano il rispetto del regime di cessate il fuoco.
Nella regione di Martakert è stata registrata una violazione del regime di cessate il fuoco. Non ci sono state vittime. Su questo fatto, il comando del contingente di mantenimento della pace russo, insieme alle parti azera e armena, sta conducendo un’indagine.
Le forze di mantenimento della pace russe continuano il processo negoziale sulla ripresa del traffico senza ostacoli sulla strada Stepanakert-Goris.
Le pattuglie sono state effettuate lungo quattro rotte nelle regioni di Martakert, Martuni, Shushi e nel Corridoio di Lachin.
È stata fornita la scorta al convoglio del Comitato della Croce Rosse Internazionale con carico umanitario lungo la rotta Goris-Stepanakert.
Si è svolta una campagna umanitaria nella regione di Askeran per distribuire pacchi alimentari a famiglie con molti bambini, famiglie con bambini disabili e partecipanti alla Grande Guerra Patriottica.
In totale, dal 23 novembre 2020, 2.510,8 ettari di territorio, 689,5 km di strade, 1.940 edifici sono stati bonificati da mine e proiettili inesplosi, 26.765 oggetti esplosivi sono stati trovati e disinnescati.
Per garantire la sicurezza delle forze di mantenimento della pace russe e prevenire possibili incidenti, viene mantenuta un’interazione continua con lo stato maggiore delle forze armate dell’Azerbajgian e dell’Armenia.
«Il 20 febbraio, l’Unione Europea ha lanciato la sua missione civile in Armenia nell’ambito della Politica di Sicurezza e Difesa Comune. Ha stabilito il quartier generale a Yeghegnadzor e si sta preparando per iniziare la missione. Mi chiedo cosa porterà effettivamente questa missione per l’Armenia. L’ingresso dell’Unione European nella regione fornirà all’Armenia più pace e sicurezza? Si può solo sperare che questo renda almeno Aliyev più timoroso delle sue prossime mosse. Si spera che aumenterà la pressione sull’Azerbajgian per fermare tutte le sciocchezze che ha commesso.
Come prenderà la Russia questa mossa? Il Portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha già commentato affermando che la Russia vede questa mossa dell’Unione Europea come un tentativo di spingere la Russia fuori dalla regione. Penso che abbia ragione, ma cosa ha fatto la Russia per mantenere la pace nella regione? Penso che abbia creato una situazione molto precaria nel Caucaso meridionale: uno che sembra avere un grande pericolo che lo attende nel prossimo futuro. Come sceglierà la Russia di rispondere alla missione dell’Unione Europea? Intensificherà e manterrà effettivamente le promesse dopo l’accordo trilaterale del 2020? Non ha compiuto alcun passo per stabilizzare la situazione nel Caucaso meridionale e sembra solo provocarla» (Varak Ghazarian – Medium.com, 21 febbraio 2023 – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Non possiamo vendere la nostra anima per avere gas o petrolio
Il Ministro degli Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn, ha fatto riferimento alla cooperazione nel settore del gas dell’Unione europea con l’Azerbajgian, nella conferenza stampa dopo l’incontro a Yerevan con il Ministro degli Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan. “Dal 24 febbraio dello scorso anno l’Europa ha bisogno di nuove fonti energetiche. Sono d’accordo, non possiamo vendere la nostra anima per avere gas o petrolio. Dobbiamo prestare molta attenzione, se non abbiamo altri modi, opportunità, in modo da non finire dipendenti in quelle parti del mondo dove i diritti umani non sono una priorità”, ha affermato il Ministro degli Esteri lussemburghese.
«Verifica la politica sul bluff del gas di Baku. Come l’Azerbajgian può promettere di fornire gas all’Europa per 100 anni, quando Aliyev dovrà acquistare gas dalla Russia, dal Turkmenistan e dall’Iran. L’Unione Europea sta comprando gas azero?» (Tatevik Hayrapetyan).
«Gli articolo del sito azero Caliber sono molto divertenti, riesce sempre a farmi ridere; chi non sarebbe geloso di una cultura così antica e meravigliosa che ha contribuito così tanto al mondo, eppure la finta nazione di 100 anni non ha causato altro che caos e bagni di sangue. Genocidio!» (Cit.).
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]