Sessantasettesimo giorno del #ArtsakhBlockade. La minaccia di pulizia etnica degli Armeni dall’Artsakh è un terribile avvertimento di genocidio (Korazym 16.02.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 16.02.2023 – Vik van Brantegem] – Il blocco illegale del Corridoio di Lachin ha portato a una crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh, la crisi umanitaria si è ulteriormente deteriorata a causa del blocco energetico e contemporaneamente si sta verificando una crisi ambientale, ha affermato il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan. L’avvertimento sulla minaccia di genocidio contro gli Armeni del Nagorno-Karabakh deve diventare ogni giorno terribile in tutto il mondo, ha aggiunto. Provate ad immaginare lo stress e l’angoscia mentale della gente in Artsakh, separata dai cari in Armenia e dal resto del mondo, per l’ennesima volta in più di 30 anni. Il #ArtsakhBlockade è un disastro umanitario in corso e non sentite vergogna del far finta di nulla e di non vedere?

Una bugia ripetuta abbastanza diventa giornalismo azero.

«Da 67 giorni ormai le persone in Artsakh/Nagorno-Karabakh sono private dei loro diritti umani e più elementari. Un professore dell’Università Statale dell’Artsakh descrive come tiene le lezioni nel nelle condizioni imposte dal blocco dell’Azerbajgian e dalle regolari interruzioni delle forniture di gas ed elettricità» (Anush Ghavalyan, giornalista a Stepanakert).

«Fondamentalmente, puoi andare alle lezioni universitarie indossando abiti da casa. A causa della mancanza di riscaldamento, lavoriamo ancora con i cappotti. A volte non mi tolgo nemmeno i guanti. E durante la lezione vado avanti e indietro nell’auditorium per riscaldarmi. È più difficile per gli studenti, sono seduti, ma sono giovani, sembrano aver meno freddo» (Un docente universitario a Stepanakert).

“Ieri, nel 66° giorno del blocco illegale del Corridoio di Lachin, l’Azerbajgian ha ripristinato la fornitura di gas naturale al Nagorno-Karabakh, per poi interromperla nuovamente due ore dopo. L’ultima volta che l’Azerbajgian ha chiuso il gasdotto di approvvigionamento di gas naturale del Nagorno Karabakh è stato il 7 febbraio, che aveva aperto il 29 gennaio. La fornitura di energia elettrica nel Nagorno-Karabakh è bloccata dal 9 gennaio 2023. Il blocco illegale del Corridoio di Lachin ha portato a una crisi umanitaria nel Nagorno Karabakh e la crisi umanitaria si è ulteriormente aggravata a causa del blocco energetico. Contemporaneamente si sta verificando una crisi ambientale, perché per riscaldare i propri appartamenti la popolazione del Nagorno-Karabakh è costretta a utilizzare la legna, per la quale vengono tagliati i boschi. Questa è una prova indiscussa che espone i motivi ambientali inventati del blocco del Corridoio di Lachin e che le azioni dell’Azerbajgian hanno un obiettivo: completare la loro politica di sottoporre gli Armeni del Nagorno-Karabakh alla pulizia etnica”, ha detto il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan. Ha aggiunto che se finora la comunità internazionale ha trattato con scetticismo questa affermazione dell’Armenia, ora sta diventando sempre più evidente.

Pashinyan ha osservato che non è un caso che negli ultimi tre mesi l’Istituto Lemkin per la Prevenzione del Genocidio abbia rilasciato tre dichiarazioni sul blocco illegale del Corridoio di Lachin e sulla narrazione della leadership azera [QUI]. “In una di queste dichiarazioni, pubblicata il 18 gennaio 2023, l’Istituto Lemkin ha chiesto ai leader mondiali di prendere sul serio la minaccia di genocidio che deve affrontare gli Armeni del Nagorno-Karabakh. Questo monito deve diventare ogni giorno più grave in tutto il mondo e gli sforzi compiuti in questa direzione devono essere continui”, ha concluso Pashinyan.

«Il 12 febbraio segna il secondo mese in cui il Corridoio di Lachin in Artsakh è stato bloccato dall’Azerbajgian. Dopo due mesi, la comunità internazionale non ha ritenuto l’Azerbajgian ancora responsabile dei suoi attacchi contro gli Armeni. L’Istituto Lemkin ribadisce i suoi appelli alla comunità internazionale affinché agisca e ritenga l’Azerbajgian responsabile dei suoi crimini e affinché iniziano i colloqui di pace» (Istituto Lemkin per la Prevenzione di Genocidio – Twitter, 15 febbraio 2023).

Il Portavoce del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Ned Price, in una conferenza stampa ha dichiarato che l’Armenia e l’Azerbajgian devono allentare la tensione e procedere verso una pace globale e duratura.

Innanzitutto, va notato l’ormai stantio richiamo ad “ambedue le parti”, che mette sullo stesso piano l’aggressore che non viene identificato (il regime dittatoriale guerrafondaio genocida dell’Azerbajgian, che vuole l’Artsakh e l’Armenia) e le vittime per le quali non viene espresso solidarietà né portato aiuto attraverso un ponte aereo umanitario (l’Armenia e l’Artsakh, che vogliono la pace). Poi, salta agli occhi che non dice niente su una condanna della politica di armenofobia e polizia etnica dell’Azerbajgian e totalmente assente l’intimazione all’Azerbajgian di porre fine al blocco dell’Artsakh e di ritirare le sue truppe dal territorio sovrano della Repubblica di Armenia. Per quando il riconoscimento della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, espressione democratica del diritto all’autodeterminazione del suo popolo armeno cristiano?

“Bene, lascerò che siano quei due governi a parlare del loro impegno. Il nostro messaggio sia all’Armenia che all’Azerbajgian, alle parti stesse, ma anche all’intera regione è la necessità di trovare un modo per allentare le tensioni per rimetterle sulla strada verso una pace globale e duratura. Siamo stati impegnati in questo sforzo; siamo stati impegnati in questo sforzo bilateralmente, siamo stati impegnati in quello sforzo multilaterale e continueremo a fare tutto il possibile come Stati Uniti direttamente con le parti, attraverso istituzioni e gruppi multilaterali, per portare avanti quella causa. La nostra speranza è che altri Paesi inviino esattamente lo stesso messaggio, ma non sono nella posizione di parlare dei messaggi che altri Paesi stanno inviando”, ha dichiarato Price.

Alla richiesta di commentare la “diplomazia del terremoto” in termini di Armenia e Turchia che non avevano mai avuto una relazione prima, Price ha detto: “Bene, accogliamo con favore i Paesi di tutto il mondo che si fanno avanti e si presentano per il popolo di Turchia, per il popolo della Siria, che sono stati devastati da questi enormi terremoti che hanno colpito il 6 febbraio. Un certo numero di Paesi ha dimostrato una generosità di spirito che sarà necessaria se saremo in grado di affrontare tutte le conseguenze e le implicazioni di questi enormi terremoti”.

La natura splendida dell’Artsakh (Foto di Varak Ghazarian).

«Il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, ha compiuto una storica visita ad Ankara il 15 febbraio. Mirzoyan e il Ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, hanno avuto ieri un incontro a porte chiuse. Dopo questo incontro, Mirzoyan ha annunciato di essere riusciti a mettersi d’accordo “con sforzi congiunti per riparare il ponte di Ani, oltre a prendersi cura delle relative infrastrutture fino alla completa apertura del confine”. Cavusoglu ha affermato che l’assistenza umanitaria dell’Armenia aiuterebbe i negoziati sul ripristino delle relazioni diplomatiche tra Armenia e Turchia e sull’apertura del confine che condividono. Mirzoyan ha anche affermato: “Vorrei ribadire ancora una volta la disponibilità e la volontà della Repubblica di Armenia a costruire la pace nella regione e, in particolare, a normalizzare completamente le relazioni con la Turchia, stabilire relazioni diplomatiche e aprire completamente il confine tra Armenia e Turchia”. Questo tipo di affermazione è davvero strabiliante, poiché l’Artsakh è stato bloccato dallo Stato satellite della Turchia, l’Azerbajgian, negli ultimi 67 giorni. I tempi per tentare di far avanzare la normalizzazione diplomatica non potrebbero essere molto peggiori.
La Turchia ha permesso che il ponte Margara si aprisse per far scorrere gli aiuti. Ma farebbero lo stesso per l’Armenia? Probabilmente no. Faranno ciò che serve ai loro interessi e l’Armenia sicuramente no. Per quanto riguarda la normalizzazione diplomatica, i funzionari turchi hanno affermato, contrariamente al desiderio dell’Armenia, che la Turchia sta coordinando le sue decisioni con l’Azerbajgian. Cavusoglu ha detto ai giornalisti quattro giorni prima che “noi [la Turchia] coordiniamo ogni passo con l’Azerbajgian. Che piaccia o no all’Armenia, questa è la realtà. Siamo una nazione e due Stati”. Bene, se sono una nazione, come cerchiamo di normalizzare le relazioni mentre bloccano l’Artsakh dal resto del mondo e hanno creato una crisi umanitaria provocata dall’uomo per la gente dell’Artsakh?» (Varak Ghazarian – Medium.com, 16 febbraio 2023 – Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Volodymyr Zelensky, 16 febbraio 2023: «Ho avuto una telefonata con il Presidente dell’Azerbajgian. L’ho ringraziato per il costante sostegno dell’Azerbajgian alla sovranità ucraina e all’integrità territoriale, e per gli aiuti umanitari forniti. Abbiamo discusso della cooperazione su piattaforme internazionali».

«Una squadra vincente non si cambia! Per tutti coloro che affermano che l’Ucraina non aiuta l’Azerbajgian e non è complice di questo paese genocida! Nel 2023 Zelensky è ancora il grande amico del dittatore Aliyev! Un’altra prova! Volodymyr Zelensky, è complice di un dittatore! Si vergogna per aver sostenuto un Paese assassino e genocida come l’Azerbajgian» (Nanou Likjan).

Mettere sotto assedio gli Armeni non è una pratica nuova per gli Azeri. Lo hanno fatto in passato, lo fanno adesso con il ArtsakhBlockade.

Rapporto di Human Rights Watch di luglio 1993, volume 5, numero 10: Spargimento di sangue nel Caucaso: bombardamenti indiscriminati da parte delle forze azere nel Nagorno-Karabakh.

A seguito del terribile terremoto del 1988 in Armenia e dei blocchi imposti dall’Azerbajgian nel 1989 e dalla Turchia nel 1993, gli anni tra il 1988 e il 1995 sono conosciuti in Armenia come gli “anni freddi e bui”. Anni senza carburante, cibo razionato e isolamento totale. Per saperne di più: Armenian energy crisis of 1990s su Wikipedia [QUI].

«Nell’ambito degli accordi raggiunti ieri [15 febbraio 2023], è stata effettuata l’evacuazione dei cittadini della Federazione Russa precedentemente giunti in Nagorno-Karabakh. Sono state portate fuori un totale di 47 persone, inclusi 8 bambini», si legge questa mattina sul canale Telegram della forza di mantenimento della pace russa in Artsakh.

«Questo è uno dei posti più belli del mondo… Hadrut, ora temporaneamente occupata dagli Azeri. Tornerò qui, lo prometto… Ho lasciato qui il mio cuore…» (Liana Margaryan, giornalista a Stepanakert).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]