Sessantaduesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Non abbiamo il diritto di lasciare solo il popolo armeno di fronte a una nuova minaccia di pulizia etnica (Korazym 11.02.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.02.2023 – Vik van Brantegem] – Sessantaduesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Nessun cambiamento di rilievo nella crisi umanitaria in Artsakh/Nagorno-Karabakh, con mancanza di cibo, medicine, blackout elettrici e sporadici tagli del gas. Rimane in vigore il blocco da parte delle autorità dell’Azerbajgian dal 12 dicembre 2022 dell’autostrada interstatale Goris-Berdzor (Lachin)-Stepanakert lungo il Corridoio di Berdzor (Lachin), l’unico collegamento della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh con l’Armenia, isolando 120.000 Armeni della regione. Si sono visti transitare veicoli solo delle forze di mantenimento della pace della Federazione Russa e del Comitato Internazionale della Croce Rosse. L’elenco dei beni forniti con il sistema di razionamento dei tagliandi (foto di copertina) è stato ampliato per tenere conto della carenza di prodotti e della necessità di una distribuzione uniforme alla popolazione. Dal 21 febbraio verranno aggiunti anche frutta, verdura e uova provenienti dalla riserva statale, comunica l’Artsakh InfoCenter.
Cresce l’indignazione internazionale ma il dittatore dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, non ferma il criminale blocco, indifferente per le parole non accompagnate da misure energiche e decisive del Consiglio di Sicurezza delle Nazione Unite. Addirittura, Josep Borrell, il politico ed economista spagnolo con cittadinanza argentina, membro del PSOE, dal 1º dicembre 2019 Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza ha osato dire senza vergogna, che le sanzioni non erano sul tavolo. Quindi, la dittatura azerbajgiana continua la sua guerra silenziosa contro la popolazione civile armena dell’Artsakh che rimane sotto assedio.
«Arrivato ieri sera in Armenia, all’ingresso del Corridoio di Lachin: questa unica via di accesso al Nagorno-Karabakh è bloccata qui dall’Azerbajgian ormai da due mesi. A pochi chilometri da qui, centoventimila civili armeni vivono tagliati fuori dal mondo, privi di tutto. Di fronte a questa immensa crisi umanitaria, l’Europa deve finalmente agire. Perché non abbiamo il diritto di lasciare solo il popolo armeno di fronte a una nuova minaccia di pulizia etnica; e perché, in realtà, qui è in gioco anche la sicurezza dei nostri Paesi» (François-Xavier Bellamy, autore, insegnante di scuola superiore ed ex Vicesindaco di Versailles, Eurodeputato francese, 11 febbraio 2023).
La Turchia apre il suo confine con l’Armenia per gli aiuti umanitari ai sopravvissuti al terremoto in 10 città turche, la prima volta dal 1993, quando Ankara chiuse il suo confine con l’Armenia. L’Armenia ha inviato aiuti umanitari alla Turchia, informa il Portavoce del Ministero degli Esteri armeno, Vahan Hunanyan. «I camion con aiuti umanitari hanno attraversato il ponte Margara al confine e si stanno dirigendo verso la regione colpita dal terremoto», ha scritto in un post su Twitter.
In Artsakh sotto il genocida blocco azero-turco è stata lanciato una raccolta fondi per aiutare i siro-armeni colpiti dal terremoto. Donano da quel poco che hanno. I deputati e il personale dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh hanno fornito assistenza per un importo di 1 milione e 13mila dram (2.560 dollari) alle famiglie degli siro-armeni colpiti dal terremoto, ha comunicato l’Assemblea Nazionale.
Allo stesso tempo, la Turchia continua a sostenere l’Azerbajgian che provoca un disastro con #ArtsakhBlockade, mettendo in pericolo migliaia di vite armene, mentre il mondo osserva senza fare nulla. Questo non è un disastro naturale ma genocidio in atto.
Un altro esempio di come la tensione tra la Turchia e l’Occidente fosse ai massimi livelli. Il 3 febbraio, 3 giorni prima del terremoto, il Ministro dell’Interno turco, Soylu, aveva lanciato un durissimo monito contro l’Ambasciatore americano. Soylu aveva chiaramente intimato all’Ambasciatore di “togliere le sue sporche mani dalla Turchia”. Quando il bue da del cornuto all’asino.
Secondo l’Accordo trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, le forze di mantenimento della pace russe controllano il Corridoio e l’Azerbajgian deve garantire la sicurezza e il libero transito di persone, veicoli e merci.
Il contingente di mantenimento della pace russo continua a svolgere i suoi compiti in Nagorno-Karabakh, ha informato il Ministero della Difesa della Federazione Russa con un comunicato, osservando che le forze di mantenimento della pace russe stanno monitorando la situazione in 30 punti di osservazione e monitorando l’accordo trilaterale di cessate il fuoco. “Il comando della forza continua i negoziati con le parti armena e azera sulla questione del ripristino del traffico dei veicoli sulla strada Stepanakert-Goris [Corridoio di Lachin]”, si legge nel comunicato, che informa che in generale, dal 23 novembre 2020, le squadre di ingegneria delle truppe di mantenimento della pace russe hanno bonificato 2.508,3 ettari di terreno, 689,5 km di strade, 1.940 edifici e che 26.762 oggetti esplosivi sono stati trovati e neutralizzati. Si osserva inoltre, che al fine di garantire la sicurezza delle forze di mantenimento della pace russe e prevenire possibili incidenti, viene mantenuta una consultazione continua con il quartier generale principale delle forze armate dell’Armenia e dell’Azerbajgian.
«I veri eco-attivisti devono fermare i falsi “eco-attivisti” del regime azero. Tagliando la fornitura di gas/energia a 120.000 abitanti in inverno, l’Azerbajgian provoca danni alla natura costringendo le disperate famiglie armene a tagliare alberi per la sopravvivenza dei propri figli. #StopArtsakhBlockade» (Nara Matini, 11 febbraio 2023).
«Mentre gli Azeri tacciono o in molti si divertono davvero a vedere 30.000 bambini armeni sotto il gelo dal 12 dicembre nel loro genocida #ArtsakhBlockade, possiamo aspettarci una falsa isteria che gli Armeni stiano tagliando alberi [per la loro sopravvivenza]. Cfr il propagandista del regime azero @REZAphotography» (Nara Matini, 11 febbraio 2023).
«Questo fotografo azero ha partecipato attivamente alla guerra di propaganda del dittatore Aliyev. Ricorda la finta isteria dopo che alcuni poveri armeni sfollati hanno tagliato alcuni alberi per sopravvivere in mezzo a guerra/pandemia/inverno» (Nara Matini, 16 febbraio 2021).
Dal rapporto dell’11 febbraio 2021 del Conflict and Environment Observatory: «Ci sono state anche accuse partigiane simili sui media tradizionali e sui social media secondo cui gli Armeni stavano abbattendo intenzionalmente alberi prima di fuggire, parte di una politica informale di terra bruciata. Questi erano generalmente supportati da tre elementi di prova. La prima è un’immagine non straordinaria di 30-40 ceppi d’albero lungo un terrapieno, ma con una nuova crescita visibile – così chiaramente tagliata qualche tempo prima del recente combattimento, come da descrizione originale dell’immagine. Tuttavia, la maggior parte dei post che accompagnano questa immagine contengono la narrazione del recente abbattimento. La seconda prova è un video vicino a Kalbajar che mostra il disboscamento su piccola scala lungo una strada, ma c’è poco che indichi che questo non è un comportamento ordinario o è malintenzionato. L’ultima prova è quella di un unico uomo armeno che abbatte una manciata di alberi accanto a casa sua, ammettendo che si tratta di un atto di sabotaggio. Insieme, queste prove non sono abbastanza forti per supportare le affermazioni di una diffusa deforestazione di massa da parte degli Armeni in fuga, nonostante il volume e la ferocia di tali affermazioni sui social media. Inoltre, le nostre analisi di osservazione della terra non suggeriscono alcuna prova di disboscamenti di vegetazione su larga scala non collegati agli incendi paesaggistici, un ulteriore esempio di armamento della disinformazione ambientale».
Nervosità a Baku per le relazioni tra Teheran e Yerevan
Il blocco azero del Corridoio di Lachin, le mire azere con un preteso “Corridoio di Zangezur” e le conseguenze per la frontiera armena-iraniana
Come abbiamo riferito l’8 febbraio scorso, i media azeri stanno diffondendo informazioni secondo cui «la Repubblica di Armenia e l’Iran si stanno preparando a lanciare un attacco verso Lachin [il Corridoio di Berdzor (Lachin) bloccato dall’Azerbajgian] e Qubadlı. [distretto di Sasanar nella regione di Kashatagh dell’Artsakh, fino all’occupazione azera con la guerra dei 44 giorni del 2020, oggi chiamata Zangezur orientale dall’Azerbajgian, sottinteso che esiste un Zangezur occidentale, cioè Syunik; si trova di fronte alla città di Kapan in Armenia]». Questa «è una menzogna assoluta e non corrisponde alla realtà», ha dichiarato il Portavoce del Ministero della Difesa e Consigliere del Direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale della Repubblica di Armenia.
Secondo quanto scrive il 9 febbraio 2023 il quotidiano online azero in russo Haqqin.az, un parlamentare azero ha dichiarato che “le forze armate azere devono entrare immediatamente a Khankendi [come gli Azeri chiamano Stepanakert, la capitale della Repubblica di Artsakh]”. È molto chiaro. Il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) dopo due mesi non ha attenuto alcun risultato. Privare gli Armeni di Artsakh di cibo, gas, elettricità non era sufficiente, ora vogliono solo uccidere quelle persone. E questo è tutto per quanto riguarda l’Artsakh. Poi, ha aggiunto che deve essere preso sotto controllo il territorio della provincia di Syunik dell’Armenia per collegare Zangezur e Nakhchivan [il cosiddetto “Corridoio di Zangezur”, di cui nell’accordo trilaterale del 10 november 2020 non è detto niente e isolerebbe l’Armenia dall’Iran).
Le truppe interne devono entrare immediatamente a Khankendi…
DICHIARAZIONE DEL PARLAMENTARE AZERO
Haqqin.az, 9 febbraio 2023
(Nostra traduzione italiana dal russo)
L’Iran ha cercato a lungo un’opportunità per un intervento militare nel conflitto armeno-azerbaigiano. Probabilmente, ora a Teheran hanno deciso che si era presentata un’opportunità del genere. Il deputato del Milli Majlis Gudrat Gasanguliyev ha detto a Haqqin.az.
“L’Iran comprende che le relazioni della Turchia con l’Occidente non si stanno sviluppando nel migliore dei modi e l’Occidente vuole aiutare l’Armenia a tutti i costi. La Turchia, nostro alleato naturale, è occupato con l’indomani del terremoto. Teheran ritiene che in una situazione del genere, la partecipazione dell’Iran al conflitto dalla parte dell’Armenia ridurrà la pressione dell’Occidente, di cui possono certamente approfittare, espandendo così il programma nucleare e intensificando la repressione interna. Per quanto riguarda gli armeni, l’odio per i turchi, il sentimento di vendetta li ha privati della capacità di ragionare in modo sensato, il che li spinge a ogni sorta di avventure”, ritiene il parlamentare.
Hasanguliyev ha sottolineato che in risposta alle provocazioni dell’Iran e dell’Armenia, dovrebbe seguire immediatamente un deciso contrattacco da Baku ufficiale: “La sovranità statale deve essere ripristinata nei territori dell’Azerbajgian dove vivono gli Armeni etnici. La pace deve finalmente arrivare nella regione, che aprirà la strada allo sviluppo. È necessario inviare immediatamente truppe interne a Khankendi. Inoltre, secondo l’accordo trilaterale del 10 novembre 2020, dovrebbero essere prese misure per costruire strade da Zangezur a Nakhchivan. Questo territorio dovrebbe essere temporaneamente preso sotto controllo e, sulla base di certe garanzie, trasferito alla Russia, che assicurerà la sicurezza delle strade”.
L’Ambasciatore iraniano in Armenia considera eccellenti ed esemplari le attuali relazioni armeno-iraniane
Quando si parla delle relazioni tra Iran e Armenia, possono essere dipinte come esemplari, basate su relazioni di lunga data, vicinato e fiducia reciproca. Lo ha affermato l’Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica Islamica dell’Iran in Armenia, Abbas Badakhshan Zohuri, al ricevimento ufficiale organizzato il 10 febbraio 2023 a Yerevan in occasione del 44° anniversario della vittoria della Rivoluzione Islamica dell’Iran, alla quale hanno partecipato ministri, deputati, diplomatici stranieri accreditati in Armenia e altri alti funzionari.
L’Ambasciatore iraniano ha innanzitutto ringraziato gli ospiti per aver partecipato al ricevimento ufficiale organizzato in occasione del 44° anniversario della vittoria della Rivoluzione Islamica dell’Iran, ricordando che «44 anni fa, sotto la guida dell’Imam Khomeini, una delle rivoluzioni più popolari del XX secolo, a seguito del quale il regime monarchico autoritario fu espulso dal campo politico iraniano e fu istituito un regime religioso e democratico sotto lo slogan “Indipendenza, libertà, Repubblica islamica”». Secondo l’Ambasciatore iraniano, in questi anni l’Iran ha ottenuto grandi successi in vari campi, a partire dalla scienza per finire con l’economia. Riferendosi ai principi della politica estera iraniana, l’Ambasciatore iraniano ha affermato che la Repubblica Islamica dell’Iran ha basato il suo approccio alla regolamentazione delle relazioni estere sui tre principi di dignità, saggezza e opportunità. Secondo l’ambasciatore iraniano, questi principi concentrano le azioni dell’Iran sull’espansione della cooperazione bilaterale, regionale e internazionale, sostenendo l’instaurazione della pace e della stabilità nella regione.
«Il sostenitore di questo approccio è il popolo iraniano, gli Iraniani sono orgogliosi di essere sempre stati pronti a dialoghi basati sul rispetto reciproco e accordi dignitosi e di aver rispettato gli accordi. La diplomazia dinamica, la ragionevole cooperazione e l’attenzione all’espansione delle nostre relazioni con i nostri vicini sono tra le manifestazioni del nuovo approccio della nostra politica estera, che è particolarmente enfatizzato dall’attuale governo della Repubblica Islamica dell’Iran», ha dichiarato l’Ambasciatore Abbas Badakhshan Zohouri. Ha detto di considerare gratificante il fatto che oggi, quando si parla delle eccellenti relazioni tra Iran e Armenia, possano essere dipinte come relazioni esemplari, che si basano su relazioni di lunga data, vicinato e fiducia reciproca. «Relazioni sostenute dalla lunga storia di interazioni culturali e di civiltà tra i due popoli. Noi, vicini inseparabili, abbiamo sempre condiviso gioie e dolori gli uni degli altri», ha sottolineato l’Ambasciatore iraniano.
Secondo Abbas Badakhshan Zohuri, negli ultimi anni e soprattutto nelle condizioni particolari create dopo la guerra dei 44 giorni, l’Iran ha cercato di aiutare l’instaurazione della pace nella regione del Caucaso meridionale presentando un programmo di iniziative. «Continuano intensi incontri e consultazioni tra i leader di Iran e Armenia. Continueremo a compiere sforzi per garantire la pace e la stabilità nella regione. Nel 2022 ci sono stati incontri reciproci tra i funzionari dei due Paesi a diversi livelli, l’ultima delle quali è stata la visita del Primo Ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan e del Vice Primo Ministro Mher Grigoryan nella Repubblica Islamica dell’Iran e, reciprocamente, la visita del Ministro degli Affari Esteri dell’Iran in Armenia. Nel 2022 abbiamo assistito all’istituzione del Consolato Generale della Repubblica Islamica dell’Iran a Kapan [di cui abbiamo riferito QUI], che delinea in modo specifico gli interessi e gli interessi di entrambi i Paesi. L’anno scorso abbiamo organizzato la 17ª sessione della commissione intergovernativa dei due Paesi. Il processo di lancio degli accordi ha creato una piattaforma adatta per lo sviluppo globale delle relazioni tra i due Paesi. Ci auguriamo che insieme e facendo sforzi congiunti, riusciremo ad elevare il livello delle relazioni a un livello degno dell’amicizia tra i due Paesi», ha concluso l’Ambasciatore iraniano.
Voci su Vardanyan da un giornale armeno e i ricami dei media azeri
Secondo i media azero (sotto controllo del regime dell’Azerbajgian), il Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Ruben Vardanyan, da alcuni giorni sarebbe “fuggito” a Mosca.
Il 7 febbraio 2023 il quotidiano armeno Hraparak ha affermato che il Presidente della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Arayik Harutyunyan, si è recato in visita a Mosca “per tenere incontri a vari livelli di governo” e “per chiarire la posizione della Russia” nei confronti del governo dell’Artsakh. Graparak ha riferito inoltre che dopo anche il Ministro di Stato Ruben Vardanyan è partito per la Russia.
L’agenzia di stampa azera Trend, il 7 febbraio in un articolo dal titolo Vardanyan fugge dal Karabakh per la Russia» scrive: «Sorge la domanda, come questi due avrebbero potuto lasciare il Karabakh, se l’Azerbajgian, come affermano, ha bloccato l’unica via d’uscita per gli armeni a Khankendi? Una cosa è chiara che, non importa come Vardanyan abbia lasciato il Karabakh, se in un bagagliaio di un’auto o in una valigia o forse come “carico umanitario”, non tornerà, e anche se ci prova, finirà nella peggiore delle ipotesi».
Il sito Azerbaycan24.az scrive: «Ai media armeni è trapelata l’informazione che il fallito “Ministro di Stato” della formazione illegale a Khankendi, Ruben Vardanyan, è partito per Mosca».
Secondo il sito Caliber.az, «Vardanyan è stato trasportato in Armenia sul retro di uno dei camion del contingente di mantenimento della pace russo, che ha prelevato le uniformi russe consegnate per il riciclaggio. Pertanto, il “progetto Vardanyan” può essere considerato ufficialmente un fallimento».
Il sito News.az aggiunge: «Prima di tutto, grazie alla ferrea volontà del popolo azero e personalmente al Comandante in Capo Supremo [Ilham Aliyev]. Se Vardanyan decide di tornare in Karabakh con un altro pretesto (il che è improbabile), allora questo sarà considerato da Baku come un casus belli e l’esercito azero prenderà le misure corrispondenti».
Il sito Aze.Media scrive: «Intanto fonti di Haqqin.az confermano le notizie sulla fuga di Vardanyan in Russia. L’autoproclamato Ministro di Stato è attualmente a Mosca. Le nostre fonti non hanno dettagli sulla sua fuga, ma Haqqin.az è stato informato che se Vardanyan tornasse a Khankendi, il governo azero perderebbe la pazienza e prenderebbe misure drastiche contro l’oligarca che viola palesemente il diritto internazionale e il diritto azero».
Il sito azero in russo, Haqqin.az il 10 febbraio 2023 ritorna sul caso con un articolo a firma dell’editorialista Ilkin Shafiyev dal titolo Dov’è scomparso Ruben Vardanyan? e scrive, che «non si sa ancora esattamente dove sia andato il miliardario russo Ruben Vardanyan, stabilitosi illegalmente in Karabakh lo scorso autunno e presentato come il “Ministro di Stato” del regime separatista». Con riferimento a «resoconti dei media armeni pubblicati pochi giorni fa», Haqqin.az afferma che Vardanyan «è partito per un viaggio d’affari a Mosca». Però, per il quotidiano azero ha fatto un «viaggio di sola andata – a Mosca», osservando che «Khankendi [cioè, Stepanakert, la Capitale della Repubblica di Artsakh] non commenta le notizie sul “viaggio d’affari” di Vardanyan».
Poi, Haqqin.az afferma che secondo le sue fonti a Yerevan, «il leader dei separatisti [cioè, il Presidente della Repubblica di Artsakh], Arayik Harutyunyan, si sarebbe recato a Mosca per “chiarire le posizioni e la politica della Russia sulla questione del Karabakh”. Le stesse fonti affermano che Harutyunyan è tornato dalla capitale “con uno stato d’animo ottimista”».
Secondo Haqqin.az, Arayik Harutyunyan (definito «il protetto di Pashinyan» e «capo del regime separatista») e Ruben Vardanyan (definito «lo scagnozzo di Mosca» e «oligarca russo con precedenti penali») «molto probabilmente» per uscire dall’Artsakh «hanno utilizzato il trasporto delle forze di mantenimento della pace russe».
Il quotidiano azero cita Tigran Petrosyan, il leader [definito “di opposizione”] del partito Domani Artsakh, non rappresentato nel parlamento dell’Artsakh, secondo cui Arayik Harutyunyan «è andato davvero a Mosca ed è già tornato», ma che Ruben Vardanyan «è ancora in Russia», aggiungendo che «forse è partito con le forze di mantenimento della pace russe o con il personale della Croce Rossa. Non conosco i dettagli, ma il fatto che Vardanyan non sia qui è assolutamente certo».
Il quotidiano azero prosegue: «Il fatto che, nonostante le difficoltà di lasciare Khankendi, Harutyunyan e Vardanyan siano andati nella capitale russa, come si suol dire, separatamente, dimostra seconda Petrosyan i loro disaccordi. “C’è, diciamo, uno scontro tra loro”, ha spiegato l’”oppositore”. “Arayik Harutyunyan ha recentemente incontrato attivamente rappresentanti di vari gruppi. E questi incontri hanno solo lo scopo di sbarazzarsi di Vardanyan”. Petrosyan ha anche osservato che negli ultimi giorni i membri della squadra di Harutyunyan hanno diffuso voci in città secondo cui Ruben Vardanyan o non tornerà affatto o tornerà con una dichiarazione di “dimissioni”. “Ho informazioni che Harutyunyan ha anche incontrato Nikol Pashinyan, che si oppone anche a Ruben Vardanyan”, ha detto Petrosyan».
Allo stesso tempo, Haqqin.az riferisce che il deputato del partito Madre Patria Libera-KMD Aram Harutyunyan [definito «della squadra di Arayik Harutnyunyan»], non conferma l’esistenza di contraddizioni tra Vardanyan e Harutyunyan, che «ha offerto personalmente a Vardanyan la carica di “Ministro di Stato”», aggiunge Haqqin.az e che «a questo proposito, va ricordato che l’Azerbajgian dichiara inequivocabilmente che non avrà affari con Ruben Vardanyan e chiede che l’autoproclamato “Ministro di Stato” lasci immediatamente il Karabakh», perché la presenza di Vardanyan «ha aumentato la tensione nella regione e ha influito negativamente sui contatti dei rappresentanti azeri con la comunità armena locale» e che «anche i rapporti di Vardanyan con le autorità armene sono tetri. Il miliardario critica apertamente Yerevan per la sua passività nella questione dello “sblocco” della strada [nel dizionario di Baku non esiste la parola “Corridoio”] di Lachin. Lo stesso Nikol Pashinyan crede che il vero obiettivo di Vardanyan sia trasferirsi a Yerevan dopo aver guadagnato popolarità in Karabakh e prendere il potere».
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]