Se c’è un genocidio meno genocidio (Corriere della Sera 23.04.24)
«La Jemiet», cioè l’Assemblea, «ha deciso di salvare la madrepatria dalle ambizioni di questa razza maledetta e di prendersi carico sulle proprie spalle patriottiche della macchia che oscura la storia ottomana. La Jemiet, incapace di dimenticare tutti i colpi e le vecchie amarezze, ha deciso di annientare tutti gli armeni viventi in Turchia, senza lasciarne vivo nemmeno uno». Centonove anni dopo quell’infame dichiarazione di intenti del Comitato di Unione e Progresso e la spaventosa esecuzione sistematica del progetto, la Giornata del Ricordo del Genocidio Armeno si celebra oggi tra due paradossi. Il primo è che il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, che ringhiosamente rifiuta di riconoscere come un genocidio la mattanza di circa un milione e mezzo di armeni e intimidisce chi osa farlo (perfino Barack Obama dopo la sua elezione rinunciò a rispettare la promessa fatta in campagna elettorale) loda la cacciata della minoranza armena dalla loro patria millenaria del Nagorno- Karabakh («Ci ha reso orgogliosi che l’Azerbaigian abbia portato avanti l’operazione militare in tempi brevi e col massimo rispetto per i civili») e bolli senza il minimo distinguo gli eccessi di Israele nelle reazioni alla mattanza antisemita del 7 ottobre: «Siamo testimoni di una delle più grandi barbarie di questo secolo. Ottenuta carta bianca dai Paesi occidentali il governo israeliano di Netanyahu sta mettendo in atto un genocidio sotto gli occhi di tutti». Una tesi ribadita più volte in questi mesi con un esplicito appoggio ad Hamas quale movimento di «patrioti» (ruolo negato ai patrioti armeni del Karabakh) senza una critica agli eccidi del 7 ottobre dei fanatici islamici.
Il secondo paradosso, però, è l’impossibilità di dimenticare che sul tema anche Gerusalemme (con cui l’Armenia litigò nel 2020 ritirando l’ambasciatore con l’accusa a Israele d’aver venduto armi all’Azerbaigian) non è stato cristallino. E se ora rinfaccia a Erdogan d’aver sempre negato il genocidio armeno, ancora nel giugno 2018 la Knesset scelse di sospendere l’iter parlamentare sulla legge per il riconoscimento della mattanza di un secolo fa come genocidio. Lo fece, fu spiegato, per «non aiutare» il leader turco allora in campagna elettorale. E poi per non turbare i rapporti che stavano migliorando. Fatto è che le vittime della Shoah, purtroppo, il passo finale per il riconoscimento ufficiale del genocidio armeno non l’hanno ancora compiuto. Della serie c’è genocidio e genocidio…