Scuole Romano Bruni – Padova: Il Destino di Aghavni e il nostro (Foe.it 20.03.23)
Gli Amici dell’Istituto Romano Bruni di Padova ci comunicano che gli studenti del Liceo hanno incontrato la scrittrice di origini armene Antonia Arslan per dialogare con lei sulla sua opera “Il destino di Aghavni“. Riportiamo per intero il Comunicato della scuola:
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A fine febbraio è stata ospite del nostro liceo Antonia Arslan per dialogare sul suo ultimo libro “Il destino di Aghavnì”, che narra la storia di una famiglia armena all’inizio del genocidio del loro popolo.
Gli studenti del liceo Bruni avevano letto il libro, dialogato con gli insegnanti, sviluppato osservazioni e domande. Il giorno 27 febbraio si è tenuto il momento conclusivo di un lavoro molto denso dove si sono incontrate le esigenze profonde dei ragazzi, risvegliate dalle vicende del libro, e le strade di risposta che la prof.ssa Arslan ha percorso nella sua vita e nel suo lavoro di scrittrice.
Arslan ha fatto subito presente che per lei l’incontro con i lettori, tanto più se giovani, è di fondamentale importanza perché nelle loro letture e interpretazioni scopre e capisce di più ciò che ha scritto. E “Il destino di Aghavnì” non era ancora stato oggetto di un incontro nelle scuole. Questo il piacevole primato.
Gli interventi degli studenti hanno preso spunto dalla storia della famiglia armena narrata nel libro (Aghavnì, suo marito Alfred e i loro due figli), ma presto e facilmente, grazie alle travolgenti vicende e ai profondi caratteri dei personaggi, sono arrivati a cogliere tratti di esperienza personale e domande essenziali per affrontare il proprio presente: meglio essere sognatori e magari finire uccisi o realisti e rimanere vivi? Bisogna vivere o sopravvivere? Dove possiamo oggi trovare la fiducia nel futuro e la speranza per andare avanti? Quale umanità scatta quando un uomo è di fronte ad un altro uomo e lo sente simile? Cosa significa avere fede e perché i suoi personaggi non la perdono anche di fronte a immani tragedie? Quando ci si può sentire a casa anche se si è in un luogo straniero? Che importanza ha avere delle radici? Altre domande hanno poi riguardato il genocidio armeno o le motivazioni e il processo inventivo della scrittura.
Le risposte della prof.ssa Arslan non hanno spento il fuoco ardente che stava sotto a queste domande, ma anzi lo hanno alimentato, prima spiegando nel merito le sue idee e poi chiedendo a sua volta ai ragazzi di ampliare il loro sguardo, di mettersi in profonda discussione guardando a sé e alla propria esperienza: le risposte, così, non hanno riguardato solo il libro, ma anche il flusso di vita in esso descritto, che può essere vissuto oggi da me e da te. In alcuni momenti si è alzata in piedi, per guardare meglio i ragazzi, in altri ha letto e raccontato altre storie per esemplificare il suo pensiero, sempre con viso franco e aperto ad un pacificante sorriso in cui traspariva l’accoglienza di quelle domande e il gusto nel proporre o nel cercarne assieme la risposta.
Queste alcune frasi, tratte dai appunti, che pensiamo importanti per dare un’idea dell’intensità della conversazione a chi non ha potuto partecipare.
Le circostanze vanno innanzitutto guardate e accettate perché il sogno può spingere a cambiare le cose, ma può anche renderti cieco e farti vivere completamente in un mondo che non c’è. C’è un adesso e c’è un dopo. Il problema è il cuore, è accettare la responsabilità che si porta verso di sé e verso le persone che ti stanno vicino. E si può accettare le circostanze fino a sorriderne profondamente.
Siamo qui! Non altrove. Di fronte a ciò che vivi, per capire e giudicare cosa sia bene o male, c’è bisogno di scendere dentro noi stessi. Nel profondo di noi c’è qualcosa di noi che dobbiamo ancora trovare, c’è un lago profondo dove la vita ha depositato ciò che conta. Tu lo sai, con questo devi fare i conti perché tu sarai sempre con te stesso. Brontolate pure, ma il lago profondo c’è ed è un’altra cosa da quel lamento. E fate una cosa bella: criticate voi stessi, prendetevi un po’ in giro, guardandovi con un po’ di ironia.
Oltre a guardare profondamente sé, è necessario poi aprirsi all’altro, guardare fuori in ricerca di un’amicizia autentica. Ed è possibile solo se tu sei generoso con chi ti sta vicino. Guardate che l’avidità fa tirare fuori il peggio dell’uomo, lo stimola al male. E’ questa terribile inclinazione che ha fatto sì che la gente seguisse il Nazismo e permettesse il genocidio degli Ebrei, come anche quello degli Armeni. Dovete invece pensare che siamo della stessa famiglia, in cui l’umano c’è dentro l’uomo.
La fede non si perde per mistero ed è un mistero conservarla, ma è una cosa così reale che permette di vivere e di vedere persino la morte in un altro modo: un passaggio.
Se scrivo, è perché non posso farne a meno, ho cercato una storia di famiglia e ho trovato le mie radici. C’è una forza che ti spinge a scrivere, che poi ha bisogno di tempo e di pazienza per far vedere ciò che è stato sprigionato in te. Correggersi, rileggere, riflettere. Fatelo! Serve non solo per scrivere, ma per vive