La Memoria Condivisa di Emanuele Aliprandi
Il valore didattico della Memoria a partire dal genocidio armeno. Una ricerca multidisciplinare per la scuola (Edizione ridotta ad uso scolastico, 2015).
Questo testo ed il materiale possono essere liberamente condivisi ad uso didattico. Nel caso di ricerche citare fonte e autore.
Il genocidio armeno spiegato ai più piccoli di Emanuele Aliprandi
Un breve testo che prova a spiegare ai più giovani un argomento delicato. Pensato per le scuole elementari e medie.
Questo testo ed il materiale possono essere liberamente condivisi ad uso didattico.
«Chi si ricorda più del massacro degli armeni?»
Così si domandava Adolf Hitler alla vigilia dell’Olocausto rivolgendosi a coloro che esprimevano delle perplessità su quello che oggi definiremmo il “ritorno mediatico” della soluzione finale riservata agli ebrei.
Il genocidio armeno del 1915, il «Medz Yeghern» (“Grande Male”), è stato il primo del ventesimo secolo ad essere chiamato tale, il primo ad avere una copertura di informazione per mezzo dei giornali dell’epoca, il primo ad essere negato ed il primo ad essere dimenticato. Dopo aver occupato le pagine dei giornali di tutto il mondo con le tristi vicende degli armeni, le nazioni uscite vincitrici dal primo conflitto mondiale hanno sacrificato il loro dolore sull’altare della real politik preferendo stringere accordi economici e diplomatici con la nuova Turchia di Ataturk (che pure proseguiva l’opera di persecuzione, prima contro gli armeni, e poi su greci, siriaci e curdi) e dimenticare l’orrore appena consumatosi. Sicché, una ventina d’anni più tardi, il furher poteva alzare le spalle e ricordare al suo uditorio: «chi si ricorda più del massacro degli armeni?».
Un filo rosso (sangue) unisce gli orrori del Novecento: il ventesimo secolo è stato quello delle grandi scoperte scientifiche, degli enormi progressi nel campo della medicina e della tecnologia; si sono sperimentati nuovi farmaci per allungare la vita degli esseri umani e nel contempo anche nuove e più raffinate macchine di morte e di distruzione. La penicillina e la bomba atomica. Una Memoria condivisa. Stessi sistemi di persecuzione e annientamento adattati al progresso tecnologico e alle circostanze, sicché il genocidio armeno diviene la “prova generale” dell’Olocausto ebraico. E il decalogo della morte con il quale nel 1994 i dirigenti Hutu incitavano allo sterminio dei Tutsi del Rwanda è sorprendentemente simile a quello dei gerarchi nazisti; e questo è terribilmente vicino ai proclami dei Giovani Turchi nei confronti degli armeni.
Ecco perché studiare a scuola la tragedia degli armeni significa studiare un po’ tutto il Novecento con il carico di orrore che questo secolo ha portato dai suoi albori sino agli ultimi giorni del millennio.
Una memoria da condividere. Anche a scuola.