Scontro armato tra Armenia e Azerbaijan (Osservatorio Balcani e Caucaso 14.07.20)
A partire da domenica scontro armato con morti e feriti al confine tra Armenia e Azerbaijan. Entrambi i paesi si accusano di aver avviato le ostilità
(Pubblicato originariamente da OC Media, il 13 luglio 2020)
Da domenica si sono verificati scontri armati tra Armenia e Azerbaijan lungo il confine. Almeno tre soldati dell’Azerbaijan sono stati uccisi e altri cinque feriti. L’Armenia ha riferito che due propri agenti di polizia e tre soldati sono rimasti feriti.
Combattimenti sono in corso da domenica pomeriggio tra la provincia di Tavush in Armenia e il distretto di Tovuz dell’Azerbaijan. Le parti in conflitto si sono accusate reciprocamente di aver iniziato le ostilità.
Il ministero della Difesa dell’Azerbaijan ha affermato domenica che “dal pomeriggio” del 12 luglio le forze armate armene “hanno violato il regime del cessate il fuoco” e hanno bombardato le posizioni dell’Azerbaijan al confine tra l’Azerbaijan e l’Armenia nella regione di Tovuz. “Ci sono perdite da entrambe le parti”, si legge nella loro dichiarazione. Lunedì pomeriggio, hanno anche affermato che le forze armene hanno sparato contro le posizioni azerbaijane a Nakhichevan.
Shushan Stepanyan, il portavoce del ministero della Difesa dell’Armenia, in un post su Facebook ha affermato che domenica alle 12:30, diversi membri delle forze armate del’Azerbaijan con un veicolo hanno tentato di violare i confini statali della Repubblica di Armenia. Stepanyan ha affermato che i soldati hanno abbandonato il loro veicolo e sono tornati alle loro posizioni dopo un “avvertimento” da parte armena. “Alle 13:45 le forze armate azerbaijane, usando l’artiglieria, hanno cercato di catturare una nostra posizione strategica ma sono state respinte e hanno subito vittime”, ha dichiarato Stepanyan. Non ha ammesso alcuna perdita subita dalle forze armate armene.
Sabina Aliyeva, Difensore civico dell’Azerbaijan, ha affermato che le forze armene hanno colpito il villaggio di Agdam e che “queste azioni contro i civili durante la pandemia di COVID-19 dovrebbero essere valutate come una grave violazione dei diritti umani”. Non si hanno sino ad ora notizie di vittime civili.
L’escalation è arrivata meno di una settimana dopo che il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev ha espresso malcontento per i negoziati con l’Armenia. In un’intervista a canali televisivi azerbaijani il 6 luglio scorso Aliyev ha affermato che “i negoziati in video tra i ministri degli Affari esteri dell’Armenia e dell’Azerbaijan non hanno alcun senso”. Aliyev ha anche minacciato l’uscita dell’Azerbaijan dai negoziati: “Se i negoziati non affrontano questioni sostanziali, non vi prenderemo parte”.
Alleanze militari
Hikmet Hajiyev, assistente del Presidente dell’Azerbaijan, ha accusato l’Armenia di utilizzare queste “avventure militari” per cercare di coinvolgere le “organizzazioni politico-militari” di cui è membro, al fine di evitare le proprie responsabilità nell’occupazione e aggressione contro Azerbaijan.
Sebbene non abbia nominato alcuna specifica organizzazione “militare-politica”, l’unico gruppo di cui l’Armenia fa parte è l’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (CSTO) guidata dalla Russia. Nell’ambito della CSTO, l’Armenia e altri stati membri sono vincolati da obblighi di difesa reciproca.
Anche l’Azerbaijan è firmatario di un trattato con la Turchia che comporta obblighi di difesa reciproca. In una dichiarazione rilasciata il 12 luglio la Turchia ha condannato l’escalation e dichiarato il proprio sostegno all’Azerbaijan “nella sua lotta per proteggere la sua integrità territoriale”.
In una dichiarazione di lunedì scorso, il ministero degli Affari esteri russo ha definito la situazione “inaccettabile” e ha condannato ogni “ulteriore escalation” in quanto potrebbe “minacciare la sicurezza della regione”. Aggiungendo che la Russia era pronta a “fornire l’assistenza necessaria per stabilizzare la situazione”.
“In molti sarebbero sorpresi se questo tipo di scontri si trasformassero in una vera e propria guerra”, ha dichiarato ad OC Media Olesya Vartanyan, analista esperta di Caucaso meridionale per il think tank International Crisis Group. “Ciò non significa che qualcosa non possa accadere, diciamo, nella zona di conflitto del Nagorno-Karabakh”.
Vartanyan ha aggiunto che è improbabile che il conflitto si intensifichi in quel luogo specifico dato che quella regione di confine comprende infrastrutture preziose, tra cui strade e oleodotti, fondamentali per entrambi i paesi. Ed inoltre, ha proseguito, in quella zona la popolazione civile è molto vicina alle postazioni militari e vi è infine la possibilità di un intervento turco e russo.