San Gregorio Illuminatore, Apostolo dell’Armenia (Radiospada 30.09.24)
Il 30 settembre il Martirologio Romano ricorda il santo vescovo Gregorio Illuminatore. Vediamo chi è questo santo dell’Oriente, così famoso anche in Occidente (è il lui il napoletano “San Gregorio Armeno”.
«Gregorio, discendente dei Re dell’Armenia, fuggito ancor bambino dalla patria a Cesarea di Cappadocia, ivi ricevette il santo battesimo e una educazione cristiana; si sposò ed ebbe due figli, Ortane e Arostane. Non ignorando ciò che il padre aveva fatto – l’uccisione del Re Kosrov – si diede volontariamente in schiavitù al figlio di questi Tiridate III che lo avrebbe condotto poi con sé in Armenia, una volta riottenuto dai Romani il regno. Gregorio, dopo quattordici anni di atrocissimi tormenti, sostenuti con invitta costanza per di non sacrificare agli idoli, riuscì a convertire alla vera fede il Re e i suoi ministri. Tiridate, animato da santo zelo, distrusse tutti i templi degli idoli ed edificò molte chiese sicché, verso il 301, il suo Regno fu il primo ad adottare la Religione Cattolica come unica ed ufficiale. Quindi sollecitò con insistenza che Gregorio fosse consacrato Vescovo. Trovandosi questi nel dubbio se accettare o meno sì gravoso ufficio, un Angelo lo confortò, quindi ricevette il sommo sacerdozio dalle mani di Leonzio, Vescovo di Cesarea. Tornato in patria si adoperò sempre più alacremente per la propagazione della vera fede, confermando la predicazione con la vita santa e coi miracoli: i templi dei demoni cadono alle sue preghiere, sanati sono i malati. Infine desideroso di riposarsi in Dio, consacrò vescovo suo figlio Arostane e ne andò in solitudine con pochi allievi, ove dedito a un digiuno sì ammirabile e alla contemplazione, pieno dei giorni si addormentò nel Signore, sotto l’Imperatore Costantino Magno, verso il 332. Le sue reliquie nel secolo VIII furono traslate in Italia per sottrarle alla furia degli Iconoclasti. A Napoli, nella splendida chiesa di san Gregorio Armeno, si conservano il capo, le catene e i frammenti delle verghe, con cui fu torturato. Nella Cattedrale di Nardò si venera un braccio». (da Die I Octobris. In festo Sancti Gregorii episcopi majoris Armeniae et Martyris)
Leone XIII lo ricorda nella sua enciclica agli Armeni “Paterna caritas”
«Quegli stessi che sono separati da Voi nel loro culto si gloriano che il popolo Armeno sia stato istruito nella fede di Cristo da quel Gregorio, uomo santissimo soprannominato l’Illuminatore, che essi venerano in modo particolare come loro padre e loro patrono. Fra loro è rimasto pure memorabile il viaggio che egli fece alla volta di Roma per testimoniare la sua fedeltà e il suo rispetto verso il Romano Pontefice San Silvestro. Si dice anche che egli sia stato ricevuto con l’accoglienza più benevola, e che ne ottenesse parecchi privilegi. In seguito questi stessi sentimenti di Gregorio verso la Sede Apostolica furono condivisi da molti altri di coloro che ressero le Chiese Armene, come risulta dai loro scritti, dai loro pellegrinaggi a Roma e, principalmente, dai decreti sinodali»