San Biagio tra storia, leggenda e tradizione (Reportageonline.it 03.02.19)
Oggi 3 febbraio la Chiesa Cattolica celebra San Biagio, vescovo e martire, non invocato nelle Litanie dei Santi ma annoverato nel numero dei Santi Ausiliatori.
Biagio, ricordato il 3 febbraio, giorno della sua decapitazione, era un medico di origine armena che visse nel IV secolo, divenne vescovo della città di Sebaste dove operò numerosi miracoli.
Venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica che e dalla Chiesa ortodossa, durante la persecuzione di Licinio venne arrestato dal preside Agricolao, a causa della sua fede venne imprigionato dai Romani, durante il processo rifiutò di rinnegare la fede cristiana.
Per punizione fu straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana e infine morì decapitato, tre anni dopo la concessione della libertà di culto nell’Impero Romano (313).
Il corpo di san Biagio fu sepolto nella cattedrale di Sebaste (o Megalopolis), capitale della Armenia bizantina, l’odierna città di Sivas, nella Turchia orientale che al tempo del santo era provincia romana chiamata Armenia Minor.
Nel 732 una parte dei suoi resti mortali, deposti in un’urna di marmo, furono imbarcati, per esser portati a Roma e da lì le sue reliquie, dietro le richieste dei fedeli secondo le usanze dell’epoca, furono distribuite in tantissime chiese e centri grandi e piccoli da Nord a Sud dell’Italia, dove tuttora si venera San Biagio.
In Calabria l’ex comune di Sambiase, che dal 1968 fa parte di Lamezia Terme, porta proprio il nome del Santo vescovo armeno dal VII secolo, quando in piena epoca bizantina il nome dell’insediamento cambiò da Due Torri a San Biagio. Nel suo territorio, intorno ai diversi monasteri basiliani e suddiviso in zone che tuttora portano i nomi dei santi orientali, si trasferirono molte famiglie provenienti dal Mancuso, dal Reventino e dalla vicina Neocastrum (Nicastro) istituendo luoghi di culto, casali, fattorie e attività di ogni genere.
A San Biagio (Santu Vrasi) è dedicata la tradizionale fiera che da secoli si svolge tutti gli anni dall’1 al 3 febbraio, un tempo importante appuntamento di scambi commerciali ed economici per gli allevatori e gli agricoltori.
San Biagio è tradizionalmente protettore della gola e del naso. Egli era infatti vescovo e medico armeno cattolico vissuto tra il III e il IV secolo e avrebbe salvato un bambino al quale si era conficcata una lisca di pesce in gola grazie a un pezzettino di pane, una mollica che scendendo in gola portò via la lisca facendo in modo che il piccolo riprendesse a respirare.
In seguito a questo miracolo la Chiesa cattolica lo ha riconosciuto Santo e protettore di gola e naso ed è tradizione meneghina quella di mangiare appena svegli, la mattina del 3 febbraio, un pezzetto di panettone avanzato a Natale benedetto. Mangiare e far mangiare ai bambini il panettone di San Biagio allontani il mal di gola e i malanni di stagione.
Ma l’usanza di distribuire pani benedetti nel giorno di San Biagio, in ricordo del miracolo del bambino, si ritrova in molte cittadine italiane. In Sicilia vengono modellati in modo da assumere la forma delle parti malate, le cannarozze, a forma di trachea, mentre a Roma questa usanza è ricordata nella chiesa di San Biagio alla Pagnotta, officiata dagli Armeni. Spesso la benedizione avviene con le candele della Candelora, celebrazione che avviene il giorno precedente San Biagio, il 2 febbraio.
Biagio è da tradizione protettore degli osti, delle fanciulle da marito e degli animali, in quanto la leggenda narra che, prima di essere imprigionato e martirizzato, si rifugiò in una caverna in compagnia di un orso e altri animali selvatici che volentieri lo avevano accolto nella loro tana.
Di conseguenza Biagio protegge pastori e guardiani di greggi, le greggi dalle insidie dei lupi, e inoltre pettinai, materassai, lanaioli, linaioli, funai e cardatori per i pettini del martirio, mentre per il miracolo del bambino viene invocato per tutto ciò che attiene la gola e la respirazione ed è patrono di musicisti di strumenti a fiato e laringoiatri.