ROMA – 05 dicembre 2016 – Presentazione libro “La battaglia sulla montagna di Dio”
Lunedì 5 dicembre alle ore 18 alla libreria Notebook
(Parco della Musica al Villaggio Olimpico)
Massimo Lugli, Sonya Orfalian e Luigi Saitta
presenteranno
“La battaglia sulla montagna di Dio”
di Giulio Castelli
(Newton Compton Editori)
IERI GLI ARMENI OGGI I CURDI
Il portavoce dell’HdP, il partito democratico che include anche i Curdi ed è la terza forza politica della Turchia con oltre il 10 per cento di voti ha dichiarato:
“Erdogan ha scelto una versione aggiornata di quello che i Giovani Turchi fecero agli armeni all’inizio del XX secolo. Erdogan vuole applicare sui curdi una versione moderna del genocidio armeno, mascherandolo come lotta al terrore. Anche il genocidio armeno cominciò con l’arresto degli intellettuali e dei leader armeni a Istanbul, Izmir e altre città”.
L’ALBA DEL GENOCIDIO
I MASSACRI DEGLI ARMENI ALLA FINE DELL’800
Lo sterminio degli Armeni si compì nell’arco di circa vent’anni. Prima del genocidio vero e proprio avvenuto durante la Grande Guerra si verificarono vari eccidi. Tra il 1894 e la fine del secolo almeno 200 mila armeni cristiani furono massacrati da bande di musulmani protette dalla polizia del sultano ottomano Abdul Hamid.
Dopo un lungo colpevole oblio l’olocausto di un popolo – che servì come esempio ai nazisti per la Shoa – è tornato a essere un tema che il governo di Ankara non riesce a occultare. Papa Francesco, il Bundestag tedesco, il Parlamento europeo, il Congresso americano e molte organizzazioni internazionali hanno già sollevato la questione. Essa riguarda la rimozione di massa operata per un secolo dal nazionalismo turco la cui natura arcaica e aggressiva è stata anche di recente confermata dall’appoggio indiretto fornito all’Isis e dalle repressioni ordinate da Erdogan nei confronti dei curdi e degli oppositori democratici. Tutte azioni che hanno costretto perfino le timide diplomazie europee a prendere le distanze da un regime che addirittura si era candidato a far parte dell’UE. Ecco allora la grande attualità de
“La battaglia sulla montagna di Dio” che, in chiave narrativa, ricostruisce quanto accadde durante i “massacri hamidiani” (appunto dal nome del sultano allora regnante) descrivendo il clima di violenza che portò in quegli anni alle stragi, tragica premessa di quanto avrebbero fatto vent’anni più tardi i “Giovani Turchi” con la programmazione dello sterminio. Un romanzo, quindi, ma anche un memento quanto mai necessario per comprendere quanto sta accadendo oggi.
“La battaglia sulla montagna di Dio” narra la spedizione di un gruppo di occidentali proprio in Armenia. Una strana spedizione guidata da un enigmatico baronetto inglese e dalla sua affascinante e misteriosa moglie accompagnati da due improbabili servitori. Insieme con loro un francese sostenitore del capitano Dreyfus ingiustamente condannato a essere deportato nell’Isola del Diavolo, tre giovani americani tra i quali un ottimista e volitivo avvocato difensore dei diritti dei pellirosse e, narratore in prima persona, un giovane italiano studioso di antiche civiltà orientali fuggito da Milano dopo essere rimasto coinvolto per caso nei moti sanguinosamente repressi nel 1898 dal generale Bava Beccaris. Accanto ai protagonisti varie altre figure di spicco, ottomane e armene, tra le quali quella – realmente esistita – di un coraggioso console italiano, tutte accomunate nella tragedia collettiva che segnerà il destino di due popoli. Lo scopo della spedizione, alla vigilia del nuovo secolo, è la ricerca dell’Arca di Noè che, secondo la Bibbia, si troverebbe sepolta nei ghiacciai del monte Ararat. Ma forse le vere intenzioni dei due aristocratici inglesi sono altre e più segrete. Tuttavia, indipendentemente dai diversi motivi che hanno spinto ognuno dei nove stranieri, essi si troveranno loro malgrado coinvolti nel turbine di violenza che sta abbattendosi su un popolo inerme e saranno costretti a battersi in una serie di drammatiche avventure fino al sorprendente finale. Il romanzo è anche un grande affresco della Belle Epoque. Dai primi eleganti escursionisti delle montagne svizzere all’atmosfera esotica dell’Orient Express, al lungo viaggio attraverso l’Anatolia ottomana fino ai piedi del Caucaso. Per una curiosa (e terribile) coincidenza, la parte finale della storia è ambientata tra Mosul, Raqqa e Aleppo, proprio dove nei nostri giorni infuria la guerra.