Riprende il conflitto tra armeni e azeri. Anche quello fra Russia e Turchia? (Asianews 16.07.20)
Morti alle frontiere senza apparenti motivi, ma la tensione nei due Paesi è molto alta. A Baku manifestazioni e invasione del parlamento. Arrestato per “tradimento” Ragim Gaziev, ministro azero della Difesa. L’Armenia cerca di coinvolgere la Russia; l’Azerbaijian la Turchia in un tentativo di dare un colore “confessionale” alla guerra. La Russia e Santa Sofia.
Mosca (AsiaNews) – Da alcuni giorni è riesploso l’eterno conflitto tra Armenia e Azerbaijian. Dopo i tentativi di pacificazione nei mesi della pandemia, Il 12 luglio scorso, le due parti si sono reciprocamente accusate di aver aperto il fuoco nella provincia di Tovuz, sul confine tra i due Paesi. Da allora la tensione nella zona non diminuisce, e si contano i primi morti. La mattina del 14 luglio il ministero della Difesa dell’Azerbaijian ha comunicato la morte di un generale maggiore e di un colonnello, in seguito a una sparatoria da parte armena; le agenzie parlano di altre cinque vittime, compresi due ufficiali. Anche le forze armate armene hanno ammesso la perdita di due soldati frontalieri, il maggiore Garush Ambartsumyan e il capitano Sosa Elbakyan.
Non è chiara la causa della nuova escalation del conflitto, al di là della storica inimicizia tra azeri e armeni: non risultano particolari eventi provocatori che abbiano fatto esplodere la miccia dello scontro armato. Lo scontro di frontiera non pare collegato all’annoso scontro per la regione del Nagorno-Karabakh. A quanto pare, gli scontri sono stati generati da questioni personali, per la violazione di una qualche linea di frontiera.
Ma alcuni osservatori sottolineano cause militari o geo-politiche e ritengono di vedere in questi scontri un riflesso del conflitto tra Russia e Turchia.
Tali ipotesi sono generate dalla tendenza dell’Armenia a coinvolgere la Russia nella contrapposizione all’Azerbaijian; questi, a sua volta tenta in vari modi di coinvolgere la Turchia, in una guerra “religiosa” tra cristiani e musulmani. In realtà, la Russia non ha reagito neppure alla provocatoria decisione di Erdogan di trasformare di nuovo la basilica di Aghia Sofia in una moschea, dichiarandosi invece soddisfatta della libertà di accesso concessa ai cristiani. I russi intendono anche rivendicare la proprietà di alcune chiese ortodosse in Turchia, che in vari modi risalgono all’iniziativa degli ortodossi russi.
Il conflitto tra Armenia e Azerbaijian, in ogni caso, non potrà risolversi in breve tempo, nonostante l’apparente superiorità delle forze azerbaigiane, la cui popolazione supera di varie volte quella dello Stato armeno. Gli azeri sono particolarmente frustrati dal numero delle vittime: il ministro della Difesa Ragim Gaziev ne aveva dichiarate 12, ma in effetti le vittime sono poco meno. Eppure egli è stato arrestato con l’accusa di tradimento degli interessi del Paese.
La Russia non rimane indifferente al conflitto in una regione ex-sovietica così strategica, ai confini tra Europa e Asia; il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov, ha già dichiarato che la Russia è pronta a organizzare una mediazione tra i due contendenti. Il timore è che gli scontri possano portare a un’escalation secondo la legge “dell’occhio per occhio”.
Lo scorso 14 luglio, nel centro di Baku, la capitale azera, vi sono state manifestazioni di massa in difesa delle forze armate (v. foto). Al grido di “Il Karabakh è nostro!”, e “Soldati, avanti!”, la folla ha cercato di invadere il palazzo del parlamento, e la polizia ha effettuato decine di arresti. Azioni simili si sono svolte in diverse città dell’Azerbaijian.
Secondo le dichiarazioni dell’ambasciatore dell’Azerbaijian a Mosca, Aleksandr Aleshkin, gli armeni intendono porre ostacoli alla politica estera del suo Paese, che cerca di superare l’isolamento internazionale, cercando di coinvolgere l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva tra i Paesi ex-sovietici (ODKB), di cui l’Azerbaijian – a differenza dell’Armenia – non fa parte.
A loro volta gli armeni, secondo le parole dell’ex-ministro della difesa Seyran Oganyan, accusano gli azeri di voler forzare le trattative di pace per ottenere dei vantaggi a livello internazionale. È confusione non solo alle frontiere, ma anche sul fronte dell’informazione.