Primavera calda tra Baku e Teheran (Il Caffe Geopolitico 28.04.23)

In breve

  • Azerbaijan e Iran condividono storia, una popolazione a maggioranza sciita, e una cultura comuni, ma divergono a livello di alleanze internazionali.
  • Il supporto iraniano all’Armenia nel conflitto in Nagorno-Karabakh, il recente attentato all’ambasciata azera a Teheran, e l’espulsione di diplomatici iraniani dall’Azerbaijan sono esemplificazioni dell’intensificarsi delle tensioni nell’ultimo periodo.
  • L’intensificazione della collaborazione tra Israele e Azerbaijan (che di recente ha aperto la sua prima ambasciata nel Paese mediorientale), anche in senso anti-iraniano, costituiscono una minaccia per il regime della Repubblica Islamica.

LE RELAZIONI TRA AZERBAIJAN E IRAN: TRA LEGAMI E SEPARATISMI

Diversi sono i legami che uniscono Azerbaijan e Iran: storia (prima delle guerre russo-persiane il territorio azero faceva parte dell’Iran), religione (Islam sciita), etnia e cultura. Inoltre, altri fattori – come interdipendenza economicainfrastrutture di trasporto collegate, vicinanza alla Russia – connettono i due Paesi. Dalla sua nascita come Stato indipendente nel 1991, l’Azerbaijan ha stabilito relazioni amichevoli con la vicina Repubblica Islamica, che dal canto suo vedeva il Paese caucasico come terreno fertile per la diffusione della sua rivoluzione. Baku si è però orientata sempre più verso la Turchia, promuovendo al tempo stesso il progetto di un “grande Azerbaijan” che doveva riunire i territori abitati da popolazioni di etnia azera, incluse alcune regioni dell’Iran. Nelle province nordoccidentali vivono infatti milioni di persone di etnia azera (non a caso due province iraniane si chiamano Azerbaijan orientale e Azerbaijan occidentale), per cui Teheran accusa da tempo Baku di fomentare istanze separatistiche in queste aree. Anche le alleanze internazionali giocano un ruolo chiave nel rapporto tra i due Paesi, con l’Azerbaijan orientato più a occidente grazie alla vicinanza con Turchia e Israele, entrambi rivali storici dell’Iran. Mentre la Repubblica Islamica rimane tendenzialmente ostile al mondo occidentale (anche in virtù delle sanzioni USA) e più allineata con Russia e Cina.

Fig. 1 – Incontro tra il Ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov e il premier israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme, 29 marzo 2023

LE RECENTI TENSIONI

Una serie di tensioni hanno caratterizzato il rapporto tra Baku e Teheran negli ultimi anni, acuendosi nei mesi recenti. In primo luogo, il supporto iraniano all’Armenia nel conflitto in Nagorno-Karabakh ha irritato non poco il Governo azero. Inoltre, nell’ottobre 2022 Teheran ha aperto un consolato nella provincia armena di Syunik, sottolineando l’importanza della sicurezza dell’Armenia così come l’inaccettabilità della modifica degli storici confini del Paese. Dal canto suo Baku ha deciso di chiudere la sua ambasciata a Teheran, dopo l’attacco subito a gennaio in cui è stato ucciso il capo della sicurezza. In tale occasione, il Presidente iraniano Raisi ha sottolineato come il fatto non dovesse avere un effetto negativo sulle relazioni, trattandosi dell’azione di un singolo individuo. Diversa la reazione del Presidente azero Aliyev, che ha invece parlato di attacco terroristico, invitando gli azeri a non recarsi nel Paese vicino se non per motivi strettamente necessari. A inizio marzo Baku ha inviato due note di protesta a Teheran in relazione ad esercitazioni militari aeree nelle zone di confine che non erano state annunciate. Lo scorso 6 aprile, invece, il Governo azero ha fatto arrestare sei radicali islamici, probabilmente legati ai servizi segreti iraniani, accusandoli di essere implicati in un tentativo di colpo di Stato ai danni dell’Azerbaijan. Lo stesso giorno quattro diplomatici iraniani sono stati espulsi dal Paese con l’accusa di svolgere azioni “provocatorie” e “incompatibili con lo status di diplomatico”. Ma l’apice della tensione si è raggiunto con il rilancio dei legami tra Baku e Tel Aviv in “chiave anti-iraniana”.

Fig. 2 – Il Ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian e l’ambasciatore Ali Alizada (a destra) commentano l’attacco all’ambasciata azera di Teheran, 27 gennaio 2023

L’ASSE BAKU-TEL AVIV

Quale sarà lo sviluppo di queste tensioni è ancora tutto da vedere, ma sicuramente Teheran non può ignorare la minaccia che deriva dal rafforzamento della cooperazione tra Azerbaijan e Israele. I due Paesi si sono impegnati a cooperare già dal 1992 e l’Azerbaijan è tra i pochi Paesi a maggioranza musulmana ad avere sviluppato relazioni bilaterali con Israele. Lo scorso marzo, in occasione dell’inaugurazione della prima ambasciata azera in Israele, i Ministri degli Esteri dei due Paesi hanno discusso di “formare un fronte unito” contro l’Iran, rinforzando la cooperazione in diversi settori strategici. Pronta la replica del Ministro degli Esteri iraniano Amir-Abdollahian, che ha affermato come tali dichiarazioni costituiscano una minaccia per la sicurezza della Repubblica Islamica. Oltre che per fare fronte comune contro l’Iran, questo nuovo asse Baku-Tel Aviv risponderebbe ad altre esigenze, tra cui la collaborazione in ambito energetico (Azerbaijan come fornitore di petrolio per Israele) e militare (Israele come provider di tecnologie belliche all’Azerbaijan). Ritornando agli screzi tra Azerbaijan e Iran, segnali di distensione arrivano dalle telefonate tra i rispettivi Ministri degli Esteri, svoltesi l’8 aprile, orientate a chiarire problemi e incomprensioni. Le due parti hanno enfatizzato i buoni rapporti di vicinato, così come il rispetto per la sovranità e l’integrità territoriale.

Simona Ricci

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Simona Ricci

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Lingue Straniere per le Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e sto terminando il Master in Comunicazione per le Relazioni Internazionali dell’Università IULM. Da quando ho iniziato a studiare russo mi sono appassionata alla Russia e allo spazio postsovietico, cercando di tenermi sempre aggiornata sugli sviluppi politici, economici e culturali. Nei miei lavori di tesi ho approfondito la competizione geopolitica tra le grandi potenze in Asia Centrale, il modello della democrazia sovrana russa, e la comunicazione del Cremlino durante la pandemia. Ho inoltre svolto una breve esperienza lavorativa a Mosca che mi ha permesso di immergermi in prima persona nell’Est europeo.

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