Piccioni, amore armeno (Osservatorio Balcani e Caucaso 28.03.19)
Sono in molti ad allevarli e sono pronti a tutto per la sicurezza e il benessere dei propri piccioni. Altri invece li comprano per sacrificarli per eventi particolari. Altri ancora li allevano per competizioni sportive. La storia di un’antica tradizione armena
Nel 2013 la BBC scrisse : un uomo d’affari cinese detiene il record, ha acquistato un piccione per 310.000 euro. La storia si è diffusa su molte testate per arrivare sino al mercato dei colombi di Yerevan, la capitale dell’Armenia. Lì, anche se sono ormai passati 5 anni, la gente si ricorda ancora della vicenda.
“Noi veniamo a sapere notizie che riguardano piccioni in qualsiasi angolo del mondo, e poi ne discutiamo! Cinque anni fa abbiamo saputo del tizio cinese che si è comperato un piccione pagandolo centinaia di migliaia di dollari. Ancora sogno di essere messo in contatto con lui, di portarlo a far visita ai miei parenti, di chiedergli che razza di piccione fosse per valere tutti quei soldi e che tipo di business poi lui ci riuscisse a fare. A noi armeni piace ascoltare chi viene dall’estero, se lui mi parlasse io guadagnerei di prestigio e mi libererei di migliaia di preoccupazioni”, racconta David Shirvanyan, 40 anni, che ormai alleva piccioni da 30. Da ragazzino ricevette il suo primo piccione in dono da un parente e da allora è perdutamente innamorato di questi uccelli.
In Armenia il piccione viene chiamato, nella lingua orale, ghush, ed il loro allevatore ghushbas.
I ghushbase sono pronti a tutto per la sicurezza e il benessere dei propri piccioni. C’è qualcuno di loro che arriva a vendere la propria casa o macchina per garantire loro il nido e il cibo migliore. Spesso trascurano il lavoro o gli amici pur di stare vicino ai loro beneamati.
“All’inizio mi occupavo solamente di allevarne ma poi – diventato adulto – ho iniziato anche a venderli. Non abbiamo mai raggiunto il livello di quel cinese ma anche noi abbiamo venduto piccioni a prezzi molto alti. Ma ho piccioni che non venderei mai, qualsiasi sia il prezzo che mi viene offerto”, sottolinea David.
Inoltre vengono acquistati piccioni come richiesta a Dio di pace e felicità ed è diffusa la credenza che il rilasciare un piccione all’interno di una chiesa porti alla realizzazione dei propri sogni.
Secondo la Bibbia dopo il Diluvio universale una colomba ritornò da Noè portando un ramoscello d’ulivo, divenendo simbolo della trasformazione della rabbia di Dio in mitezza.
Rilasciare un piccione nel cielo in occasione di un matrimonio è un’altra parte integrante della tradizione armena. Ed è per questo che davanti ad ogni chiesa non mancano i venditori di piccioni. Un paio di piccioni costano 3000 drams [poco più di 5 euro].
Diversamente da quando affermano i venditori per strada, i veri ghushbases sottolineano che i piccioni non dimenticano mai il loro nido e, se hanno opportunità di volare liberi, ritornano nella loro gabbia originaria.
Uno dei più anziani ghushbase di Gyumri è Ashot Metsoyan, 67 anni. Da trent’anni, 3 volte al giorno, va dai suoi uccelli per dare loro da mangiare, cambiare l’acqua e ripulire i nidi.
“Questo è quello giallo”, racconta Ashot. mi hanno promesso una casa, una macchina e tanti soldi per questo ma non lo venderò mai. In generale non mi piace vendere i miei piccioni. Il denaro non mi tenta
I ghushbase non amano vendere i loro piccioni, ma amano la competizione. In primavera vengono promosse numerose “Gare di piccioni”, in molte città dell’Armenia. I ghushbase hanno le loro regole non scritte e rigidi regolamenti per queste competizioni, che possono durare, a seconda del numero di piccioni iscritti, anche un mese intero.
Le giurie sono composte da rinomati ghushbase e veterinari. Il premio in denaro attinge dalle tasse di iscrizioni che possono andare dai 10 ai 100 dollari a piccione. Vince il piccione che vola più in alto o più lontano. A volte però queste gare devono registrare anche delle vittime: a causa dei falchi.
Per i loro proprietari, i piccioni sono segreto di longevità.