Per Antonia Arslan, la narratrice del genocidio (Tempi 19.09.24)

A vent’anni dalla prima edizione de “La masseria delle allodole”, canto notturno di un molokano errante (e di una trota argentina del lago di Sevan) per la professoressa Arslan, nostra Madre Armenia, misteriosa portatrice di un prezioso fardello di dolore e pace insieme
Antonia Arslan, scrittrice e saggista di origine armena, autrice del bestseller La masseria delle allodole
Antonia Arslan, scrittrice e saggista di origine armena, autrice del bestseller La masseria delle allodole

Avevo concluso con il Molokano. La delusione era troppo forte per la totale assenza di segnali che riguardassero un minimo cambiamento per la vita degli armeni e della loro patria. Dannazione certa, indifferenza sigillata, che serve suonare il piffero se ci sovrasta una sordità totalitaria? Poi è successo qualcosa. In sogno o nello stadio appannato del dormiveglia. Noi molokani, è noto, leggiamo molto la Bibbia. E sappiamo che a volte i sogni dicono la verità, a volte si avvicinano angeli, correggendo le nostre aride analisi diurne. Naturalmente, da prendersi cum grano salis, e non ve lo traduco in armeno.

Agosto 2024. Ho appena inviato la mia ultima lettera agli amici italiani. Succede che sulla riva del lago di Sevan me ne sto sdraiato tra pietre e ciuffi di erbe odorose, sono assopito, infine la luna mi conduce a un sonno profondo. Ed ecco sento un tocco leggero sulla mia fronte. Una trota argentina mi aveva sfiorato balzando dalle acque azzurre, e contraddicendo la sua mutezza,…

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