Patto di non aggressione tra Armenia e Azerbaigian, la proposta del premier armeno (Euroactiv 29.01.24)
Il Primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha dichiarato domenica (28 gennaio) di aver proposto all’Azerbaigian la firma di un patto di non aggressione, in attesa di un trattato di pace definitivo tra i due Paesi del Caucaso.
Erevan e Baku hanno combattuto due guerre – nel 2020 e negli anni ’90 – per la regione contesa del Nagorno-Karabakh, che l’Azerbaigian ha riconquistato con un’offensiva lampo lo scorso anno.
“Abbiamo presentato all’Azerbaigian una proposta per un meccanismo di controllo reciproco degli armamenti e la sottoscrizione di un patto di non aggressione qualora la firma di un trattato di pace dovesse subire ritardi”, ha dichiarato Pashinyan in un discorso tenuto durante un evento di celebrazione della Giornata dell’esercito armeno.
Ha inoltre affermato che l’Armenia – un alleato di lunga data della Russia che ha espresso il timore di mosse militari azere contro il suo territorio – deve rivedere i suoi sistemi di sicurezza.
“Dobbiamo riconsiderare il nostro pensiero strategico nella sfera della sicurezza e diversificare le nostre relazioni (internazionali) in questo ambito”, ha detto Pashinyan.
“Siamo pronti ad acquistare armi nuove e moderne e negli ultimi anni il governo ha firmato contratti per la fornitura di armi per miliardi di dollari”, ha aggiunto.
L’Azerbaigian ha negato di avere rivendicazioni territoriali nei confronti dell’Armenia e ha escluso un nuovo conflitto con l’ex repubblica sovietica.
In precedenza, Pashinyan e il Presidente azero Ilham Aliyev avevano dichiarato che un accordo di pace avrebbe potuto essere firmato entro la fine dello scorso anno.
Ma i colloqui di pace condotti con la mediazione internazionale non hanno finora prodotto passi avanti.
Colloqui di pace in stallo
Il mese scorso, Armenia e Azerbaigian si sono scambiati i prigionieri di guerra, un primo passo verso la normalizzazione delle relazioni.
L’Unione Europea, gli Stati Uniti e le potenze regionali Turchia e Russia hanno salutato la mossa come una “svolta”.
Lo scambio di prigionieri ha alimentato le speranze di una ripresa dei colloqui faccia a faccia tra Pashinyan e Aliyev.
I due si sono incontrati più volte per colloqui di normalizzazione mediati dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
Ma il processo è in stallo da ottobre.
Il tradizionale mediatore regionale, la Russia, impantanata nell’offensiva che sta trascinando in Ucraina, ha visto diminuire la sua influenza nel Caucaso.
Aliyev ha inviato truppe in Karabakh il 19 settembre 2023 e, dopo un solo giorno di combattimenti, i separatisti armeni – che controllavano la regione da tre decenni – si sono arresi e hanno accettato di reintegrarsi con Baku.
A dicembre, però, il leader separatista Samvel Shahramanyan ha dichiarato a Erevan che il suo precedente decreto che ordinava lo scioglimento delle istituzioni separatiste non era valido.
Quasi tutta la popolazione di etnia armena – più di 100.000 persone – è fuggita dal Karabakh verso l’Armenia dopo la presa di potere di Baku, scatenando una crisi di rifugiati.
La vittoria dell’Azerbaigian a settembre ha segnato la fine della disputa territoriale, a lungo considerata irrisolvibile.
Leggi qui l’articolo originale.