Papa in Armenia: padre Lombardi, parola armena “Medz Yeghern” è “più forte” del termine genocidio (SIR 21.06.16)
La parola armena “Medz Yeghern” è addirittura “più forte” del termine genocidio. Risponde così padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticano, alla domanda sul perché in Vaticano c’è ancora una certa ritrosia ad usare il termine genocidio per indicare la persecuzione ed eliminazione che il popolo armeno subì nel 1915. “Perché – ha chiesto Lombardi – c’è tutta questa ossessione nel fare le domande su questo?”. Ed ha aggiunto: “Sappiamo cosa è successo. Nessuno nega che ci siano stati massacri orribili e lo riconosciamo. Però non vogliamo fare di questo una trappola di discussioni politiche perché andiamo alla sostanza. E’ una tragedia enorme”. Alla presentazione questa mattina del viaggio apostolico di papa Francesco in Armenia era presente anche monsignor Antranig Ayvazian, professore della Università di Yerevan, che ha ricordato che anche la sua famiglia fu sterminata nel corso del genocidio e ha sottolineato come il termine armeno “Medz Yeghern” significa letteralmente: “sradicamento ed eliminazione di tutto il popolo nel sangue”. “La Santa Sede – ha poi aggiunto – deve avere neutralità in problemi che possono avere un risvolto politico. Ha il diritto di esserlo e deve essere neutrale verso tutte le popolazioni anche se nemiche tra loro perché solo così potrà essere portatore di pace e favorire la convivenza tra i popoli. Questa è la missione del Santo Padre”. A questo punto, padre Lombardi ha letto un brano del messaggio che lo scorso anno papa Francesco inviò al popolo armeno: “Dio conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco, e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh. Si tratta di popoli che, in passato, nonostante contrasti e tensioni, hanno vissuto lunghi periodi di pacifica convivenza, e persino nel turbine delle violenze hanno visto casi di solidarietà e di aiuto reciproco. Solo con questo spirito le nuove generazioni possono aprirsi a un futuro migliore e il sacrificio di molti può diventare seme di giustizia e di pace”. Significativo quindi in questo senso per la pace in Nagorno Karabakh e tra l’Armenia e la Turchia sarà la liberazione delle due colombe al monastero di Khor Virap, che si trova molto vicino al confine turco e ai piedi del Monte Ararat.