PAOLO COSSI SUL FILO INVISIBILE DELLE MONTAGNE (Lo Scarpone 30.06.24)

“Sono Paolo, scrittore di Storie disegnate”, così si presenta il friulano Paolo Cossi sul suo profilo Instagram. Fumettista, disegnatore, illustratore pluripremiato, tradotto in varie lingue e apprezzato a livello internazionale, il 44enne Paolo Cossi vive in un paesino ai piedi delle Prealpi pordenonesi, in un luogo circondato dalla natura e vicino alle montagne tanto amate, tra le quali ha maturato una parte essenziale delle sue esperienze formative e dalle quali ha tratto ispirazione per raccontare diverse storie. Una di queste riguarda il genocidio armeno, argomento al quale il disegnatore ha già dedicato due libri e su cui sta preparando il terzo: “Una ventina di anni fa – ci racconta – conobbi un alpinista e viaggiatore bellunese, Tito De Luca, che organizzava spedizioni sull’Ararat. Accadde a Forni di Sopra, dove si trovava assieme a Franco Miotto. De Luca organizzava spedizioni sull’Ararat, che era presidiato dai militari turchi, rischiando l’arresto: ci andava travestito da pastore e sotto falso nome. Un personaggio affascinante che mi ha permesso di raccontare la sua storia e quella della montagna sacra agli Armeni”. Il libro uscirà in Francia e sarà imperniato sulla figura del militare tedesco Armin Wegner, testimone diretto di quel genocidio: “Racconterò per immagini il suo periodo italiano: Wegner fu mandato al confino in Italia e poi visse a Stromboli, pieno di incubi perché era stato torturato dai nazisti. È l’unico al mondo considerato “giusto da due popoli”, quello armeno e quello ebraico.”

Originario della campagna pordenonese (San Cassiano di Brugnera) Cossi trascorre dal 2000 in poi una decina di anni tra le Dolomiti Friulane, vivendo in particolare a Erto – nei primi tempi senza acqua né luce – poi a Cimolais e ad Andreis, luoghi nei quali stringe forti legami di amicizia con Mauro Corona e con il poeta Federico Tavan: da entrambi trarrà ispirazione per alcuni suoi libri illustrati. Ad Andreis, luogo di nascita di Tavan, Cossi ha tra l’altro fondato e realizzato nel 2016 l’Archivio del Fumetto d’alta quota, oggi a lui intitolato, che raccoglie circa seimila volumi in varie lingue: un piccolo tesoro tra montagne selvagge. Tra i monti friulani Cossi si avvicina al mondo dell’arrampicata: “In Valcellina ho conosciuto diversi montanari. In quegli anni a Erto convogliavano anche tanti esponenti dell’alpinismo e della scrittura: ho conosciuto, tra gli altri, Manolo, Alessandro Gogna, Franco Miotto, Erri De Luca,- a cui inizialmente devo esser stato piuttosto antipatico perché gli dissi che assomigliava a Terence Hill con i baffi -, Andrea Gobetti”.

© Paolo Cossi

Grazie a Gobetti, che lo avvicina all’alpinismo, inizia una collaborazione con Alp, rivista per la quale realizza delle storie a puntate, e sarà lo stesso Gobetti a introdurlo alla speleologia: “Una volta mi ha detto ‘Vieni a provare il sotterraneo mondo’ e mi ha portato in Marguareis (Piemonte, al confine con la Francia). Ci sono stato dieci giorni e ne sono uscito terrorizzato. Però, per passare il tempo, in quel giorni ho fatto tante caricature degli speleo nelle varie situazioni”. Saranno proprio quelle caricature, qualche anno più tardi, a coinvolgerlo in una avventura molto speciale, portandolo a conoscere il regista del pluripremiato film Il buco, Michelangelo Frammartino: “Si trovava in Marguareis per cercare elementi per il suo film e ha notato i miei disegni appesi nella capanna che gli speleologi usano come da campo base: ‘Li ha fatti uno speleo molto bravo, un friulano’, gli dissero e così, anche se non ero per niente un bravo speleo, mi hanno ingaggiato come tale, facendomi poi fare un corso ad hoc in Calabria.” Nel film, oltre ad aver realizzato i disegni di scena, Cossi impersona proprio uno speleologo acquerellista, quello che deve disegnare il rilievo della grotta del Bifurto.

Quell’esperienza sul set sarà poi foriera l’anno successivo di un altro coinvolgimento cinematografico su terreni impervi perché Cossi verrà ingaggiato come aiuto scenografo e storyboarder, nel film Soldato Peter, dei registi Gianfilippo Pedote e Giliano Carli, uscito nel 2023, dove ha fatto anche da comparsa tra i soldati allo sbando. Il film è ambientato sull’Altopiano di Asiago durante la Prima Guerra Mondiale e racconta la storia del soldato ungherese Peter Pan, realmente esistito, che diserta e si mette in cammino per raggiungere il mare attraverso i monti: “Mi sono anche dilettato a costruire un mostro gigante di quindici metri che doveva sembrare un cumulo di rottami di guerra, ma spostando l’inquadratura doveva sembrare una bestia: l’ho costruito imparando a saldare e ho usato materiali di scarto di sfasciacarrozze, resti di bombe, fucili ed elmetti”.

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