Nuovi scontri fra Armenia e Azerbaigian, nonostante tutti cerchino, a parole, la pace (ScenariEconomici 17.02.24)
Giovedì 15 febbraio, il primo ministro armeno Nikol Pachinian ha accusato l’Azerbaigian di volere una “guerra totale” con l’Armenia, due giorni dopo nuovi scontri mortali al confine tra i due paesi del Caucaso.
” Le nostre analisi mostrano che l’Azerbaigian vuole lanciare azioni militari in alcune aree del confine con la prospettiva di un’escalation militare che si trasformerebbe in una guerra totale contro l’Armenia“, ha dichiarato Nikol Pachinian in occasione di una riunione del Consiglio dei Ministri, due giorni dopo nuovi scontri mortali al confine tra i due paesi del Caucaso. Martedì 13 febbraio, l’Armenia e l’Azerbaigian si sono accusati reciprocamente di aver sparato al confine tra i due paesi nei pressi di Nerkin Hand, nel sud-est dell’Armenia – un incidente in cui, secondo Yerevan, sono stati uccisi quattro soldati armeni. Ecco l’area degli scontri
“L’Azerbaigian sta perseguendo una politica del tipo ‘datemi tutto quello che voglio attraverso i negoziati, altrimenti mi prenderò tutto con mezzi militari’”, ha denunciato Nikol Pachinian, accusando Baku di non volere “stabilità e sicurezza” nella regione. La tensione tra i due Paesi rimane alta. Erevan sospetta che l’Azerbaigian abbia nuove ambizioni territoriali da quando Baku ha riconquistato la regione separatista del Nagorno-Karabakh a settembre.
«Il ricatto gli costerà caro»
Nel suo discorso inaugurale dopo la rielezione a presidente all’inizio di febbraio, il presidente azero Ilham Aliev ha ribadito mercoledì che il suo paese non ha piani di espansione. “Non abbiamo rivendicazioni territoriali sull’Armenia. E loro devono rinunciare alle loro pretese. Ricattarli costerà loro caro”, ha dichiarato Ilham Aliev. E ha aggiunto: “Non ci sarà alcun accordo di pace finché l’Armenia non rinuncerà alle sue pretese sull’Azerbaigian”, nonostante i due Paesi abbiano una lunga storia di dispute territoriali. Inoltre l’Azerbaigian afferma che i morti armeni non sono altro che il risultato di una risposta a un attacco della controparte.
Il 62enne leader dell’Azerbaigian sta facendo tesoro della sua vittoria militare sui separatisti armeni del Nagorno-Karabakh, che ha posto fine a tre decenni di secessionismo segnati da due grandi guerre. Nel settembre 2023, con un’offensiva lampo, l’esercito azero ha preso il pieno controllo di questa enclave montuosa che gli era sfuggita dalla caduta dell’URSS, costringendo decine di migliaia di abitanti a fuggire in Armenia. Secondo Yerevan, l’Azerbaigian sta cercando di controllare la regione armena di Siounik per collegare l’enclave azera di Nakhichevan al resto dell’Azerbaigian e , non a caso, gli scontri si sono verificti proprio in questa area. In risposta a questo timore, alla fine di gennaio l’Armenia è entrata ufficialmente a far parte della Corte Penale Internazionale, che indaga e processa le persone accusate dei crimini più gravi che interessano l’intera comunità internazionale.
Tutti invocano la pace, ma intanto si prepara il conflitto
Almeno teoricamente tutti le parti in gioco cercano la pace: i ministri degli esteri delle due parti hanno ricevuto istruzioni di proseguire i colloqui per un accordo. Nel frattempo sia Washington sia Teheran hanno consigliato di proseguire nei colloqui, con l’Iran che si è perfino spinto a difendere l’integrità territoriale armena, una mossa inaspettata da un paese islamico.
La situazione in realtà è molto completta e questo conflitto è sono una piccola parte di un gioco caucasico e mediorientale molto più grande, che coinvolge anche Turchia, Georgia , Russia e USA. Non è ancora sicuro che questo conflitto si venga a spegnere.