264° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Malgrado protesti e appelli, in assenza di azioni, niente indica che possa esserci un cambio di rotta (Korazym 01.09.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 01.09.2023 – Vik van Brantegem] – I 32 camion carichi di aiuti umanitari per l’Artsakh/Nagorno Karabakh dall’Armenia e dalla Francia che sono bloccati a Kornidzor, al confine dell’Armenia con l’Artsakh, dove Ilham Aliyev vuole far morire di fame 120.000 Armeni, è la dimostrazione eclatante che la questione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh non è mai stata una disputa territoriale tra Armenia e Azerbajgian.
È sempre stata e continua ad essere una questione di diritti e sicurezza della popolazione del Nagorno-Karabakh, in primo luogo il diritto all’autodeterminazione. Quindi, il riconoscimento della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, sia da parte dell’Armenia che da parte dell’Azerbajgian, è lo strumento di negoziato di pace duratura nel Caucaso meridionale. Finché non si arriva a questa conclusione, le forze armate dell’Azerbajgian non si ritirano.
I 32 camion con aiuti umanitari dall’Armenia e dalla Francia sono bloccati prima del posto di blocco che l’Azerbajgian ha instaurato illegalmente sul territorio dell’Artsakh presso il ponto Hakari all’inizio del Corridoio di Berdzor (Lachin). Per fare dimenticare questo crimine contro l’umanità al mondo – che Aliyev sa che è distratto e fissato sul suo gas azero (russo) – nel contempo prosegue lo show mediatico con 10 tonnellate di farina “umanitaria-filantropica” al confine dell’Azerbajgian con l’Artsakh. Lo show è diretto dalla società del Crescente Rosso azero su commissione di Ilham Aliyev.
Per capire cosa bolla in pentola, basta leggere questa reazione alla notizie sugli “aiuti umanitari” inviati da Baku per la popolazione del Karabakh, organizzati dalla Mezzaluna Rossa, da parte di un troll azero sui social: «Almeno se ci mettessero dentro del veleno per i topi e lo inviassero, troverebbero una parziale soluzione…».
Il suo persecutore non aveva preteso da San Giovanni Battista di rinnegare Cristo, ma soltanto di tacere la verità. Ecco, cosa significa per noi non tacere. «Ho dovuto morire un paio di volte per imparare a dare valore alla vita, e quando parlo di morire non parlo di cessare di esistere. Ci sono situazioni che uccidono il tuo spirito e muori anche se respiri» (Mario Benedetti).
«La prudenza è sapienza che contempla alla luce di Dio gli eventi umani; che distingue tra ciò che porta a Dio e ciò che da Dio allontana; senso di responsabilità che si fa carico degli effetti delle proprie azioni; capacità di decidere ragionevolmente» (Cardinale Carlo Maria Martini).
Oggi in Artsakh inizia l’anno scolastico. «Uno dei temi più discussi nell’Artsakh, sull’orlo del disastro umanitario e della carestia, è l’avvio dell’anno scolastico in condizioni di malnutrizione, mancanza di cancelleria, vestiario e trasporti #ArtsakhBlockade, giorno 264. La #GiornatadellaConoscenza, sotto assedio» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).
Inizio della scuola in pericolo mentre continua il blocco del Nagorno Karabakh. Gli istituti scolastici dovrebbero riaprire il 1° settembre, ma i genitori sono preoccupati per il benessere dei bambini di Siranush Sargsyan – IWPR-Istituto per l’informazione su guerra e pace, 29 agosto 2023 [QUI]: «Elina Hambardzumyan, madre di sei figli, ha trascorso due settimane a cercare nei negozi di Stepanakert, la città principale del Nagorno Karabakh, per trovare un quaderno e due penne con inchiostro rosso prima dell’inizio dell’anno scolastico. Il 32enne era alla disperata ricerca di cancelleria e altro materiale scolastico: mentre il blocco azero della regione popolata dagli Armeni si trascina nel suo nono mese, gli scaffali rimangono vuoti. “Questo è tutto quello che ho trovato, ora devo scegliere a chi regalarli. Il mio figlio maggiore deve iniziare la seconda media, le mie due figlie la terza e la seconda, mentre le mie gemelle la prima”, ha detto a IWPR, tenendo in braccio il suo bambino di due mesi. “Ho paura di non poter mandare i miei figli a scuola”. L’inizio della scuola per i circa 20.000 alunni della regione è avvolto nell’incertezza».
«Vika, 8 anni, è felice che le lezioni siano riprese. È ansiosa di tornare a scuola, riconnettersi con i suoi compagni di classe, immergersi nella conoscenza e cercare di fuggire da una realtà bloccata. #ArtsakhBlockade, giorno 264» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).
«“Dopo l’inizio delle lezioni verrà effettuato il monitoraggio. A seguito di un’analisi globale, verranno adottate soluzioni adeguate alla situazione, fino alla conclusione del processo educativo” Ministero dell’Istruzione» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert).
Ieri abbiamo riferito [QUI] dei grandi cambiamenti nella leadership della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh: il Presidente Arayik Harutyinyan si dimesso oggi, dopo aver nominato ieri il nuovo Ministro di Stato, Samvel Shahramanyan; ieri il Consigliere del Ministro di Stato e ex Ministro di Stato, Artak Beglaryan, è stato sollevato dall’incarico; la Federazione Russa ha nominato il nuovo Comandante del Contingente di mantenimento della pace, Maggiore Generale Kirill Kulakov.
Entro tre giorni dalle dimissioni del Presidente, il Parlamento deve approvare le dimissioni ed entro sette giorni deve eleggere un nuovo Presidente. Durante questo periodo, David Ishkhanyan, Presidente dell’Assemblea nazionale della Repubblica dell’Artsakh, assumerà i poteri del Presidente ad interim fino al voto parlamentare. Secondo il giornalista armeno Robert Ananyan dovrebbe essere eletto Presidente, Samvel Shahramanyan.
Arayik Harutyunyan, il Presidente dell’Artsakh, ha annunciato ieri le sue dimissioni dopo 263 giorni di blocco imposto dall’Azerbaigian. Contemporaneamente ha nominato Samvel Shahramanyan, Segretario del Consiglio di Sicurezza, nuovo Ministro di Stato in sostituzione di Gurgen Nersisyan. Dunque, cambiamento alla guida dell’Artsakh, a differenza dell’Azerbajgian, dove regno un’autocrazia da padre in figlio con elezioni, di cui i risultati vengono annunciati ancor prima che è terminato il voto.
Eletto nel pieno della pandemia di COVID nel maggio 2020, il mandato di Harutyunyan è proseguito durante la guerra di 44 giorni in Artsakh, che ha portato l’Azerbajgian ad occupare il 70% del territorio dell’Artsakh. La resa di Aghavno, Sus e Berdzor, insieme alla chiusura del Corridoio di Berdzor (Lachin) da parte dell’Azerbajgian, definirono ulteriormente le sfide che dovette affrontare durante la sua presidenza.
Le scelte politiche e strategiche di Harutyunyan sono sotto esame. Servendo come Capo del partito Patria Libera, ha nominato diversi Ministri di Stato durante il suo mandato. L’influenza di questo partito è scemata quando Artur Tovmasyan, un membro dello stesso partito, si è dimesso dalla carica di Presidente dell’Assemblea Nazionale nel luglio 2023. Con una svolta inaspettata, la nomina parlamentare di Davit Ishkhanyan, un rappresentante del partito minoritaria dell’ARF che detiene solo tre seggi, segnava un cambiamento notevole nel panorama politico.
Luglio 2023 ha visto un altro momento cruciale quando Tovmasyan, membro del partito Patria Libera, si è dimesso dal suo ruolo di Presidente del Parlamento. Contrariamente alle aspettative di selezionare un nuovo presidente del partito al potere, il Parlamento ha eletto Ishkhanyan.
Le proteste che chiedevano le dimissioni di Harutyunyan hanno iniziato a prendere slancio nel novembre 2020, con i cittadini dell’Artsakh e dell’Armenia che lo hanno ritenuto responsabile dell’occupazione dell’Artsakh. Le tensioni si sono intensificate ulteriormente quando è stato fotografato nella sede del partito del Contratto Civile durante l’annuncio dei risultati delle elezioni parlamentari del 2021, alimentando la frustrazione dell’opinione pubblica.
L’obiettivo principale dell’Azerbajgian è liberare il territorio del Nagorno-Karabakh dagli Armeni, ha detto il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, osservando che l’Azerbajgian non consente al convoglio umanitario in attesa a Kornidzor vicino al Corridoio di Lachin di entrare nel Nagorno-Karabakh
Il Primo Ministro della Repubblica i Armenia ne ha parlato durante la sessione del Governo. Pashinyan ha ricordato che il 31 agosto altri 10 camion – accompagnati dalla delegazione francese da diverse regioni della Francia, guidata dal Sindaco di Parigi – si sono aggiunti ai 22 camion con carichi umanitari in attesa che l’Azerbajgian non li ostacola più di entrare nel Nagorno-Karabakh, nella frazione di Kornidzor della regione di Syunik, vicino al Corridoio di Lachin.
«Tuttavia, né a questo né al convoglio umanitario parcheggiato nella stessa zona dal 26 luglio è stata data l’opportunità di entrare nel Nagorno-Karabakh. Ciò significa che l’Azerbajgian, in presenza delle truppe di mantenimento della pace della Federazione Russa, continua la politica di sottoporre gli Armeni del Nagorno-Karabakh al genocidio per fame. L’obiettivo principale di questa politica è liberare il territorio del Nagorno-Karabakh dagli Armeni. Come ho detto già in precedenza, uno degli scenari di sviluppo per questo mostruoso programma è, che l’Azerbajgian prevede di aprire unilateralmente il Corridoio di Lachin nella fase più acuta della crisi umanitaria, cioè per consentire l’uscita delle persone dal Nagorno-Karabakh e non consentirne il ritorno. Questa politica di genocidio si svolge nel XXI secolo, davanti agli occhi della comunità internazionale», ha sottolineato Pashinyan.
Il Primo Ministro dell’Armenia vede una via d’uscita dalla situazione venutasi a creare attraverso il dialogo Baku-Stepanakert nel quadro del meccanismo internazionale: «Ritengo necessario sottolineare che il meccanismo internazionale è assolutamente necessario nella situazione attuale, altrimenti, come siamo convinti, Baku interromperà la possibilità del dialogo con tutti i mezzi possibili».
Il Portavoce del Ministero degli Esteri armeno ha risposto alla dichiarazione del Portavoce del Ministero degli Esteri russo che incolpava l’Armenia per la situazione nel Corridoio di Berdzor (Lachin)
Ani Badalyan, Portavoce del Ministero degli Esteri della Repubblica di Armenia ha reagito duramente alle false accuse mosse contro l’Armenia da Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri della Federazione Russa, che ha dichiarato che la situazione creatasi nel Corridoio di Berdzor (Lachin) è una conseguenza del riconoscimento da parte dell’Armenia del Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbajgian.
Badalyan ha definito le dichiarazioni di Zakharova speculazione sconcertante e deludente e ha presentato circostanze significative sull’argomento:
«Un altro commento da parte del Portavoce del Ministero degli Esteri russo – secondo cui la situazione creata nel Corridoio di Lachin è una conseguenza del riconoscimento da parte dell’Armenia del Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbaigian in riferimento alla Dichiarazione di Alma-Ata di Praga in ottobre 2022 – dopo la quale il problema delle forze di mantenimento della pace russe è diventato una possibile interferenza nei diritti e nella sicurezza degli Armeni del Karabakh, provoca confusione e delusione.
Siamo costretti a ricordare pubblicamente la seguente cronologia e circostanze essenziali già ben note.
La questione del Nagorno-Karabakh non è mai stata una disputa territoriale tra Armenia e Azerbajgian. è sempre stato e continua ad essere una questione di diritti e sicurezza della popolazione del Nagorno-Karabakh.
In agosto del 2022 la parte armena ha approvato il progetto russo per la regolamentazione dei rapporti tra Armenia e Azerbajgian, secondo il quale la discussione sullo status del Nagorno-Karabakh doveva essere rinviata a tempo indeterminato. L’Azerbajgian ha respinto questo progetto, annunciando contemporaneamente (come il 31 agosto 2022 a Brussel) che non avrebbe discusso con l’Armenia di nulla relativo al Nagorno-Karabakh, e giorni dopo, il 13 settembre, è ricorso all’aggressione militare contro il territorio sovrano dell’Armenia.
La parte russa non solo non ha dato seguito alla sua offerta dopo il rifiuto dell’Azerbajgian, ma ha anche mostrato assoluta indifferenza riguardo all’aggressione nei confronti del territorio sovrano della Repubblica di Armenia, lasciando senza risposta la richiesta ufficiale della parte armena di fornire assistenza alla Repubblica di Armenia sulla base degli accordi legali bilaterali. Inoltre, la Federazione Russa ha condizionato la mancata registrazione dell’attacco all’Armenia e la conseguente inerzia, con il falso pretesto che il confine interstatale tra Armenia e Azerbajgian non era delimitato, sostenendo così, volontariamente o inconsapevolmente, la tesi ovviamente falsa e altamente pericolosa secondo cui il confine tra Armenia e Azerbajgian non c’è, quindi anche l’attacco ai confini e l’invasione del territorio armeno sono difficilmente verificabili. Con più o meno la stessa mentalità, anche l’analoga richiesta dell’Armenia non ha ricevuto una risposta adeguata nell’ambito dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva.
A queste condizioni, il 6 ottobre 2022, a Praga, Armenia e Azerbajgian hanno riaffermato la loro fedeltà alla Dichiarazione di Alma-Ata, firmata nel 1991 dalle ex repubbliche sovietiche, tra cui Armenia, Azerbajgian e Russia, riconoscendo l’integrità territoriale reciproca lungo gli ex confini amministrativi degli stati sovietici. Quindi a Praga non è stato deciso nulla di nuovo. Ad ottobre 2022 la Dichiarazione di Alma-Ata era in vigore da circa 31 anni. Anche gli accordi di Praga non hanno cambiato nulla nel testo della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020. L’unica novità è che, sulla base dei risultati di Praga, l’Unione Europea ha deciso di inviare una missione di monitoraggio sul lato armeno del confine interstatale tra Armenia e Azerbajgian per contribuire alla stabilità del confine.
Dopo la firma della Dichiarazione tripartita il 9 novembre 2020, il Nagorno-Karabakh è stato riconosciuto come parte dell’Azerbajgian.
E il più recente e forse il più significativo, nel documento che stabilisce le relazioni strategiche con l’Azerbajgian, l’Armenia ha affermato di riconoscere l’integrità territoriale dell’Azerbajgian.
Il Corridoio di Lachin è stato bloccato il 12 dicembre 2022, a seguito di false azioni di protesta organizzate dalle autorità azere nella zona di controllo delle truppe di mantenimento della pace russe. Ad aprile 2023, la parte azera, alla presenza delle forze di mantenimento della pace russe, ha istituito un posto di blocco illegale nel Corridoio di Lachin. Sebbene queste azioni costituissero una chiara e grave violazione della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, non hanno subito ritorsioni da parte della Federazione Russa. Invece, le forze di mantenimento della pace russe il 15 giugno 2023 hanno sostenuto attivamente il tentativo di piantare la bandiera dell’Azerbajgian al di fuori del territorio della loro missione e area geografica di responsabilità, sul territorio sovrano della Repubblica di Armenia, a cui ha fatto seguito immediatamente il blocco completo del Corridoio di Lachin, portando la situazione nel Nagorno-Karabakh a un vero disastro umanitario.
In condizioni di tale permissività, alla presenza delle forze di mantenimento della pace russe, la parte azera ha fatto ricorso a misure quali il rapimento dei residenti del Nagorno.Karabakh al posto di controllo illegale nel Corridoio di Lachin, come esempioi Vagif Khachatryan il 29 luglio e tre studenti il 28 agosto.
Sfortunatamente, pratiche simili da parte delle truppe di mantenimento della pace russe nel Nagorno-Karabakh non sono nuove. L’11 dicembre 2020, la violazione della linea di contatto nel Nagorno-Karabakh, l’occupazione illegale dei villaggi di Khtsaberd e Hin Tagher, la cattura e il trasferimento di 60 militari armeni a Baku hanno avuto luogo nel Nagorno-Karabakh con la presenza e il permesso dei rappresentanti delle forze di mantenimento della pace russe. Poi gli accordi del 6 ottobre 2022 non sono stati raggiunti. Lo stesso vale per Parukh il 24 marzo 2022 e gli eventi di Saribab del 1° agosto 2022, quando l’Azerbajgian ha nuovamente violato la linea di contatto nel Nagorno-Karabakh. Spari da parte delle forze armate azere contro lavoratori agricoli in presenza delle forze di mantenimento della pace russe, uno dei quali si è concluso con l’uccisione di un trattorista di Marakert.
Consigliamo al Portavoce del Ministero degli Esteri russo di astenersi dal rievocare le circostanze della situazione, complicando ulteriormente la situazione in assenza di azioni da parte delle forze di mantenimento della pace russe, volte a impedire il blocco del Corridoio di Lachin o ad aprirlo dopo il blocco.
Riteniamo inoltre necessario confermare che la Repubblica di Armenia si impegna a stabilire la stabilità nella regione sulla base dell’integrità territoriale e del riconoscimento reciproco dei confini. Allo stesso tempo, consideriamo la riapertura del Corridoio di Lachin assolutamente necessaria per la pace a lungo termine, secondo la Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020 e le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia, la prevenzione di un disastro umanitario nel Nagorno-Karabakh e la risoluzione di tutti i problemi esistenti con il dialogo Baku-Stepanakert sotto gli auspici internazionali».
Ieri, le forze di mantenimento della pace russe hanno partecipato alla provocazione azera al confine tra Azerbaigian e Nagorno-Karabakh ad Askeran. Le forze di mantenimento della pace russe hanno cercato di andare dalla parte azera, prendere il cibo inviato dall’Azerbajgian e trasferirlo in Artsakh. Tuttavia, gli Armeni dell’Artsakh che hanno bloccato la strada Akna (Aghdam)-Stepanakert non hanno permesso ai Russi di farlo, bloccando il camion delle forze di mantenimento della pace russe, impedendogli di raggiungere Akna.
Domanda: perché le forze di mantenimento della pace russe hanno tentato di entrare in Azerbajgian, per portare le merci dall’Azerbajgian all’Artsakh, mentre non attraversano il ponte Hakari in Armenia (dove l’esercito Russo è di stanza) per scortare i 32 camion bloccato dall’Azerbajgian, dall’Armenia all’Artsakh? Perché?
C’è chi teme che tali provocazioni da parte delle forze di mantenimento della pace russe diventeranno più frequenti. C’è chi osserva che i piani di conquistare l’Artsakh e il “Zangezur” (provincia di Syunik dell’Armenia) falliscono, così Baku e Mosca diventano disperate.
La sera, un’enorme bandiera dell’Artsakh è stata portata per le strade di Yerevan, mentre gli Armeni dell’Artsakh sfollati in Armenia marciavano in segno di protesta per il blocco illegale da parte dell’Azerbajgian. Stanno protestando da diversi giorni a Yerevani. Fanno appello alle autorità armene e russe per una rapida risoluzione.
«Questo [il video sopra] è il modo in cui il giornalista azerbaigiano ad Akna (Aghdam) prende in giro gli Armeni dell’Arsakh sotto assedio: “La situazione è a favore dell’Azerbajgian. Se i separatisti non abbastanza bastonati non vogliono ricevere questi camion con il cibo, vuol dire che non sono morti di fame. Se riceveranno li camion, noi li integreremo”» (Aspram Avanesyan giornalista di Artsakh),
Il Ministero della Salute dell’Artsakh ha informato ieri che era previsto il rientro in Artsakh, accompagnato dalla Croce Rossa, di un paziente, dopo aver ricevuto in Armenia le cure nell’ambito dell’ordine statale. Al momento, 34 bambini sono ricoverati nel Centro medico Arevik di Stepanakert, di cui 8 nel reparto neonatale e di rianimazione. 94 pazienti sono ricoverati presso il Centro Medico Repubblicano di Stepanakert, di cui 7 nel reparto di terapia intensiva, con 3 in condizioni critiche.
I troll azeri continuano con la loro narrazione: «Il 31 agosto un altro gruppo di auto del CICR è passato da Lachin a Khankendi (Karabakh), dopo l’ispezione e il controllo doganale da parte dell’Azerbajgian. Un’altra prova che la narrativa armena “#ArtsakhBlockade” è sfacciata #Armenianlies e falsa propaganda».
Ecco, qualche sporadica macchina del Comitato Internazionale della Croce Rossa che ritorno dall’Armenia a Stepanakert, dopo aver consegnato pazienti, portando qualche busta e scatola (mentre per l’Artsakh servono camion di cibo e medicinali) per l’Azerbajgian è la “prova” che il Corridoio di Lachin non è chiusa. Un disco rotto dalle ore 10.30 del 12 dicembre 2022.
Politico scrive che la decisione del Sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, di visitare il confine armeno con l’Artsakh all’ingresso del Corridoio di Lachin chiuso dall’Azerbajgian, fa seguito alle cres6centi critiche sul ruolo dell’Unione Europea nella regione, poiché la popolazione armena del Nagorno-Karabakh affronta un crescente rischio di carestia.
I sindaci francesi entrano in una zona di crisi al confine con l’Armenia
Tra gli avvertimenti di pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh, un’improbabile missione municipale è stata inviata al confine
di Gabriel Gavin
Politico.eu, 30 agosto 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Mercoledì [30 agosto 2023], la colonna di camion del Sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, ha attraversato la campagna armena, scortato da una dozzina di auto scassate che squillavano i clacson e sventolavano il tricolore francese in segno di apprezzamento, lasciando nella polvere i cani di strada perplessi e qualche avamposto militare.
La sua visita, insieme a un gruppo di leader regionali francesi, faceva parte di un’improbabile mossa volta ad attirare l’attenzione su una crescente crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh, riunendo politici più abituati a occuparsi di permessi di costruzione e pensioni dei raccoglitori di rifiuti che di tesa politica estera ai margini più lontani dell’Europa.
Dietro i SUV diplomatici neri e i minibus pieni di stampa straniera e locale c’erano 10 camion bianchi pieni di aiuti umanitari donati dalla Francia, ciascuno decorato con i nomi delle regioni partecipanti, tra cui Città de Parigi, Île-de-France, Occitania, Paesi della Loira e Strasburgo.
L’insolita decisione dei sindaci di tuffarsi in un pantano internazionale arriva in un contesto di crescenti critiche al ruolo dell’Unione Europra nella regione. Sebbene Brussel abbia dispiegato una missione di monitoraggio civile nel tentativo di scoraggiare le incursioni attraverso il confine dell’Armenia vera e propria, ha fatto poco per placare le preoccupazioni che una catastrofe imminente potrebbe verificarsi nel Nagorno-Karabakh.
È anche un segno del rafforzamento dei legami della Francia con l’Armenia. Nel Paese vivono circa 750.000 membri della diaspora armena, con comunità considerevoli sia a Parigi che a Marsiglia. Negli ultimi mesi l’Eliseo è emerso come uno dei principali sostenitori degli Armeni del Karabakh, sostenendo le richieste di garanzie internazionali per la loro sicurezza. Ora, Hidalgo chiede al Presidente Emmanuel Macron di portare avanti una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione.
Per più di sette settimane, secondo le organizzazioni umanitarie, la popolazione di etnia armena del Nagorno-Karabakh – uno Stato non riconosciuto all’interno dei confini dell’Azerbajgian – è stata tagliata fuori dalle consegne di cibo e carburante, e il rischio di carestia è in aumento.
Nel villaggio di Kornidzor, a due passi dalla tesa frontiera tra Armenia e Azerbaigian, una piccola folla di gente del posto è uscita per salutare la delegazione.
“No, non so cosa sia, ma ho sentito che Parigi è una città molto carina”, ha detto Ararat, 66 anni, un rifugiato del Nagorno-Karabakh che ha alzato il bastone e si è trasferito nel villaggio all’interno dei confini dell’Armenia dopo un guerra brutale contro la regione separatista tre anni fa. Con l’aumento della tensione, coloro che vivono vicino alla linea di demarcazione riferiscono di aver assistito quasi quotidianamente a scontri a fuoco che hanno causato la morte di soldati di entrambe le parti negli ultimi mesi.
Mentre i giornalisti soffocavano in un centro di aiuti umanitari convertito in tenda stampa, il contingente francese, che comprendeva anche il Sindaco di Strasburgo, Jeanne Barseghian, il Vicesindaco di Marsiglia, Michèle Rubirola e Xavier Bertrand, Presidente del Consiglio regionale dell’Hauts-de-France, era stato invitato sulla collina nella vicina città di Goris ad un pasto tradizionale a base di foglie di vite, insalate e pilaf di frutta in un ristorante barbecue mentre i delegati hanno incontrato i funzionari armeni.
Una volta raggiunti i camion, Hidalgo – che ha sfruttato il viaggio per mettere in guardia dal rischio di “genocidio e pulizia etnica per mano di uno Stato autoritario” nella regione – ha camminato accanto al convoglio fermo, circondato da dozzine di flash di fotografo e telecamere.
Sul fianco della collina, si sono fermati per osservare il checkpoint azerbaigiano installato su quella che una volta era l’unica strada di collegamento con il Nagorno-Karabakh, il territorio controllato dagli Armeni a decine di miglia all’interno del Paese montuoso. Ma i camion non hanno tentato di attraversare il ponte Hakari. Invece, si sono uniti alla coda di camion umanitari armeni che aspettano da settimane il permesso di andare avanti.
Secondo un membro della delegazione, Bruno Retailleau, leader del gruppo Les Républicains al Senato, ciò è dovuto al fatto che il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si è rivolta all’Azerbajgian per il gas naturale nel tentativo di sostituire le forniture perdute dalla Russia a seguito della guerra in Ucraina. Tale decisione, sostiene, ha incoraggiato il Presidente azerbajgiano, Ilham Aliyev, “il persecutore degli Armeni del Nagorno-Karabakh”.
L’intervento ha lasciato incandescente l’Azerbajgian. In una lettera aperta, l’Ambasciatrice del Paese a Parigi, Leyla Abdullayeva, ha accusato Hidalgo e altri di “demonizzare” il suo governo “sotto la pressione della comunità armena in Francia”.
Non è la prima guerra di parole nella politica a volte surreale del conflitto. A ottobre, la televisione statale azera ha impiegato un gruppo di bambini per cantare una canzone che prendeva in giro Macron, mentre Aliyev ha sostenuto personalmente i territori francesi d’oltremare nella loro apparente lotta contro il “neocolonialismo” di Parigi.
L’Azerbajgian nega che sia in corso una crisi umanitaria e la Mezzaluna Rossa del Paese ha inviato un convoglio di aiuti rivale dall’altra direzione. Tuttavia, gli Armeni del Karabakh affermano che accettarlo equivarrebbe a rinunciare alla loro auto-dichiarata indipendenza – un punto che, secondo l’Azerbajgian, dimostra che il blocco è autoimposto. Per il momento, questo li lascia in un vicolo cieco.
La giovane armena di 21 anni è morta in un incidente stradale in Armenia e il regime di Baku impedisce alla famiglia di portare il suo corpo in Artsakh per seppellirla
di Leone Grotti
Tempi.it, 31 agosto 2023
Helen Dadayan è morta lo scorso 14 agosto in un tragico incidente sull’autostrada che collega la capitale dell’Armenia, Erevan, a Gyumri. La giovane studentessa universitaria di 21 anni è deceduta nello scontro tra un minibus e un tir insieme ad altre undici persone. Ma alla tragedia della sua perdita, per la famiglia della giovane donna, se ne aggiunge un’altra: l’Azerbaigian impedisce che il suo corpo sia trasferito nella città di Chartar, in Artsakh, dove la ragazza è nata e dove vivono i suoi parenti.
L’Azerbaigian affama gli armeni
Da 263 giorni il regime di Baku ha chiuso l’unica strada [QUI] che collega i 120 mila Armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh all’Armenia e al mondo esterno. Violando il diritto internazionale e calpestando i più elementari diritti umani, dal 15 giugno l’Azerbaigian impedisce anche ai camion della Croce Rossa Internazionale di attraversare il Corridoio di Lachin, cercando così volutamente di far morire di fame gli Armeni e di convincerli ad abbandonare la loro terra.
Secondo testimonianze dirette raccolte dalla BBC [QUI], cibo e medicinali in Artsakh sono sempre più scarsi. Gli Armeni si alzano nel cuore della notte e percorrono chilometri a piedi per mettersi in coda davanti ai negozi e comprare il poco pane rimasto, molti «svengono mentre sono in fila». Il trasporto pubblico e privato è fermo, perché manca la benzina, al pari del gas e della corrente elettrica, tagliati da Baku.
Un decesso su tre, secondo le autorità locali, è causato ormai direttamente dalla malnutrizione o accelerato da essa. «Conosco una donna incinta che ha perso il suo bambino perché non poteva raggiungere l’ospedale», racconta una donna. Altre non hanno abbastanza latte per sfamare i bambini appena nati e il latte in polvere non è più disponibile.
Il «progetto genocidario» degli azeri
La situazione è drammatica e il caso di Helen Dadayan dimostra alla perfezione la cruda realtà di quello che gli armeni ed esperti internazionali come Luis Moreno Ocampo, già Procuratore della Corte Penale Internazionale, chiamano «progetto genocidario» dell’Azerbaigian a danno degli Armeni [QUI].
Il regime di Ilham Aliyev, infatti, non sta solo tentando di far morire di stenti 120 mila Armeni, non ha soltanto diviso intere famiglie, bambini compresi, che hanno avuto la sfortuna di trovarsi separati sui due lati del Corridoio di Lachin al momento della chiusura arbitraria, ma dimostra di non avere neanche un briciolo di pietà umana impedendo a una famiglia di seppellire una giovane donna morta in un tragico incidente.
Baku usa come arma il corpo di Helen
Da oltre due settimane i parenti di Helen chiedono invano alla Croce Rossa Internazionale di ottenere dall’Azerbaigian il permesso di far passare il cadavere della ragazza. Anche le forze di mantenimento della pace russe hanno cercato di trattare, finora senza risultati.
Se il corpo della giovane non può essere trasportato in Artsakh, ai parenti non è concesso di recarsi in Armenia per i funerali. A tanto arriva l’odio e il cinismo degli Azeri, che fanno perfino dei resti di una giovane di 21 anni un’arma politica per portare gli Armeni alla disperazione. Nell’indifferenza della comunità internazionale e dell’Unione Europea, che nella persona della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha avuto il coraggio [QUI] di definire il dittatore Aliyev «partner affidabile» dopo la firma di un ricco contratto per la fornitura di gas [QUI] all’UE.
Segnaliamo
– I Cristiani Armeni intrappolati meritano attenzione globale di Michael Warsaw – National Catholic Register, 30 agosto 2023 [QUI]: «Non sono molte le crisi umanitarie al mondo che possono essere risolte in cinque minuti, ma la situazione disperata che si sta verificando nel Nagorno-Karabakh, una delle enclavi cristiane più antiche del mondo, potrebbe essere una di queste – NOTA DELL’EDITORE: Oltre all’immediata preoccupazione umanitaria causata da un blocco disumano, sono in gioco importanti questioni storiche, culturali e legate alla libertà religiosa».
– Lettera di Simon Abkarian agli amici dell’Azerbajgian che affama gli Armeni del Nagorno-Karabakh – Le Figaro, 30 agosto 2023 [QUI]: «Mentre un convoglio umanitario francese ha raggiunto mercoledì l’ingresso del Corridoio di Lachin, oltre il quale 120.000 Armeni sono sull’orlo della fame, l’attore e regista ricorda la tragica situazione del Nagorno-Karabakh/Artsakh armeno e fa appello ai sostenitori francesi dell’Azerbajgian».
– Minacce e fango azero contro il Principe Michael del Liechtenstein (che vuol salvare l’Artsakh!) – Centro Studi Hrand Nazariantz, 30 agosto 2023 [QUI]: «In un articolo della stampa azera, come sempre monotematica e al servizio del dittatore Aliyev, il Principe Michael del Liechtenstein è stato minacciato ed infangato».
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]