Nagorno-Karabakh: un vecchio conflitto in un nuovo contesto geopolitico, afferma l’esperto Tom de Waal (Globalvoices 11.05.21)
Per più di tre decenni la guerra tra Azerbaigian e Armenia per il territorio del Nagorno-Karabakh è stato perlopiù congelato, con lunghi periodi di impasse intervallati a sprazzi da conflitti armati, con morti da entrambi i lati. La più recente esplosione di violenza è cominciata il 27 settembre e questa volta sia combattenti che analisti predicono che il conflitto degenererà, con conseguenze sconosciute e potenzialmente pericolose.
Per capire perché ho parlato con Tom de Waal, Senior Fellow a Carnegie Europe e esperto di geopolitica di Caucaso meridionale, Russia e Ucraina. De Waal ha viaggiato a lungo nella regione e scritto un libro autorevole sul Nagorno-Karabakh, “Black Garden: Armenia and Azerbaijan Through Peace and War”.
Filip Noubel (FN) Cosa c’è di diverso questa volta nella escalation tra Azerbaigian e Armenia cominciata il 27 settembre?
FN Si dice che entrambi i capi di Stato siano prigionieri del conflitto, ma che allo stesso tempo stiano sfruttando la narrazione del conflitto per combattere l’opposizione in casa e cavalcare un’ondata di populismo. Lei è d’accordo?
FN Durante questa escalation, le autorità armene hanno più volte ribadito che potrebbero riconoscere il Nagorno-Karabakh. Se questo accadesse, quali sarebbero le conseguenze?
FN Il sostegno della Turchia è senza precedenti. Che ne pensa della relazione tra Turchia e Russia, passata in pochi anni da nemiche giurate ad alleate su diverse questioni regionali, incluso il conflitto in Siria?
FN E per quanto riguarda il ruolo di Georgia e Iran, i due Paesi vicini?