Nagorno-Karabakh sotto assedio, Armenia senza aiuto, la doppia crudeltà delle guerre ignorate (Remocontro 03.01.23)
«Un popolo intero si spegnerà lentamente sotto i nostri occhi impotenti con il metodo militare più ancestrale del mondo: l’accerchiamento», scrive la Revue des Deux Mondes. Miliziani azeri hanno bloccato il corridoio di Laçin, l’unica strada che collegava il Nagorno Karabakh all’Armenia e al resto del mondo. La provincia autonoma armena è ora un’enclave, quasi alla fame.
Guerra grossa cencella guerra piccola
In Asia centrale si sta consumando un’altra tragedia cui stampa e mass media occidentali prestano poca attenzione. Dopo anni di sanguinosi conflitti Armenia e Azerbaigian, entrambe ex Repubbliche sovietiche, sono ora ai ferri corti a causa del Nagorno-Karabakh, enclave armena circondata da territorio azero.
Finora c’era stata una prevalenza armena grazie all’appoggio russo. Dopo l’invasione dell’Ucraina, tuttavia, Mosca ha ben pochi strumenti d’intervento, mentre l’Azerbaigian può contare sul sostegno – anche militare – della Turchia di Erdogan, che ha fornito a Baku droni in abbondanza, grazie ai quali gli azeri hanno ottenuto molti successi.
Forzature azere su spinta turca
Si apprende infatti che, su ispirazione diretta del governo di Baku, è stato bloccato il corridoio di Lacin, l’unica strada che collegava direttamente il Nagorno-Karabakh all’Armenia e al resto del mondo. Le truppe armene sono in ritirata ovunque, mentre è già iniziata la difficile evacuazione dei civili verso l’Armenia.
A questo punto si preannuncia una vera e propria crisi umanitaria, giacché nella enclave scarseggiano gli alimenti, mentre il ministero degli Esteri di Erevan denuncia il rifiuto azero di proclamare una tregua per non peggiorare le condizioni di una popolazione già stremata.
Armenia senza gas e senza amicizie interessate
Il presidente armeno si è rivolto direttamente a Putin chiedendo aiuto ma, per le ragioni anzidette, la Federazione Russa si è limitata a perorare una trattativa senza tuttavia fornire aiuti concreti.
Sul piano internazionale anche gli europei non prendono posizione, poiché l’Azerbaigian fornisce notevoli quantità di gas e petrolio alla Ue. E, infatti, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, si è recentemente recata a Baku per firmare un trattato di cooperazione con il presidente azero Ilham Aliyev.
Usa Pelosi e memoria di genocidio
Da parte americana si è registrata solo la visita a Erevan della ex speaker della Camera Usa Nancy Pelosi. Visita che, però, è parsa più un’iniziativa personale che un appoggio ufficiale dell’amministrazione Biden.
In tale situazione molti evocano il “genicidio armeno” ad opera dei turchi ottomani tra il 1915 e il 1916, genocidio riconosciuto dagli organismi internazionali ma sempre negato da Ankara. Gli armeni, insomma, sono ancora una volta soli, questa volta privi anche dello scudo russo che prima li proteggeva.
Pulizia etnica programmata
La situazione internazionale non lascia purtroppo intravedere possibilità di soluzione. I governanti azeri sembrano più che mai decisi a conquistare il Nagorno-Karabakh, da essi sempre considerato quale parte integrante dell’Azerbaigian. Quelli armeni, dal canto loro, altro non possono fare che appellarsi all’Onu, pur constatando che finora i loro appelli sono caduti nel vuoto.