Nagorno-Karabakh: se è il Consiglio d’Europa a complicare le cose…(Notizie geopolitiche 28.01.16)
Il dibattito e le decisioni prese dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio di Europa (PACE) in merito al conflitto del Nagorno-Karabakh ed alle parti interessate, Armenia ed Azerbaigian, ha suscitato diverse reazioni a Baku e Erevan e ha portato l’opinione internazionale ad interessarsi maggiormente ad una contesa, definito “congelata”, che rappresenta una reale minaccia per la stabilità e sicurezza del Caucaso meridionale. La regione è divenuta di strategica importanza per l’Unione Europea in merito sia alla politica di Partneriarato orientale che di Sicurezza energetica .
Martedì 26 gennaio 2016 il britannico Robert Walter ha presentato all’Assemblea parlamentare il report “Escalation of violence in Nagorno-Karabakh and the other occupied territories of Azerbaijan” seguito dal lavoro condotto da Milica Marković della Bosnia ed Herzegovina, “Inhabitants of frontier regions of Azerbaijan are deliberately deprived of water”: i membri del PACE, dopo lunghe discussioni e disquisizioni, hanno approvato il rapporto della Marković mentre si sono opposti a maggioranza a quanto presentato da Walter.
Al termine della giornata PACE ha quindi deliberato che gli abitanti delle regioni di frontiera dell’Azerbaigian sono stati deprivati dell’acqua a causa dell’inefficienza e mancanza di regolare manutenzione delle riserve di Sarsang da parte dell’Armenia negli ultimi 20 anni; l’Assemblea parlamentare ha inoltre ricordato che tali regioni sono attualmente localizzate nelle aree appartenenti all’Azerbaigian occupate dall’Armenia e che tale inefficienza da parte armena pone un pericolo all’intera regione di confine.
Con questa risoluzione basata sul rapporto della Marković, come si evince direttamente dal sito web ufficiale di PACE, i parlamentari hanno enfatizzato che lo stato di rovina della diga di Sarsang potrebbe causare un disastro maggiore con grandi perdite di vite umane e rappresentare una possibile crisi umanitaria. Per poter arginare ed evitare questa crisi umanitaria l’Assemblea ha richiesto l’immediato ritiro delle forze armate dell’Armenia dalla regione in esame in modo da permettere agli ingegneri ed idrogeologi indipendenti di condurre una dettagliata indagine ed una supervisione internazionale dei canali di irrigazione, dello stato delle dighe di Sarsang e Madagiz e per progettare il rilascio dell’acqua durante l’autunno e l’inverno ed il sovrasfruttamento idrico.
I parlamentari hanno richiesto alle autorità armene di cessare di utilizzare le risorse idriche come uno strumento di influenza politica o di pressione favorendo soltanto una delle parti in conflitto. In aggiunta i membri dell’Assemblea hanno richiamato tutte le parti interessate a migliorare i propri sforzi per cooperare nella gestione congiunta delle risorse della riserva di Sarsang.
Il report di Robert Walter, il quale n
on ha ricevuto l’approvazione dell’Assemblea con 70 voti in sfavore, 66 positivi e 45 astensioni, focalizza l’attenzione e condanna l’escalation di violenza registrata a partire dall’estate del 2014 lungo la linea di contatto ed il confine internazionale tra Armenia ed Azerbaigian, tra cui la deliberata aggressione ai centri cittadini. Il report evidenzia che entrambi gli Stati, al momento del loro accesso al Consiglio di Europa, si erano impegnati nell’utilizzare mezzi pacifici per risolvere il conflitto inerente la regione del Nagorno-Karabakh e che il procrastinare tale risoluzione, di un conflitto definito “congelato”, rappresenta soltanto una complicazione. In conclusione il report richiama una serie di passi da intraprendere seguendo quanto sancito nel quadro del Gruppo di Minsk dell’OSCE e propone all’Assemblea di seguire tali progressi su base regolare.
La reazione e lo sdegno dell’Armenia.
La risoluzione adottata dal PACE ed entrambi i documenti presentati sia da Walter che da Marković sono stati accolti con una nota di disappunto da parte armena che ne ha evidenziato una propensione a favorire soltanto l’Azerbaigian basando le proprie conclusioni su studi e ricerche parziali e limitate.
Fin dal novembre 2015 la Federazione Armena Europea per la Giustizia e la Democrazia (EAFJD) ha condotto un ampio lavoro nei confronti dei 20 paesi membri del Consiglio di Europa sottolineando come l’essenza dei report dimostri un carattere pregiudizievole. Secondo EAFJD, presente a Strasburgo durante entrambe le votazioni, i due report ed i disegni di risoluzione presentati martedì scorso mancavano di una ricerca imparziale, di una selezione cruciale dei fatti e sono da considerarsi co
me una minaccia ai processi di negoziazione del conflitto del Nagorno-Karabakh i quali devono svolgersi facendo soltanto riferimento al Gruppo di Minsk dell’OSCE, elemento sottolineato dallo stesso Gruppo, presieduto da Francia, Stati Uniti e Russia, nel comunicato stampa pubblicato il giorno 22 gennaio 2016 sul loro sito web nel quale, ringraziando le altre organizzazioni per il loro interesse in merito al conflitto, evidenziava come l’interferenza di altri attori possa rappresentare un’ulteriore minaccia al processo di pace.
Sempre secondo EAFJD, il report presentato dal britannico Robert Walter rispecchia fedelmente le parole espresse da Azerbaigian e Turchia riguardo il conflitto del Nagorno-Karabakh; il lavoro esposto invece da Milica Marković è stato condotto senza che il rappresentante della Bosnia ed Herzegovina abbia mai effettuato una visita diretta alla riserva idrica ed ha inoltre utilizzato il carattere umanitario come un pretesto per effettuare dichiarazioni pregiudizievoli in merito al conflitto in generale. I membri di EAFJD hanno sottolineato come, dal confronto del disegno della risoluzione con il rapporto tecnico, è stato possibile constatare che la Marković ha deliberatamente esagerato le conseguenze del potenziale pericolo derivante dalla gestione idrica della regione ed ha tralasciato importanti dati e fatti dell’analisi tecnica non includendoli appositamente nella propria risoluzione.
Kaspar Karampetian, presidente di EAFJD, commentando quanto accaduto ha dichiarato che, grazie al respingimento del report stilato da parte di Robert Walter, definito da lui stesso pregiudizievole, il risultato delle votazioni può essere considerato in generale positivivamente. Secondo Karampetian, sia il britannico Walter che l’attuale Governo di Baku non sono riusciti nel loro sforzo di utilizzare il Consiglio di Europa come strumento di retorica anti-armena. In merito alla risoluzione adottata grazie al lavoro della Marković, Karampetian ha sottolineato e promosso la linea perseguita da EAFJD che sostiene come l’elemento umanitario sia stato utilizzato per proporre un disegno di risoluzione che rifletta le prospettive azerbaigiane del conflitto del Nagorno-Karabakh. In futuro, ha continuato il presidente, la diplomazia armena dovrà farsi carico di evidenziare i pericoli ambientali ed i problemi legati ai diritti umani dei cittadini armeni registrati nell’area di confine e causati dall’Azerbaigian.
La stampa armena nel frattempo ha affrontato ampiamente tale argomento ospitando interviste e dichiarazioni in opposizione alla risoluzione dell’Assemblea parlamentare; da notare la notizia apparsa su Armenpress nella quale si evidenzia come Markar Esayan, membro del Parlamento turco, deputato del Partito di Giustizia e Sviluppo (AKP) attualmente leader del Governo di Ankara e noto supporter delle posizioni turche in merito al genocidio armeno ed al conflitto del Nagorno-Karabakh, abbia votato in favore del rapporto di Robert Walter definito “anti-armeno” durante la sessione di Strasburgo di martedì.
I dubbi dell’Armenia sulla imparzialità dei report sono stati il tema centrale dei media nazionali: un alone di mistero aleggia sulla figura del britannico Robert Walter il quale, nel maggio del 2015, ha ricevuto la cittadinanza turca direttamente dal Ministro degli Esteri Mevlüt Çavuşoğlu per poter “coronare il suo sogno” di vivere in Turchia nella casa di Bodrum insieme alla moglie Feride Alp, cittadina con doppia nazionalità turca e britannica con la quale si è sposato nel 2011.
I dubbi della stampa armena sono aumentati quando, leggendo il report presentato da Walter, è possibile scorgere la menzione della sentenza espressa lo scorso 16 giugno 2015 dalla Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) in merito al caso “Chiragov ed altri contro l’Armenia” (per maggiori informazioni è possibile leggere Nagorno-Karabakh: Strasburgo dà ragione all’Azerbaigian), vero cavallo di battaglia di Baku nella sua politica internazionale, dimenticando però di citare anche la sentenza della Grande Camera della CEDU espressa lo stesso giorno in merito al caso “Sargsyan contro l’Azerbaigian” che in sostanza accusava Baku delle stesse violazioni dei diritti umani fatte da Erevan.
Un successo diplomatico per Baku.
Se quanto accaduto a Strasburgo ha scontetato la parte armena, ovviamente a Baku la risoluzione adottata dal PACE ed i due report presentati sono stati accolti positivamente e utilizzati per poter ribadire la linea politica azerbaigiana in merito al conflitto.
Asim Mollazade e Rasim Musabekov, membri del Parlamento e politici azerbaigiani, hanno esaminato quanto decretato martedì 25 a Strasburgo in un’intervista a Vestnik Kavkaz. Mollazade ha evidenziato come il report della Marković sia da considerare estremamente importante come baluardo della protezione dei diritti dell’Azerbaigian perché sottolinea l’atteggiamento aggressivo delle autorità che occupano i territori azerbaigiani e privano la popolazione azerbaigiana locale delle loro risorse idriche. Allo stesso tempo, continua Mollazade, l’abuso delle riserve di Sarsang può portare ad un disastro ambientale ed ogni minuto in più dell’occupazione è da intendere come una minaccia per la diga la cui distruzione o mal funzionamento può inondare larga parte dell’Azerbaigian. Data l’importanza degli eventi ed il rischio ambientale ed umanitario, Asim Mollazade, ha evidenziato inoltre come l’intervento dell’Unione Europea su tali tematiche è da considerarsi fondamentale; seppur respinto dalla maggioranza dell’Assemblea Parlamentare, il report del britannico Walter è stato accolto dal parlamentare azerbaigiano come un documento di informazione il cui scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica europea in merito alla situazione dei territori occupati dell’Azerbaigian.
Sulla stessa linea Rasim Musabekov il quale ha dichiarato che la diga di Sarsang non ha ricevuto manutenzione negli ultimi 25 anni e, se dovesse accadere qualcosa in merito a tale mala gestione, i villaggi e centri abitati di Tartar, situati nella parte inferiore del fiume, sarebbero inondati e si registrerebbe una catastrofe umanitaria. Musabekov ha tenuto a precisare che la diga era stata costruita con l’intento di conservare acqua in estate ed utilizzarla per irrigare le fattorie ed i terreni, ma l’Armenia ha deciso di controllare tali riserve idriche ed utilizzarle per i propri scopi energetici: infatti, secondo il parlamentare di Baku, durante l’inverno l’Armenia disperde l’acqua per generare energia causando però una mancanza di risorse idriche per l’estate quando i contadini azerbaigiani necessitano di queste per le proprie coltivazioni.
Fikret Sadikhov, politico azerbaigiano intervistato dal portale di informazione Trend.az, ha affermato che l’adozione della risoluzione della Marković deve essere vista come un successo della diplomazia azerbaigiana perché va a colpire direttamente la presenza delle forze armene sul territorio sovrano dell’Azerbaigian. Parlando invece del report stilato da Walter, Sadikhov ha dichiarato che esistono ancora dei dubbi in merito a coloro che si sono astenuti nella votazione e quindi si può ben sperare che tale argomento possa essere ripresentato successivamente con un esito differente.
L’opinione internazionale divisa.
La senatrice francese Nathalie Goulet, commentando i fatti accaduti a Strasburgo, ha voluto sottolineare come i due report e la risoluzione adottata potranno avere un impatto positivo sul processo di pace del Nagorno-Karabakh. Secondo Goulet gli eventi dimostrano chiaramente chi sia l’aggressore e che l’Armenia detiene una posizione sbagliata dal punto di vista storico e dal punto di vista del diritto internazionale. L’adozione della risoluzione in favore dell’Azerbaigian è cruciale, continua la senatrice francese ai microfoni del portale azerbaigiano Trend.az, e deve essere vista come uno step ulteriore per il riconoscimento internazionale dei diritti storici e legali dell’Azerbaigian in merito ai territori occupati.
Lo spagnolo Pedro Agramunt, nuovo presidente del PACE, ha notato come l’Europa abbia ancora un problema di conflitti non risolti i quali rappresentano una sfida per l’organizzazione. Tali conflitti, come quello del Nagorno-Karabakh, della Transinistria, dell’Ucraina e della Georgia, non sono ancora stati risolti ed è quindi compito dell’Europa adoperarsi per trovare una soluzione.
L’importanza del conflitto del Nagorno-Karabakh è stata avanzata dall’ex presidente del PACE, Anne Brasseur, durante il primo giorno di sessione iniziata il 25 gennaio con la conclusione prevista per il 29. Secondo Brasseur è necessaro trovare una soluzione del conflitto che oramai dura da anni, che non ha registrato nessun progresso, garantendo però ad entrambe le parti di veder riconosciuti i propri diritti. Tale soluzione, ha concluso l’ex presidente, non potrà essere ricercata e trovata fino a quando non termineranno le continue accuse reciproche di Armenia ed Azerbaigian.
Dagli Stati Uniti Adam Schiff ed Brad Sherman, membro della Commissione degli Affari Esteri, hanno ufficialmente espresso il proprio sdegno opponendosi alla decisione del PACE dichiarandola pregiudizievole, sostenitrice del Governo di Baku ed una minaccia per i negoziati di pace.
Secondo quanto riportato dalla Commissione Nazionale Armena dell’America, in una lettera al Segretario di Stato degli Stati Uniti John Kerry, Schiff ha richiesto che il Dipartimento di Stato chiarisca ai più alti livelli la propria visione della risoluzione adottata dall’Assemblea parlamentare a Strasburgo definita da lui stesso di parte, inaccurata e controproduttiva per la pace e la stabilità. La lettera di denuncia sottolinea come l’Azerbaigian ha continuamente perpetrato azioni provocative lungo la Linea di Contatto le quali hanno causato la morte o il ferimento di militari e civili e solleva dubbi sul fatto che la risoluzione non menzioni il rifiuto da parte del Presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev di installare tecnologie per monitorare l’utilizzo di cecchini ed artiglieria, a differenza di Armenia e Nagorno-Karabakh, secondo quanto proposto dal presidente della Commissione degli Affari esteri Ed Royce, da Eliot Engel e da più di 80 membri lo scorso novembre 2015.
Sherman, invece, nella sua lettera a John Kerry, ha invitato gli Stati Uniti a prendere una azione immediata nei confronti di una risoluzione vista come una minaccia per il ruolo di leadership del Gruppo di Minsk dell’OSCE nei negoziati di pace sul Nagorno-Karabakh considerando inoltre quanto fatto a Strasburgo come un insulto al popolo americano ed al lavoro e dedizione dei diplomatici del Dipartimento di Stato. Secondo Sherman, per generazioni il popolo europeo ha richiesto agli Stati Uniti di essere coinvolti nelle dinamiche dell’Europa, infatti nel ventesimo secolo centinaia di migliaia di cittadini statunitensi sono morti per portare la pace nel continente. Ora invece viene richiesto ad un gruppo presieduto da Francia, Russia e Stati Uniti di farsi da parte e cedere il passo ad un nuovo gruppo senza nessun coinvolgimento della Casa Bianca.
Conclusioni e note dell’autore.
Il conflitto del Nagorno-Karabakh continua a dividere l’opinione pubblica ed a registrare insuccessi nel processo di pace; il dibattito mediatico generato spesso da risoluzioni come questa del PACE metta in ombra il vero dato preoccupante che invece dovrebbe essere evidenziato, ossia che tale scontro ha causato e continuerà a provocare vittime e rifugiati in futuro e continuerà a minacciare la stabilità della regione. Quanto deliberato dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha notevolmente diviso l’opinione pubblica creando due schieramenti a favore o contro i report e la risoluzione; in tale articolo si è deciso di riportare soltanto alcune delle svariate dichiarazioni in modo da far comprendere al lettore le diverse posizioni sia di Armenia che di Azerbaigian e sia di una parte degli altri attori internazionali.
In sintesi, mentre Baku ha accolto con piacere quanto avvenuto a Strasburgo, perché ribadisce le proprie linee guida in merito al conflitto ed al Nagorno-Karabakh inteso come territorio occupato dalle forze armate armene, Erevan chiede maggiore professionalità e lealtà da parte di coloro che hanno elaborato tali report ed i disegni delle risoluzioni continuando ad affermare e supportare il pieno diritto di esistenza della Repubblica del Nagorno-Karabakh, attualmente non riconosciuta a livello internazionale.
Al momento della stesura del presente articolo i rappresentanti dei ministeri degli Esteri di Armenia ed Azerbaigian non avevano ancora commentato quanto avvenuto a Strasburgo. Si rimanda quindi il lettore ai loro siti web ufficiali (Ministero Esteri della Repubblica di Armenia – Ministero Esteri della Repubblica di Azerbaigian) per future dichiarazioni.