Nagorno-Karabakh: preghiera per la pace a Etchmiadzin. Karekin II, “il diritto a vivere in modo indipendente e libero è un dono divino inviolabile” (SIR 30.09.20)
Una solenne preghiera per la pace e la sicurezza dell’Armenia e della Repubblica dell’Artsakh (o Repubblica del Nagorno-Karabakh) è stata celebrata ieri nel Monastero di San Gayane che si trova nel Sacro Etchmiadzin, a 20 chilometri da Yerevan, sede del Catholicos Karekin II, capo e patriarca supremo della Chiesa apostolica armena e di tutti gli armeni. Al termine della liturgia, il Catholicos ha preso la parola e ha detto: “In questo momento cruciale della nostra storia, stiamo combattendo di nuovo per la libertà e l’indipendenza della terra dell’Artsakh, la sua vita pacifica, la difesa dei nostri valori sacri. Il diritto a vivere in modo indipendente e libero è un dono divino indiscutibile e inviolabile. Il nostro popolo è risoluto e determinato a proteggere questo diritto”. La situazione nell’area preoccupa anche le diplomazie internazionali. La tensione si è riaccesa tra domenica e lunedì, quando per tutta la notte sono continuati gli scontri tra gli armeni e l’esercito dell’Azerbaijan nella regione del Nagorno-Karabach. Secondo gli ultimi bilanci, sarebbero 39 le vittime. In una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza, le Nazioni Unite hanno esortato “un negoziato profondo e di contenuto” e invitato Armenia e Azerbaijan ad una tregua. Quello che però suscita maggiore preoccupazione è il coinvolgimento nell’area di conflitto di altre potenze. Lo stesso Catholicos lo ha sottolineato nel suo discorso ieri: “Condanniamo fermamente le ostilità scatenate dall’Azerbaijan contro la Repubblica dell’Artsakh, nonché le invasioni ai confini dell’Armenia. Le operazioni militari dell’Azerbaijan, condotte con il pieno appoggio della Turchia, sono contenute con coraggio dai soldati dell’esercito armeno”. Karekin esorta il popolo armeno a rimanere forte e unito nel difendere la Patria e prevenire ogni tentativo di violazione alla libertà e indipendenza e dice di aver inviato “messaggi ai capi di Stato, ai leader delle nostre Chiese sorelle, al clero, ai leader di varie organizzazioni interecclesiali” affinché si compiano tutti gli sforzi “per stabilizzare la situazione nella regione, ripristinare la pace, una vita sicura” e contenere “i processi dittatoriali e aggressivi dell’Azerbaijan”. “Le vite umane sono sacre”, ha concluso il patriarca supremo, e “qualsiasi violazione compiuta su di esse è un atto di malvagità”.