Nagorno Karabakh, nuovi movimenti di truppe (Osservatore Balcani e Caucaso 04.04.23)
Mentre proseguono movimenti di truppe e di mezzi nella zona di Lachin, dove il noto corridoio è in stato di blocco ormai da quattro mesi, e Baku e Yerevan si rimpallano la responsabilità degli sconfinamenti, c’è un altro fronte caldo che occupa la cronaca: la tensione crescente tra Azerbaijan e Iran
Nella notte fra il 29 e il 30 marzo c’è stato un nuovo spostamento di truppe intorno alla zona di Lachin. Stando alla dichiarazione ufficiale del ministero della Difesa azera “data la messa in servizio della nuova strada di Lachin, diverse alture tra i villaggi di Jaghazur [Cağazur] e Zabukh [Zabux] della regione di Lachin, le strade principali e ausiliarie, nonché vaste aree lungo il confine sono state prese sotto il controllo delle unità militari dell’Azerbaijan”. Le autorità de facto del Nagorno Karabakh hanno parlato di una chiusura notturna della Goris-Stepanakert fra i paesi di Aghvno e Tegh.
Sta quindi prendendo forma nell’area una nuova architettura di sicurezza e di viabilità man mano che la strada di Lachin viene in qualche modo dismessa, in base agli impegni contratti e come conseguenza del blocco che sta entrando ormai nel quarto drammatico mese. C’è una strada sterrata, la Tegh-Kornidzor che ora si congiungerà con un tratto già in funzione dall’agosto 2022.
Al recente Consiglio dei ministri il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha cercato di mettere ordine nelle informazioni che sono circolate su questi nuovi presidi militari, spiegando che il corridoio di Lahin sta subendo dei cambiamenti di percorso e che l’Armenia aveva accettato che la strada di Kornidzor passasse per il territorio azero, in attesa di ultimare i lavori su una strada che non attraversasse l’Azerbaijan. Gli accordi prevedevano che questa nuova tratta entrasse in funzione il primo aprile, ma l’Armenia ha comunicato a Baku di essere in anticipo, per cui ci sono stati movimenti di mezzi e uomini nella notte del 29 marzo. La strada è presidiata da guardie di frontiera armena che sono andate a sostituire una unità militare nel tentativo di normalizzare anche quel tratto di territorio.
Il Servizio di Sicurezza nazionale armeno ha riassunto in sette punti il quadro della situazione, precisando che ci sono dei problemi relativi alle mappe utilizzate da Armenia e Azerbaijan e che di conseguenza all’Armenia risulta che alcune postazioni azere si siano collocate dai 100 ai 300 metri all’interno del territorio armeno, ma che si sta cercando di evitare una escalation attraverso la consultazione di cartografi. Aggiustamenti del tracciato sono in corso e l’intelligence armena indica un miglioramento della situazione.
Pashinyan ha auspicato che anche gli azeri rimuovano i militari e li sostituiscano con guardie di frontiera e ha ricordato che per non minare la fiducia riguardante il traffico su strada andrebbe – come aveva già proposto – concordata una missione internazionale che monitori l’assenza di flusso di armi, mine e personale militare dall’Armenia all’Azerbaijan, ma – dice Pashinyan – a ciò Baku si oppone.
La tensione con l’Iran
La questione delle missioni internazionali in o per il Nagorno Karabakh è sempre stata estremamente spinosa, e se non è mai stato possibile mettere una forza di interposizione fino all’arrivo del peacekeepers russi nel 2020 lo si deve non solo alle posizioni configgenti sul tema e sulla composizione dell’eventuale missione da parte di Armenia e Azerbaijan, ma anche dal veto dell’Iran. Ciononostante ultimamente la posizione iraniana verso la missione europea sembra essersi ammorbidita. L’ambasciatore iraniano a Yerevan ha dichiarato che Teheran non si oppone alla presenza degli osservatori europei.
Non accenna a stemperarsi invece la tensione fra Azerbaijan e Iran, e Teheran vede oggi nella missione europea un fattore di stabilizzazione del confine. Come ha recentemente dichiarato il capo missione Markus Ritter, la missione potrebbe contribuire notevolmente alla pace impedendo con la sua presenza una offensiva primaverile, nel quadro attule delle crescenti violazioni di cessare il fuoco.
L’Iran teme che l’assertività e la supremazia militare azera insieme al sostegno turco portino Baku a portare avanti con la forza il progetto del così detto corridoio di Zangezur, una delle tante asperità negoziali che sono esplose dopo il conflitto. Con la creazione di questa striscia di terra che unirebbe Azerbaijan e Nakhchivan, l’Iran si troverebbe privato del suo confine nord con l’Armenia, che considera strategico. Già il confine tra gli armeni del Karabakh e l’Iran si è accorciato di 132 km per le perdite armene con la guerra del 2020 e Teheran ha reso chiaro ed esplicito che non intende tollerare ulteriori cambi di confine.
La tensione fra Baku e Teheran è sempre più palpabile, e viaggia anche sulle note dell’avvicinamento fra Azerbaijan e Israele. Il 29 e 30 marzo il ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov è stato a Gerusalemme dove ha inaugurato l’ambasciata azera in Israele. In occasione del loro incontro il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha dichiarato che: “Il ministro degli Esteri Bayramov ed io abbiamo concordato di formare un fronte unito contro l’Iran e di rafforzare la cooperazione bilaterale nei settori dell’economia, della sicurezza, dell’energia e dell’innovazione. A breve partirò per una visita ufficiale a Baku insieme ad una numerosa delegazione economica che rafforzerà ulteriormente i legami commerciali tra i due paesi”.
Mentre Bayramov era a Gerusalemme, il ministro degli Esteri Iraniano Hossein Amir-Abdollahian era a Mosca, dove la controparte russa ha sottolineato che: “Ci auguriamo che le attuali tensioni nei rapporti tra Baku e Teheran siano temporanee e vengano superate al più presto. Ciò contribuirà anche alla promozione della cooperazione trilaterale con la partecipazione di Russia, Iran e Azerbaijan, anche nell’ambito dell’interesse confermato da tutte le parti per la realizzazione di importanti progetti nell’ambito dello sviluppo del Corridoio di Trasporto Internazionale Nord-Sud.”
Una rassicurazione da parte di Sergey Lavrov che però non fa sbollire gli animi. Una nuova polemica si è scatenata per le dichiarazioni del Comandante iraniano delle Forze di Terra, Kioumars Heydari, che ha accusato Baku di ospitare forze “sioniste” e di aver utilizzato guerriglieri dell’ISIS durante la guerra dei 44 giorni. Gli ha risposto il ministero della Difesa azero che ha smentito energicamente e ha accusato l’Iran di aver fatto comunella con l’Armenia durante i 30 anni di occupazione del territorio azero, aggiungendo: “Oggi non è un segreto per nessuno che l’Armenia abbia due alleati nel mondo, uno è la Francia e il secondo è l’Iran.”
Il 28 marzo il deputato azero Fazil Mustafa è stato ferito a colpi di arma da fuoco. Mustafa è noto per le sue posizioni anti-iraniane e subito sono nate speculazioni sulla matrice dell’attentato. Ci sono stati sei arresti, e il ministero degli Esteri azero sospetta legami con l’Iran .