NAGORNO-KARABAKH: Non si spara per gioco (Eastjournal 20.11.15)
Anna Mazzone, giornalista di Panorama e Radio3, si occupa di Medio Oriente, Turchia e Caucaso e ha girato nel 2011 il documentario Nagorno-Karabakh, la guerra dimenticata. Recentemente è stata inserita nella black list dell’Azerbaigian, con il pretesto di esser entrata senza visto in territorio (secondo Baku) azero.
Nell’estate del 2014 c’è stata un’escalation di scontri, anche al confine azero-armeno: un segnale che l’Azerbaigian prepara un intervento armato?
Credo che l’aumento esponenziale delle spese militari dell’Azerbaigian negli ultimi tre anni indichi che il regime si sta preparando a iniziare una nuova guerra. Ci sono stati una decina di morti solo a settembre. Il Karabakh è un paese ostaggio di un regime, un paese che sta cercando di salvaguardare la sua indipendenza e la sua stessa sopravvivenza. Un attacco azero getterebbe tutta l’area nell’instabilità, creando enormi problemi all’intera comunità internazionale, legata a Baku dal “sacro vincolo” delle forniture di gas e petrolio.
Questo “conflitto congelato” non è invece utile all’Azerbaigian per compattare l’opinione pubblica nazionale, distogliendola dalle questioni di politica interna?
Il pericolo della ripresa di un conflitto in Nagorno-Karabakh è reale. Un dittatore come Aliyev è solito utilizzare la propaganda per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi concreti del suo Paese, ma è anche vero che in questo caso la crescente armenofobia in Azerbaigian mira ad avere un’opinione pubblica asservita qualora si spari il primo colpo di una nuova guerra contro l’Armenia. Continua