Nagorno-Karabakh: dopo la battaglia c’è una tregua tra Armenia e Azerbaijan (Ilprimatonazionale 03.04.16)
Roma, 03 apr – Un conflitto “congelato” vecchio di un secolo che nei giorni scorsi ha fatto registrare una piccola ma sanguinosa escalation. Movimenti di carri armati, elicotteri e con molta probabilità a giudicare dai danni alle case, anche di artiglieria da campo a razzi multipli. Tutto seguito dal consueto scambio di accuse tra il governo di Baku, Capitale dell’Azerbaijan e la dirigenza Armena. Gli armeni fino ad ora sostengono di aver eliminato 200 soldati Azerbaijani, di cui almeno 30 appartenenti alle forze speciali, mentre dall’altra parte della trincea si parla di di 100 caduti armeni, e diversi mezzi distrutti. Nella battaglia, che ha rischiato pericolosamente di allargarsi, sono rimaste coinvolte numerose case civili in cui almeno due sarebbero le vittime una appena dodicenne.
La regione del Nagorno-Karabakh è contesa sin dal 1923, da quando Stalin assegnò la zona, a maggioranza cristiana e popolata da armeni, alla giurisdizione dell’Azerbaijan mussulmano. Con l’esplosione di questo conflitto andò in pezzi la ricetta russa per le ex repubbliche sovietiche in cui intanto esplodevano conflitti etnici a lungo sopiti. Il nazionalismo distrusse la “pax socialista” e da li a poco cominciarono a collassare giganti come l’Urss e la Jugoslavia. Tra Arzebaijani e Armeni andò avanti fino al 1994 con quasi trentamila morti e migliaia di profughi ed episodi terribili di persecuzioni etniche e pogrom da entrambe le parti di cui oggi si cominciano a scoprire le fosse comuni. Fu una delle sanguinose “micro guerre” conseguenti alla destrutturazione dell’Urss come saranno quelle di Transnistria, Abkhazia e Ossezia.
Ma cosa cambia lo scenario degli ultimi mesi? Senz‘altro la rottura dei rapporti diplomatici tra Mosca e Ankara dopo l’abbattimento del bombardiere russo in Siria che ha quindi allontanato i due principali partners dei paesi in conflitto dai tavoli della trattativa. Il presidente Putin ha dichiarato, con un messaggio rivolto ad entrambi i contendenti, di cessare il fuoco, e di arrivare al più presto ad una tregua, che infatti è arrivata dopo poche ore, mentre il premier turco Erdogan ha ribadito che sosterrà la causa dei “cugini” Arzebaijani “fino alla fine”.