Nagorno-Karabakh, 2 soldati armeni uccisi e 2 azeri feriti in scontro a fuoco, PM Pashinyan: “Nuova guerra possibile” (Giornale d’Italia 01.09.23)
Due soldati armeni sarebbero rimasti uccisi in uno scontro a fuoco al confine con l’Azerbaijan nella mattinata di oggi, venerdì 1 settembre. A comunicarlo, il Ministro della Difesa armeno Seyran Ohanyan, che ha anche sottolineato la crescita della spirale delle tensioni tra i due Paesi del Caucaso Meridionale ed il rischio dello scoppio di un nuovo conflitto.
Aumenta la tensione in Nagorno Karabakh: scontro a fuoco tra forze azere e armene
“Due soldati armeni sono stati uccisi in azione ed uno ferito a causa del fuoco delle forze armate azere nei pressi del villaggio di Sotk“, riporta un comunicato dell’esercito armeno. Poche ore dopo, comunque, il Ministro Ohanyan avrebbe affermato che lo scontro sembrerebbe per il momento essere cessato.
A fare da controcanto alla versione di Erevan, tuttavia, è l’intervento del Ministro della Difesa azero, Zakir Hasanov: “Le forze armate azere hanno preso decise misure di contrasto dopo aver subito un attacco da parte di alcuni droni armeni nel quale due soldati sono rimasti feriti“. Secondo fonti di Baku, i velivoli senza pilota sarebbero decollati dal villaggio di Sotk.
Lo scontro a fuoco segue di alcuni giorni l’avvertimento lanciato dal primo ministro armeno Nikol Pashinyan, secondo il quale sarebbe “molto probabile” lo scoppio di una nuova guerra con Erevan nel prossimo futuro. Dal crollo dell’Unione Sovietica (a cui entrambi i Paesi erano sottoposti), l’area di confine del Nagorno-Karabakh è sempre stata interessata da scontri per accapararsene il controllo.
L’ultimo, in ordine di tempo, era stato quello del 2020, che per la cui violenza e dispiegamento di forze da parte dei due soggetti aveva perso il carattere della semplice faida, sfociando in una vera e propria guerra. Al termine del conflitto, l’Azerbaijan vittorioso aveva installato numerosi check point militari nell’area, con l’Armenia comunque non incline a riconoscere l’occupazione. Da alcuni mesi, infatti, si starebbero moltiplicando le occasioni di frizione, in una spirale di violenza che rischia di far naufragare definitivamente i colloqui di normalizzazione dell’area dei quali Russia, Ue e Usa si sarebbero fatte garanti.
L’Italia sostiene l’Azerbaijan in funzione anti-iraniana
Una situazione, quella in Nagorno-karabakh, che non manca di interessare il sistema Italia, con Roma impegnata nella costruzione dell’amicizia strategica con Baku (come del resto starebbero facendo molte delle principali cancellerie occidentali), considerata un importante fattore di contenimento dell’espansionismo dell’Iran (Teheran è probabilmente il principale alleato armeno, chiaramente in un rapporto sbilanciato a proprio favore) nell’area.
Numerosi negli ultimi mesi gli accordi tra Roma ed il governo azero, in particolare nel settore energetico. A partire dal giugno di quest’anno, poi, alla lista dei molti rapporti commerciali intrattenuti tra i due Paesi, si è aggiunto quello del settore della Difesa, con Leonardo che ha ufficializzato la vendita a Baku di un aereo da trasporto tattico C-27J Sparta, velivolo descritto dall’azienda come “ideale per missioni di trasporto militare, aviolancio di paracadutisti e materiali, supporto tattico alle truppe nell’ultimo miglio, operazioni dei corpi speciali“.