Mkhitaryan, niente Armenia: punta al rientro in gruppo. E presto sarà papà (corrieredellosport 11.11.19)
ROMA – Il neo ct Khashmanyan lo ha chiamato per presentarsi e sapere delle sue condizioni, Mkhitaryan senza giri di parole gli ha confessato che sta ancora completando il suo recupero e che la decisione della Roma di non farlo partire per l’Armenia era condivisa. Sia chiaro, il trequartista giallorosso giocherebbe per il suo Paese anche con una gamba sola, ma il buon senso ha prevalso soprattutto perché Henrikh è fuori da 42 giorni e ha già perso nove partite tra campionato ed Europa League.
La Federazione armena lo avrebbe voluto a Erevan per dare la carica allo spogliatoio per la partita contro la Grecia, in programma venerdì prossimo, invito declinato dal giocatore che non vuole perdere tre giorni di allenamento e rallentare i ritmi di recupero. Uno ‘strappo alla regla’ potrebbe farlo qualche giorno dopo, per raggiungere i suoi compagni di nazionale e della Roma al Barbera di Palermo per la sfida tra Italia e Armenia del 18 novembre.
Il fantasista in prestito dall’Arsenal adesso scalpita per tornare in campo e dimostrare il suo valore ai tifosi romanisti. La scorsa settimana ha sostenuto un lavoro personalizzato dando ottimi segnali di ripresa: insieme a due elementi dello staff di Fonseca, Mkhitaryan ha lavorato sul campo adiacente a quello dei suoi compagni di squadra calciando in porta, correndo e dribblando le sagome. La lesione all’adduttore della gamba destra rimediata contro il Lecce è ormai alle spalle, anche se l’armeno è stato costretto a fermarsi il doppio rispetto alle tre settimane previste. Un mese e mezzo di stop, ma già da domani Mkhitaryan potrebbe ricevere l’ok per tornare ad allenarsi parzialmente insieme ai compagni che non sono partiti per gli impegni con le nazionali.
Il trentenne punta alla convocazione per la prima gara dopo la sosta contro il Brescia. Si giocherà all’Olimpico, stadio dove alla sua prima in giallorosso ha trovato la rete, stadio che ha continuato a frequentare anche da infortunato. In più di un’occasione infatti Mkhitaryan insieme alla moglie ha assistito alle gare della Roma dai palchetti d’onore, l’ultima quella contro il Napoli. Presto lui scenderà negli spogliatoi, mentre invece Betty Vardanyan comincerà a prepararsi per il lieto evento. La coppia armena infatti aspetta un figlio, e verso aprile nascerà il primogenito di Mkhitaryan. Un ulteriore legame con Roma e la Roma, città e squadra che hanno stregato Henrikh e la moglie.
In patria lo volevano lì, per stare vicino alla sua nazionale. Perché battendo la Grecia venerdì l’Armenia avrebbe ancora la possibilità di qualificarsi all’Europeo (ma solo in caso di clamorosa sconfitta della Finlandia in casa contro il Liechtenstein) e allora il nuovo c.t. armeno Petrosyan gli aveva chiesto di esserci. Anche solo come presenza morale. E invece Henrikh Mkhitaryan ha deciso di dare la precedenza alla Roma e di restare a Trigoria per riprendere il volo. Già, perché il fantasista giallorosso è ormai a un soffio dalla ripresa e vede la sfida con il Brescia del prossimo 24 novembre come un nuovo inizio.
Da oggi Mkhitaryan dovrebbe tornare a disposizione di Fonseca. Possibile che nei primi giorni di questa settimana faccia ancora un lavoro a parte, ad hoc, ma ormai dovremmo esserci, il rientro è già programmato. La lesione tendinea all’adduttore destro riportata il 30 settembre scorso dovrebbe essere solo un brutto ricordo. In questo stop di oltre 40 giorni Micki ha saltato 9 partite, di cui sei di campionato e tre di Europa League. Tante, troppe per restare ancora ai box. E allora bisogna riprendersi il tempo perso, anche perché la sua fantasia e la sua imprevedibilità servono come il pane alla manovra giallorossa. “Con il suo rientro anche Dzeko tornerà al top”, ha detto ieri a Nyon il tecnico portoghese, che ha già messo in calendario il suo utilizzo al ritorno dalla sosta. Probabilmente già contro il Brescia. Perché Mkhitaryan – se sta bene – davanti può davvero fare la differenza. Un po’ come quando alla Roma c’era Salah, uno che dava assistenza e palloni d’oro a Dzeko. Micki può fare un po’ lo stesso, anche perché Fonseca tende a schierarlo più dentro il campo che fuori e quindi più vicino a Dzeko che non lontano da lui.