Missione UE in Armenia: partito il monitoraggio (Osservatorio Balcani e Caucaso 28.02.23)
La missione di monitoraggio civile disarmata dell’Unione europea (EUMA) in Armenia ha iniziato da qualche giorno a monitorare il confine con l’Azerbaijan. Il suo compito è quello di creare un ambiente più favorevole per i negoziati tra Yerevan e Baku
Come previsto, il 20 febbraio la Missione dell’Unione europea in Armenia (EUMA) ha iniziato a monitorare il fragile confine del paese con il vicino Azerbaijan con l’apertura del suo quartier generale nella città meridionale di Yeghegnadzor. Il monitoraggio – realizzato da civili – sarà realizzato da personale distaccato da vari stati membri dell’UE tra cui Francia, Germania, Lituania, Paesi Bassi e Svezia.
“Il personale esclusivamente civile dell’EUMA sarà di circa 100 persone in totale, di cui circa 50 osservatori disarmati”, ha annunciato lunedì 20 febbraio il Consiglio europeo dell’Unione europea in un proprio comunicato. La missione ha avviato immediatamente il suo lavoro di monitoraggio al confine.
“L’EUMA contribuirà alla sicurezza della popolazione, rafforzerà la fiducia sul terreno e sosterrà gli sforzi dell’UE nel processo di pace tra Armenia e Azerbaijan”, ha twittato l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell.
L’EUMA continuerà in forma ampliata e biennale il lavoro di una precedente missione di monitoraggio dell’Unione europea (EUMCAP) in Armenia, composta da 40 persone e durata due mesi. “Contribuirà alla stabilità e alla pace nella regione”, ha annunciato l’ufficio del primo ministro Nikol Pashinyan dopo un incontro con Stefano Tomat, comandante delle operazioni civili del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE).
Tuttavia, nonostante il precedente, alcuni media armeni hanno riportato la notizia in modo impreciso, arrivando addirittura ad affermare che, mentre 50 dei 100 membri del personale saranno “osservatori disarmati”, i restanti 50 potrebbero portare armi. Altri rapporti parlavano erroneamente di 100 osservatori e non 50, mentre un altro ancora si riferiva addirittura all’EUMA come a “forza di terra dell’Unione europea”.
Nessuna di queste affermazioni era corretta, tuttavia, e tutte erano potenzialmente dannose per la missione prima ancora che fosse stata operativa per un giorno intero. In tutta onestà, il fraintendimento potrebbe essere legato alla presenza di gendarmi e agenti di polizia distaccati dalla Francia e dalla Germania, evidenziando come per l’UE non sarà facile gestire le aspettative locali per la missione.
“In qualità di osservatori non sono più poliziotti, anche se nel caso di EUMM Georgia alcuni poliziotti distaccati hanno deciso di indossare le loro uniformi. Ma sono sempre disarmati”, chiarisce Tobias Pietz, vice Capo analista presso il Center for International Peace Operations (ZIF), un’agenzia governativa tedesca che fornirà anche personale all’EUMA.
Tuttavia, si sarebbe potuto evitare tale confusione tutt’al più che – come sottolineato dallo stesso Tobias Pietz – in Caucaso dalla fine del 2008 l’UE gestisce anche un’altra missione civile disarmata della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) nella regione, la missione di monitoraggio dell’Unione europea (EUMM), che monitora i confini amministrativi della Georgia (ABL) con le repubbliche separatiste di Abkhazia e Ossezia del Sud dopo la guerra dell’agosto 2008 con la Russia.
Il capo-missione dell’EUMA sarà un altro agente di polizia, Markus Ritter, capo del quartier generale della polizia federale tedesca a Stoccarda ed ex capo della missione consultiva dell’Unione europea (EUAM) in Iraq. La missione pattuglierà solo lungo i confini dell’Armenia con l’Azerbaijan e il Nakhichevan. Non potrà monitorare all’interno del territorio dell’Azerbaijan, incluso il Karabakh.
Tuttavia, a Baku sono state sollevate preoccupazioni.
“A differenza della precedente versione temporanea della missione, non esiste un programma di pace chiaro e nessun coordinamento con l’Azerbaijan”, afferma l’analista del centro di ricerca Topchubashov Mahammad Mammadov. “Potrebbe danneggiare l’immagine dell’UE come intermediario equidistante nella regione e Baku è molto preoccupata di perdere il canale di mediazione dell’UE, scelta preferita per una serie di motivi”.
“Se si invia una missione solo dalla parte armena senza il consenso di Baku, si potrebbe creare un’impressione sbagliata. Baku potrebbe vederlo come un segno di ostilità”, ha riportato l’International Crisis Group citando un anonimo funzionario dell’UE. “Il dispiegamento della missione dell’UE in Armenia dovrebbe tenere conto dei legittimi interessi dell’Azerbaijan e le sue attività […] non dovrebbero minare la fiducia reciproca”, aveva già affermato in un comunicato il ministero degli Affari esteri dell’Azerbaijan.
Preoccupazioni sono state sollevate anche dagli analisti armeni: il direttore del Centro per gli studi strategici politici ed economici di Yerevan, Benyamin Poghosyan, ha avvertito che il dispiegare l’EUMA sul terreno non può escòludere nuove violenze, ma semplicemente riduce il rischio che si verifichino. Inoltre – ha affermato pubblicamente – l’Armenia non dovrebbe considerare l’EUMA come una scusa per ritardare l’avanzamento dei negoziati.
“Alcuni ambienti in Armenia ritengono che l’UE abbia inviato osservatori in Armenia solo per scoraggiare future possibili aggressioni azere, svolgere il ruolo di cuscinetto e fornire all’Armenia il tempo necessario per aumentare le sue capacità militari ed essere in grado di respingere future aggressioni azere su propria […] L’UE vede il potenziale dispiegamento di una nuova missione di osservazione da un’angolazione diversa”, ha scritto Poghosyan a gennaio. “Ha senso solo se l’Armenia e l’Azerbaijan sono impegnati in seri negoziati di pace in cui l’UE svolge un ruolo significativo”.
Anche la Russia ha espresso preoccupazione per la presenza di un nuovo attore della sicurezza nella regione, e in particolare sul suolo del tradizionale alleato.
“Vediamo in questi tentativi uno sfondo prettamente geopolitico che è lontano dagli interessi di una reale normalizzazione delle relazioni nel Transcaucaso”, ha affermato Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. “Si sta facendo di tutto per estromettere la Russia dalla regione e indebolire il suo ruolo storico di principale garante della sicurezza”, ha accusato.
Forse in risposta, il giorno seguente, un alto legislatore del governo, Hayk Konjoryan, ha detto all’ufficio di Yerevan di RFE/RL che l’Armenia sarebbe anche pronta ad accettare una missione di monitoraggio dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO) guidata da Mosca. Tuttavia, ha aggiunto, ciò potrebbe accadere solo se la CSTO definisse chiaramente dove si trovano i confini dell’Armenia, motivo iniziale per cui Pashinyan ha rifiutato tale missione all’inizio di questo mese .
È probabile che tali preoccupazioni vengano nuovamente sollevate sia da Baku che da Mosca durante i due anni di mandato dell’EUMA.
“Gli osservatori devono prestare attenzione all’altro attore importante nella regione, la Russia, che ha guardie di frontiera e militari lungo il confine dell’Armenia con l’Azerbaijan”, ha scritto l’analista senior dell’International Crisis Group Olesya Vartanyan per la rivista International Politics and Society della Friedrich-Ebert-Stiftung.
“L’UE dovrebbe fornire alla sua missione gli strumenti per facilitare il dialogo tra l’esercito armeno e l’Azerbaijan e le guardie di frontiera disposte lungo il confine se ciò può aiutare a prevenire o attenuare la violenza”, ha inoltre osservato, forse riferendosi a qualcosa di simile al Meccanismo di prevenzione e risposta agli incidenti (IPRM) che l’EUMM ha istituito sugli ABL (confini amministrativi) in Georgia.
Mentre ci sono pochi altri dettagli disponibili su EUMA, l’Unione europea vede davvero la missione come uno strumento per creare un ambiente più favorevole per i negoziati tra Yerevan e Baku. In effetti, quello era stato anche lo scopo della precedente missione EUMCAP, anche nell’assistere il compito di demarcazione e delimitazione dei confini.
È anche quest’ultima possibilità, e quello che sembra essere un tentativo implicito di scavalcare i dettagli del cessate il fuoco trilaterale del novembre 2020 e delle successive dichiarazioni, che ha infastidito Mosca.
“L’attuazione degli accordi è il modo più diretto per migliorare la situazione nella regione”, ha affermato Zakharova, “compresi passi come lo sblocco delle comunicazioni di trasporto, la delimitazione del confine armeno-azerbaijano, l’instaurazione di contatti tra pubblico, esperti, circoli religiosi e parlamentari dei due paesi, nonché negoziati per l’elaborazione di un trattato di pace”.
È troppo presto per dire quanto successo avrà EUMA, ma molti analisti ritengono che potrebbe contribuire alla pace e alla stabilità sul confine tra Armenia e Azerbaijan. Alcuni come Poghosyan, tuttavia, avvertono che, se non accompagnati da un’autentica ripresa del Processo di Bruxelles, tali sforzi potrebbero portare addirittura di un aumento della rivalità regionale nel Caucaso meridionale.
Ci sono però alcuni segnali di speranza. Nonostante l’improvvisa cancellazione di un incontro del 7 dicembre tra Aliyev e Pashinyan con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel a Bruxelles, il percorso negoziale dell’UE non sembra essersi interrotto.
“Abbiamo ripetutamente riaffermato il nostro impegno per il processo di pace, in particolare il processo di Bruxelles”, ha affermato il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev durante una sessione alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco il 18 febbraio scorso. “Ieri durante un incontro con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel [e] oggi durante un incontro con il segretario di Stato Blinken”.
Durante la conferenza, per inciso, Aliyev aveva incontrato Michel per discutere della nuova missione dell’UE in Armenia, anche se non si conoscono altri dettagli. Il 25 febbraio il Rappresentante speciale dell’UE per il Caucaso meridionale ha annunciato durante un’intervista nuovi sforzi per rivitalizzare il processo di Bruxelles, sebbene la data di un possibile incontro tra Michel, Aliyev e Pashinyan sia ancora da definire.