Mahsa Amini: Chiesa armena cancella i festeggiamenti per Natale e Capodanno (Asianews 05.01.22)
La cattedrale di Vank non ha posizionato le tradizionali luminarie, banditi i fuochi d’artificio. La versione ufficiale parla di “restauri” per l’ingresso fra i siti Unesco, ma per i fedeli – nel mirino della polizia – è un “sostegno implicito” alle manifestazioni. Da Khamanei toni conciliatori verso le donne che non indossano correttamente il velo.
Teheran (AsiaNews) – Una delle più importanti chiese armene in Iran, la cattedrale di Vank a Isfahan, ha cancellato le annuali celebrazioni per il Natale – che gli armeni festeggiano il 6 gennaio – e il Nuovo Anno. Un gesto che molti considerano un “segno di solidarietà” con le manifestazioni pro-democrazia, iniziate a settembre dopo la morte della 22enne curda Mahsa Amini per mano della polizia della morale per non aver indossato correttamente il velo islamico e represse nel sangue. Nel frattempo il leader supremo Ali Khamenei usa toni conciliatori sull’hijab, nel tentativo di arginare l’ondata di protesta ormai estesa a tutto il Paese.
Le decorazioni natalizie e i fuochi d’artificio a Capodanno sono una tradizione alla Vank Church di Isfahan, e attirano folle di fedeli e curiosi. Tuttavia, quest’anno la chiesa non è stata decorata con le tradizionali luci e, al loro posto, vi era uno striscione appeso nei giorni precedenti la vigilia di Capodanno in cui si annunciava la cancellazione delle celebrazioni. La versione ufficiale è che il sito è in fase di restauro per registrare la chiesa come patrimonio Unesco, ma molti leggono anche un “sostegno seppure implicito” alle manifestazioni.
In ogni caso la mossa dei leader cristiani – approvata dalla maggioranza dei fedeli – non è passata inosservata fra i vertici governativi locali e la polizia. Il primo giorno dell’anno, infatti, un gruppo di agenti è intervenuto ordinando ai fedeli che si stavano riunendo all’esterno del luogo di culto di “andarsene”, presidiando (nella foto) l’area nelle ore successive.
Nelle settimane precedenti le feste, reparti dell’intelligence avevano fatto pressione sui vertici della Chiesa assiro-caldea e armena perché non pubblicassero dichiarazioni critiche o di sostegno alla protesta. Ciononostante, decine di cristiani hanno registrato e diffuso messaggi di vicinanza e solidarietà, mentre almeno 50 giovani assiri hanno ricevuto minacce e intimidazioni per alcuni post diffusi sui social. A fine novembre la 38enne cristiana Bianka Zaia è stata arrestata per “coinvolgimento” nelle manifestazioni di piazza e per “propaganda contro lo Stato”.
Nel frattempo è tornata libera l’attrice iraniana Taraneh Alidousti, imprigionata il mese scorso e rinchiusa nel carcere di Evin per aver partecipato alle proteste contro il regime. La donna ha ottenuto il rilascio dietro pagamento di una cauzione di quasi 225mila euro, dopo aver trascorso diverse settimane nella sezione in cui si trovano i detenuti politici. La prima immagine all’uscita dalla cella la ritrae mentre saluta e senza indossare l’hijab.
Sul velo islamico è intervenuto anche l’ayatollah Ali Khamenei, sottolineando che anche le donne che non lo indossano correttamente sono “nostre figlie” e non vanno emarginate. Durante un incontro tenuto ieri con femministe filo-governative, la guida suprema ha ribadito che “l’hijab è una necessità religiosa e inviolabile. Tuttavia, questa necessità inviolabile – ha proseguito – non significa che se una lo indossa in modo imperfetto [magari mostrando una ciocca di capelli, come nel caso di Mahsa Amini] debba essere accusata di atti contrari alla religione o alla Rivoluzione [islamica]”. Khamenei ha anche coniato un termine che potrebbe diventare presto di uso comune nei media iraniani, descrivendo il velo che non copre per intero i capelli come “hijab debole”. Esso, ha aggiunto, non è “una buona cosa, ma non dovrebbe far sì che la persona sia vista al di fuori della religione e della rivoluzione, tutti noi abbiamo difetti da correggere”.