L’Italia condanni l’agressione Azera
L’abbattimento dell’elicottero armeno privo di munizioni delle forze armate del Nagorno Karabakh da parte dell’esercito azero lungo la linea di demarcazione tra l’Azerbaigian e la repubblica del Nagorno Karabakh non è stata solo una gravissima violazione dell’accordo di cessate il fuoco del 1994 e un atto vile costato la vita a tre aviatori armeni, ma rappresenta una pericolosissima scintilla nella polveriera del Caucaso.
Solo una dittatura come quella azera poteva arrivare ad abbattere un velivolo avversario dopo che negli ultimi mesi si è più volte sfiorata la ripresa di quel conflitto armato che agli inizi degli anni Novanta insanguinò la regione.
I video postati sulla rete hanno stroncato il puerile tentativo degli azeri di giustificare l’atto come la difesa da una aggressione armena.
Nel filmato realizzato dallo stesso gruppo di soldati azeri che hanno sparato il missile terra aria che ha abbattuto l’elicottero si vedono due elicotteri che procedono lontani, molto lontani, in parallelo lungo la linea di confine. Distanza e lontananza testimoniano che non avevano alcun intento aggressivo ma solo dimostrativo dal momento che si stavano svolgendo esercitazioni su vasta scala come spesso durante l’anno si effettuano da una parte e dall’altra.
I soldati azeri sono eccitati alla vista dei due elicotteri, peraltro la lontananza degli stessi rende difficile all’inizio l’inquadratura video. Il missile colpisce il secondo mezzo che si schianta al suolo nella terra di nessuno che separa le postazioni armene da quelle azere.
Per tutto il pomeriggio gli azeri hanno bersagliato con armi di medio calibro quell’area per impedire i soccorsi.
In un altro video realizzato dalla sponda del Nagorno Karabakh si vede l’apparecchio che sta precipitando in fiamme al suolo, vicinissimo alle postazioni armene e sempre con traiettoria parallela alla linea di confine.
L’abbattimento dell’elicottero è un atto gravissimo che, dopo la tempestiva condanna dell’UE, l’Italia deve condannare con fermezza per evitare le conseguenze di una nuova guerra regionale che avrebbe effetti devastanti non solo su tutta l’area caucasica ma anche per il nostro continente soprattutto da un punto di vista energetico.
Chiediamo alle istituzioni, ai partiti, alle associazioni italiane di solidarizzare con il popolo armeno in difesa della libertà del Nagorno Karabakh- Artsakh e per la sicurezza e stabilità dell’intera regione.