L’ipocrisia dei flagellanti: perché è inutile e controproducente gridare “Europa, vergognati!” (Globalist 06.09.15)
Mi si perdoni il metalogismo: personalmente, ritengo che di fronte alla foto di Aylan Kurdi, il piccolo profugo siriano trovato morto sulla spiaggia di Bodrum, dire “Europa vergognati” invece, al limite, di “Isis vergognati” equivalga, dal punto di vista logico, a rispondere alla domanda “che ore sono?” con “oggi pasta e fagioli”. A me sembra, infatti, che corrisponda ad uno di quei casi in cui l’emotività di massa prende il sopravvento in modo delirante sulla ragione.
Occorre innanzitutto capire perché il piccolo Aylan sia dovuto morire lontano da casa, sia dovuto scappare dai fantasmi del suo paese invece di potervi crescere libero e felice; e questo indipendentemente dal fatto che insieme alla famiglia vivesse in Turchia come rifugiato da tre anni, e per tale motivo si fosse visto rifiutare i documenti d’asilo politico dal Canada, paese in cui il padre pensava di approdare illegalmente via mare passando per Kos, come scrive il Guardian il 3 settembre. Aylan è comunque morto dopo esser stato costretto a lasciare il suo paese a causa della guerra civile, è divenuto un simbolo in tal senso e le elucubrazioni sull’opportunità o meno di compiere una traversata pericolosa quando non si è in immediato pericolo di vita lasciano il tempo che trovano, profugo o clandestino che fosse, specialmente conoscendo il trattamento riservato in Turchia alla gente di origine curda (ma le cose, come vedremo spesso nel presente articolo, sono sempre più complicate di come sembrano, specialmente quando si individuano vittime e carnefici in modo eccessivamente manicheo: la minoranza curda fomentata nell’odio etnico dai Turchi, ad esempio, partecipò attivamente al primo genocidio armeno del 1894-1896). Vai al’articolo…