L’Europarlamento tra ipocrisia e giri di valzer (il Roma.net 26.11.24)

Con notevole ritardo rispetto agli eventi che hanno da sempre caratterizzato la politica aggressiva dell’Azerbaijan nei confronti dei suoi vicini Armeni e della enclave armena del Nagorno – Karabakh, il Parlamento Europeo ha lanciato nelle scorse settimane e per la prima volta una denuncia nei confronti del regime azero.

Il governo di Baku è stato finalmente accusato di non rispettare i diritti umani e la risoluzione adottata a maggioranza dagli europarlamentari sollecita l’Unione Europea a riesaminare le caratteristiche della sua significativa dipendenza energetica da quello Stato.

Si tratta di una presa di posizione confusa e tardiva, oltre che contraddittoria e ridicola, assunta senza valutare e soppesare alcunché, in linea perfetta, quindi, con tantissime altre risoluzioni dell’Europarlamento.

Che la Repubblica dell’Azerbaijan sia un regime sostanzialmente e strutturalmente dittatoriale è un dato di fatto che non può essere cancellato dal ricorso ad alcuni aspetti formali di carattere parlamentare – vero e proprio specchietto per le allodole – e che sia da sempre un regime repressivo, sin dalla sua nascita con l’implosione della vecchia Unione Sovietica, è sotto gli occhi di tutti.

Ciò che fa riflettere è questa improvvisa presa di coscienza dell’Europarlamento. Ricordiamo, infatti, che la dipendenza energetica dell’Europa dall’Azerbaijan è stata notevolmente incrementata nel tempo proprio grazie ai fondi dell’Unione Europea e alla costruzione del gasdotto Tap/Tanap e con l’inizio della crisi russo-ucraina del febbraio del 2022 ha assunto caratteristiche e dimensioni rilevantissime, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza europea dal gas russo.

L’Azerbaijan ha insomma lucrato e sta lucrando tantissimo da questo rinnovato e potenziato rapporto commerciale con l’Europa e su questo ha, a sua volta, investito moltissimo al fine di consolidare sempre più la sua condizione di partner privilegiato dell’UE. Lo ha fatto tramite una politica di “lobbying” molto forte negli ambienti politici, economici e finanziari di Bruxelles e attraverso un’intensa e continua attività di “soft power” e di potere persuasivo nei confronti delle istituzioni europee, di molte personalità politiche dell’Unione e di tantissimi eurodeputati.

E proprio in quest’ambito non sono mancati anche alcuni casi di corruzione, miranti ad ammorbidire e facilitare il sistema relazionale con il regime azero che è sempre stato fortemente deficitario nel campo del rispetto dei diritti umani e della libertà di espressione.

Ma ora, con l’ultima recentissima guerra contro l’Armenia, la conquista definitiva dell’“enclave” armena del Nagorno-Karabakh da parte dell’esercito azero e il conseguente drammatico esodo forzato di tutta la popolazione armena di quel territorio conteso, l’Azerbaijan ha potuto chiudere vittoriosamente il suo straziante e triste capitolo di guerre e di soprusi nei confronti della minoranza armena, complice il silenzio ipocrita e interessato dell’Europa.

Ed ecco che lo scenario cambia improvvisamente. Un Azerbaijan sempre più vittorioso sul campo e politicamente tracotante, forte del suo tener in pugno l’Europache continua ad avere bisogno del gas azero, essendosi volutamente preclusa quello russo, ha raggiunto oramai tutti i suoi obiettivi politici per quanto concerne i rapporti con Bruxelles e non ha più bisogno di persuadere, di blandire di compiacere e di mostrarsi prodigo per farsi accettare e per far dimenticare il suo deficit in materia di diritti umani.

E proprio ora, guarda un po’, gli eurodeputati si ricordano finalmente che in quel paese la libertà e la democrazia non sono cose scontate e che c’è qualcosa che non va e chiedono di fare marcia indietro. Ma finora dov’erano? Su Marte? L’ipocrisia e il lento suicidio dell’Unione Europea continuano. Non si tratta di dissonanza cognitiva, ma di mala fede mista a stupidaggine.

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