Lettera aperta delle donne del Nagorno alla Von der Leyen: «ci aiuti siamo disperate». Il Papa all’Angelus: «condizioni disumane» (Il Messaggero 29.01.23)
«Le scriviamo perché lei è la donna più potente del mondo, ma anche perché è una madre che ama i suoi sette figli e ha a cuore la sua preziosa famiglia. Dal profondo del nostro cuore, le chiediamo di stare dalla parte delle donne e dei bambini che vivono in Nagorno-Karabakh e la imploriamo a fare tutto ciò che è in suo potere per far cessare all’Azerbaigian il suo crudele blocco». Le donne armene che vivono in nella enclave contesa hanno mandato alla Presidente Ursula Von der Leyen una lettera aperta per descrivere la situazione umanitaria ormai sull’orlo del collasso e denunciata all’Angelus anche da Papa Francesco con parole durissime («Sono vicino a tutti coloro che, in pieno inverno, sono costretti a far fronte a queste disumane condizioni»).
All’origine del blocco dell’unica via di comunicazione esistente – il corridoio di Lachin – che permette di raggiungere il Nagorno-Karabakh vi è una guerra strisciante tra armeni e azeri che si trascina irrisolta da anni. Dal 12 dicembre nessun abitante può uscire, né entrare, così come è impedito il transito normale di tir e altri veicoli che trasportano beni indispensabili. Inoltre l’energia elettrica e le forniture di gas, nonostante le temperature proibitive sul Caucaso, vengono negate.
«Stiamo morendo di fame e di freddo – si legge – sotto gli occhi di tutto il mondo! Siamo sotto il blocco dell’Azerbaigian che ci nega il gas e l’elettricità. Questo è semplicemente terrorismo energetico” si legge nella lettera nella quale si ricorda che scolari e studenti non possono frequentare asili e scuole perché non hanno il riscaldamento. «I nostri medici non possono nemmeno eseguire operazioni e salvare vite umane. La nostra popolazione di 120.000 persone è tenuta prigioniera».
«Il corridoio di Lachin, il nostro unico collegamento con il mondo, è bloccato dall’Azerbaigian dal 12 dicembre. I nostri figli sono rimasti senza: cibo, elettricità, calore , accesso a forniture e cure mediche, opportunità di studiare. Possiamo sopportare molto per il bene dei nostri figli, ma abbiamo bisogno di aiuto urgente e di una voce. Non permetteremo che i nostri figli vengano uccisi in silenzio» scrivono le donne armene nella lettera alla Von der Leyen.
Il 23 gennaio il Consiglio europeo ha deciso di istituire una missione civile dell’Unione Europea in Armenia (Euma) nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune. L’obiettivo della missione è contribuire alla stabilità nelle zone di confine dell’Armenia, rafforzare la fiducia sul terreno e garantire un ambiente favorevole agli sforzi di normalizzazione tra l’Armenia e l’Azerbaigian, sostenuti dall’Ue. «L’istituzione di una missione dell’Ue in Armenia avvia una nuova fase dell’impegno dell’Ue nel Caucaso meridionale. L’Ue continuerà a sostenere gli sforzi di allentamento della tensione e si impegna a collaborare strettamente con entrambe le parti per raggiungere l’obiettivo finale di una pace sostenibile nella regione» ha spiegato l’Alto Rappresentante Josep Borrell. In risposta alla richiesta dell’Armenia, l’Euma effettuerà pattugliamenti di routine e riferirà, cosa che dovrebbe consentire all’Ue di valutare meglio la situazione. La missione contribuirà anche agli sforzi di mediazione nel quadro del processo guidato dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel.