L’ECONOMIA DELL’ARMENIA E LE POSSIBILITÀ DI INVESTIMENTO: INTERVISTA AL MINISTRO VAHAN KEROBYAN (Notizie Geopolitiche 26.10.22)

di Silvia Boltuc e Giuliano Bifolchi * –

EREVAN (Armenia). Dopo la pandemia e il conflitto del Nagorno-Karabakh del 2020 l’economia armena ha iniziato a riprendersi nel 2021 registrando una crescita significativa nel 2022 con una previsione ottimistica per il prossimo anno.
Nel 2020 l’Armenia ha affrontato, come l’intero sistema internazionale, la pandemia che ha generato diversi problemi nel sistema economico nazionale. Nello stesso anno il Caucaso meridionale ha assistito al conflitto del Nagorno-Karabakh del 2020, che ha cambiato l’assetto geopolitico regionale e influenzato il sistema sociopolitico e finanziario armeno.
Se l’anno 2020 ha condizionato enormemente la performance economica armena, dal 2021 il paese ha iniziato a riprendersi registrando un trend positivo. Infatti, nel suo report sull’aggiornamento economico dell’Europa e dell’Asia centrale (ECA) del 2022 di ottobre, la Banca Mondiale aveva previsto una crescita dell’economia armena del 7% nel 2022, del 4,3% nel 2023 e del 5,2% nel 2024.
Durante la missione ufficiale a Yerevan per il progetto “Discovering & Analysing Armenia”, SpecialEurasia , in media partnership con Notizie Geopolitiche, ha incontrato Vahan Kerobyan, ministro dell’Economia della Repubblica di Armenia, per comprendere quale sia l’attuale performance economica armena, i principali settori trainanti dell’economia, le opportunità di investimento e le politiche economico-fiscali volte ad attrarre investitori.

– Signor ministro, potrebbe dirci qual è la situazione attuale dell’economia armena?
“Quest’anno l’economia dell’Armenia ha avuto una crescita significativa che ha avuto riflessi anche sul PIL che è aumentato del 14%, stima che potrebbe raggiungere quota 15% di crescita a fine anno.
Questa tendenza positiva deriva da diversi fattori, anche se tra i primi vorrei citare il trasferimento dei cittadini russi sul territorio armeno dovuto al conflitto in Ucraina. Attualmente abbiamo 116 mila cittadini russi che si sono trasferiti in Armenia, di cui metà di origini armene e l’altra metà propriamente russi, i quali sono giunti nel nostro paese grazie alle nostre condizioni favorevoli come, ad esempio, un elevato standard democratico, la sicurezza delle città, un basso tasso di criminalità e la presenza di diverse strutture sanitarie. Altro fattore che ha spinto i russi a trasferirsi in Armenia è quello linguistico considerando che la lingua russa è ampliamente parlata e conosciuta nel nostro paese.
Il problema più grande derivante da questo flusso migratorio dei cittadini russi è rappresentato dagli alti prezzi degli affitti, perché la domanda interna è aumentata. Anche se il nostro governo sta cercando di contrastare questo problema, dopo la parziale mobilitazione in Russia, l’Armenia ha sperimentato altri flussi migratori russi che stanno rendendo complicato il nostro lavoro.
I russi presenti in Armenia lavorano in diversi settori, tra cui spicca quello dell’IT: dall’inizio del 2022, infatti, abbiamo registrato un aumento del 50% dei posti di lavoro in questo ambito. Ne consegue, quindi, che la presenza russa in Armenia potrebbe essere considerata come il primo contributo alla crescita della nostra economia e della domanda interna. Sempre analizzando questo fenomeno e a partire dall’inizio del conflitto in Ucraina, l’Armenia ha visto aumentare anche la propria esportazione in direzione di Mosca in modo che Yerevan abbia attualmente una partecipazione significativa nel mercato russo”
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– Quali sono i principali settori che trainano l’economia in Armenia?
“I tre principali motori dell’economia armena sono il settore IT, la produzione manifatturiera a industriale e la domanda interna. In effetti, il nostro programma di governo mira sia a migliorare i settori manifatturieri (metallurgia, industria chimica, mineraria e gioielleria, tessile, pannelli solari e sistemi) che ad attrarre investimenti diretti esteri (IDE) così come a implementare il settore delle costruzioni. Naturalmente, ci concentriamo molto anche sull’agricoltura, poiché vorremmo garantire la sicurezza alimentare del nostro paese in un periodo storico molto difficile.
Abbiamo un grande potenziale nel settore dell’energia solare grazie alla nostra esperienza e ai prezzi bassi dei nostri prodotti e servizi. Pertanto, l’Armenia sta valutando l’opportunità di cooperare con altri paesi come il Kazakistan, l’Uzbekistan, gli Stati Uniti e il Canada, dove possiamo vendere non solo ciò che produciamo, ma anche il nostro know how.
Abbiamo un legame con l’Italia nel settore della moda e del tessile. Infatti, recentemente abbiamo visitato la Milano Fashion Week e una delegazione di imprese italiane è venuta in Armenia per comprendere le modalità migliori di collaborazione. Bisogna anche considerare che diverse compagnie armene lavorano per marchi italiani importanti nel settore della moda come Max Mara e Moncler, fattore che ha indotto il nostro governo a cercare di sviluppare brand locali che possano entrare in un mercato così promettente ma anche competitivo”
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– Potrebbe darci maggiori informazioni sulle relazioni economiche e sulle partnership esistenti tra l’Armenia e i membri dell’Unione economica eurasiatica (EAEU)?
“Facciamo parte dell’EAEU, questo è un dato di fatto. In effetti, il commercio tra l’Armenia e altri Stati membri è aumentato di oltre il 50% a seguito delle sanzioni che hanno attivato maggiormente gli scambi commerciali interni.
Devo dire, però, che non cooperiamo solo all’interno dell’EAEU visto che negli ultimi anni abbiamo aumentato gli scambi commerciali con i paesi europei e con attori regionali importanti come la Repubblica Islamica dell’Iran.
Se guardiamo agli investimenti diretti esteri, ovviamente questo anno il paese leader è stato la Federazione Russa visto che numerosi cittadini russi sono emigrati in Armenia oppure hanno deciso di delocalizzare le loro attività sul nostro territorio, fattori che hanno trainato il mercato e la nostra economia. Oltre ai russi, abbiamo investimenti anche europei grazie al fatto che l’Armenia ha sviluppato relazioni bilaterali con paesi come la Germania oppure l’Italia. Nel 2022, ad esempio, abbiamo avuto diversi investitori italiani nel settore tessile oppure in quello dell’agricoltura.
Se focalizziamo l’attenzione sui paesi dell’Asia centrale (alcuni di loro sono membri EAEU), valutiamo questo mercato importante anche se abbiamo problemi di connettività logistica. Inoltre, sia la pandemia che le recenti sanzioni contro la Russia hanno influenzato la cooperazione tra l’Armenia e le repubbliche centro asiatiche. Per far fronte a queste problematiche, il nostro governo ha sviluppato progetti per aumentare la nostra connettività con l’Asia centrale, in particolare con il Kazakistan e l’Uzbekistan dove vendiamo prodotti agricoli e pannelli solari
“.

– Per quanto riguarda le relazioni economiche Italia-Armenia, qual è lo stato attuale e i possibili sviluppi futuri?
“Il principale settore dove Italia e Armenia collaborano è quello dell’agricoltura. In effetti, quasi tutti i prodotti nel settore agricolo provengono dall’Italia come i macchinari, ad esempio, e ora abbiamo anche iniziato a vendere i nostri prodotti nei paesi dell’Asia centrale, promuovendo così i marchi italiani.
L’Italia esporta in Armenia il suo know-how, fattore che non può essere sottovalutato. Guardando ai programmi di governo è possibile dire che nel settore del giardinaggio l’Italia detiene un posto speciale, quasi un primato direi, mentre in quello green house sono la Germania e la Francia ad essere i nostri maggiori partner
“.

– Esistono in Armenia delle zone economiche speciali che possono favorire gli investitori stranieri e quelli locali?
“Sfortunatamente devo ammettere che per quanto riguarda le zone economiche speciali queste devono essere sviluppate da zero. A tal proposito, abbiamo pianificato di sviluppare una zona economica libera a Shirak, ma il progetto è nella sua fase iniziale e richiederà 2-3 anni per essere ultimato”.

– In questi giorni i media internazionali si sono focalizzati sull’apertura del consolato iraniano a Syunik e hanno sottolineato quanto siano importanti le relazioni che Yerevan ha con Teheran. Potrebbe fornirci maggiori informazioni sulla cooperazione economica Iran-Armenia?
“L’Armenia e l’Iran hanno millenni di cooperazione dal punto di vista storico. Inoltre la comunità armena in territorio iraniano può considerarsi la più importante.
Gli iraniani descrivono la loro economia come una ‘economia di resistenza’ e Teheran è riluttante ad esportare i prodotti nazionali. Pertanto, l’Armenia vende energia all’Iran grazie a un sistema di scambio comune che consiste nel fatto che Teheran esporta gas naturale a Yerevan e noi diamo loro elettricità.
A parte questo, l’esportazione armena in Iran è minima. Sebbene il commercio sia in crescita, possiamo capire la posizione iraniana e al contempo non possiamo costringere Teheran ad acquistare i nostri prodotti. Tuttavia, il nostro commercio è in crescita.
Ad esempio, quando ho iniziato il mio incarico di ministro nel 2020, il commercio armeno-iraniano si attestava intorno ai 400 miliardi di dollari, ma già l’anno successivo aveva registrato un incremento arrivando a giungere quota 500 miliardi di dollari. Nel 2022, secondo le stime, credo che finiremo con il raggiungere gli 800 miliardi di dollari ed esiste anche la possibilità che possiamo superare questo valore”.

– Se guardiamo al settore della logistica e dei trasporti, il corridoio internazionale di trasporto nord-sud (INSTC) rappresenterà un beneficio per l’Armenia anche in questo periodo di sanzioni oppure esistono altri progetti logistici promossi da Yerevan?
“L’Armenia fa parte dell’INSTC, ma il progetto non è ratificato e per far fronte a questo, al contempo, stiamo sviluppando un progetto per creare una connettività logistica veloce dall’India all’Europa passando per l’Iran e la Georgia. Questo progetto, secondo quanto previsto dal nostro governo, non interesserà soltanto l’India, ma anche i paesi del Golfo.
Ciò significa che attraverso l’Armenia i corridoi logistici potrebbero andare in Europa, attraversando il Mar Nero, o verso il mercato russo seguendo il percorso dell’INSTC.
Abbiamo banche europee che sostengono il nostro progetto logistico per collegare l’India con l’Unione Europea. Ora siamo nella fase dei bandi di gara e abbiamo la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD) come partner finanziario
“.

* Intervista in mediapartnership con SpecialEurasia.

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