Le cinque fiumare nella “Valle degli Armeni”: «una straordinaria ricchezza di flora e fauna» (Corrierelocride.it 08.01.19)
«Il patrimonio fluviale di Brancaleone e nuove prospettive di rilancio turistico del territorio».
Da piccolo mi soffermavo spesso ad osservare questi corsi d’acqua che spesso mi incuriosivano per la loro straordinaria ricchezza di flora e fauna. Da grande ho comiciato ad esplorarle condividendone spesso e volentieri ricognizioni. Non sono un geologo ma con il tempo mi sono fatto guidare da persone che mi hanno insegnato a non sottovalutare questi straordinari aspetti del territorio e via via con il tempo e gli anni, ho imparato ad amare ogni cosa apparentemente insignificante. Mi sono affacciato a questa descrizione dopo circa un anno di gestazione, volevo dare importanza alla natura di questa vallata a volte calandomi nei meandri idrografici del territorio e capire meglio da cosa derivano nomi e toponimi ancora in uso nella nostra era moderna. Ciò che mi colpisce è sicuramente la toponomastica così arcaica, spesso indecifrabile e di dubbia origine, ma anche l’importanza geopolitica di questo piccolo universo fatto di confini marcatamente segnati grazie alla presenza di questi corsi d’acqua tanto effimeri quanto strategicamente importanti in tempi antichi. Ne ho tracciato un quadro riguardante il territorio cosiddetto “Valle degli Armeni” una denominazione che ho creato qualche hanno fa supportata da chi prima di me ha studiato questo territorio ha rilevato la presenza degli Armeni sin dall’ IX sec d.C. che ha fortemente interessto i territori di: Brancaleone, Staiti, Bruzzano Zeffirio e Ferruzzano.
Ho sezionato per puro gusto di farlo e senza la pretesa di scendere in particolari tecnici (degni di altre competenze scientifiche) ogni meandro più recondito di queste valli, di queste montagne, di quelle colline apparentemente anonime e aride. Ciò che ne è emerso è un quadro che va al di la dei tecnicismi scientifici ma nel contempo rappresentano un buon motivo per apprezzare maggiormente il territorio nella sua espressione più naturale, fosse anche per il gusto di stimolare le coscienze ad una maggior consapevolezza delle preziose risorse di questo lembo di Calabria spesso poco conosciuto.
Mi sono addentrato spesso e volentieri all’interno di queste fiumare, ed ove non mi è stato possibile arrivare a piedi, servendomi per altri versi dei moderni sistemi satellitari per rilevare le origini di questi corsi d’acqua, seguendoli e documentandomi personalmente e a volte anche servendomi di testimonianze di chi il territorio interno lo vive quotidianamente. Persone che per mestiere o per lavoro spesso hanno avuto il coraggio di sfidare leggi di gravità, la natura aspra e selvaggia e sopratutto se stessi. Per questo in premessa voglio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato con me alla stesura di questa descrizione fornendomi dati e notizie importanti per la sesura di questo articolo.
Lungo la fascia ionica reggina a circa 60km da reggio Calabria e 100km da Catanzaro sorge Brancaleone, una cittadina che conta poco più di 3.500 abitanti. La cittadina si estende su circa 7,5km lineari di costa e con le sue frazioni e le sue contrade è delimitata da due fiumare. Le racconterò partendo da Nord ovvero dalla fiumara “Bruzzano”, terminando a sud sulla Fiumara “Aranghìa” (o Spartivento) che costituiscono il “confine” geografico del comune di Brancaleone, in una sorta di vaggio ai confini della conoscenza e perchè no, un viaggio nell’anima più profonda di questi corsi d’acqua che hanno origini davvero singolari. Scopriamoli insieme…
La Fiumara Torno:
Conosciuta anche con il nome di fiumara di Bruzzano ha origini alle falde del monte Scapparone (1.058mt slm) viene alimentata da piccoli affluenti che provengono dai monti vicini: Pietra Calcina (1200mt s.l.m.) e Portella Ficara (1.000mt). Lungo il suo primo e sinuoso tratto e fino all’abitato di Motticella frazione di Bruzzano Zeffirio (un piccolo borgo alle falde del monte Scapparone) prende il nome di “Torrente Bampalona”. La fiumara poi scende verso valle alimentato da altri due piccoli torrenti, il più importante è sicuramente il Torrente Stùppia che proviene dalle gole del Monte Giambatore (600mt) proprio alle spalle del piccolo borgo di Staiti, mentre il Torrente Marasà poco più in basso proviene dalla collina arenitica di Ferruzzano e attraversa l’antico borgo di Bruzzano Vetere. Con i suoi 12km di lunghezza la fiumara si apre più a valle dell’abitato di Bruzzano Zeffirio accarezzando le splendide pianure alluvionali dove oggi sorgono bellissimi e produttivi giardini di Bergamotto. Questa fiumara, come precedentemente detto, costituisce il limite dei confini territoriali tra i comuni di Brancaleone e di Bruzzano Zeffirio.
La Fiumarella
Con i suoi 6km di lunghezza, essa si origina alle falde del Monte Giambatore, proprio ai piedi del borgo di Staiti. S’incunea dapprima in strette gole rocciose, attraversa la località chiamata Badìa dove sorge l’antichissima Abbazia di Santa Maria di Tridetti (Monumento Nazionale Bizantino dell’ XI sec. scoperta dal grande archeologo Paolo Orsi nel 1927), e continua a ridiscendere dolcemente fino ad attraversare la cittadina di Brancaleone. Anch’essa durante la sua corsa viene alimentata da vari torrenti fra cui, il Vallone Monaca alle spalle dell’antico borgo di Brancaleone, ed altri vari valloni che danno vigore alla sua portata che attraversano l’abitato di Brancaleone e le sue frazioni, gettandosi in mare dopo aver attraverrsato le pianure alluvionali di Brancaleone della località Lacchi e Pantano Piccolo (toponimo che rievoca la natura palustre della zona già in antichità).
Torrente Ziglia/Altalìa:
Si origina a circa 9km nell’entroterra di Brancaleone e precisamente in loc. Campolico 300mt slm (un altopiano alle spalle del paese vecchio di Brancaleone). In realtà come tutti gli altri torrenti viene alimentata da tanti piccoli torrentelli che durante i periodi piovosi apportano grandi quantità di acqua dalle colline circostanti. Durante la sua discesa, dopo essersi nutrita dei suoi affluenti si inforra dentro strette gole rocciose creando a metà del suo percorso tre bellissimi salti (rispettivamente 10, 18 e 28 metri). Da quest’ultimo salto di 28 metri il torrente Zìglia attraversa un antico mulino posto proprio sulle sue sue sponde e l’antico e misterioso maniero di Capistrello che sorge su un poggio piramidale a circa 260mt di quota, sul fianco del monte Fucine (su cui ancora insiste la piccola ed ormai spopolata frazione di Pressocito). Da questo punto e precisamente da loc. detta Frischìa prendere il nome di Altalìa, proprio come l’omonima località per poi gettarsi in mare in pieno centro a Brancaleone.
Fiumara Caldara:
Proseguendo verso sud troviamo un’altra fiumara, quasi per la maggior parte dell’anno in secca, forse la più secca di queste ultime! La sua origine infatti ci può chiarire il perchè di questa caratteristica naturale. Essa in realtà ha un percorso molto breve, si origina infatti dalle aride colline dell’omonima località, il territorio ha una composizione molto argillosa, e dunque molto arida e desolata, questi colli sferzati da vento e bruciati dal sole d’estate non superano mai i 100mt. Da qui profondi conoidi evidenziati in lontananza dalla presenza di vegetazione di macchia mediterranea, alimentano questo corso d’acqua che ha una lunghezza complessiva di circa 4km, il suo percorso è alquanto lineare prima di tuffarsi in mare aperto. Interessante è scoprire che sul suo letto, per lo più in secca tutto l’anno è ricco di esemplari di Lentisco, Agno Casto, Tamerici e tantissimi e coloratissimi Oleandri, che qui crescono spontanei e rigogliosi, colorando quest’ultimo tratto di campagna arida e secca che somiglia spesso alle aride colline della California.
La Fiumara Aranghìa:
Conosciuta anche con il nome di Fiumara Spartivento (per via della località dove essa sfocia) è lunga poco più di 13km. Si origina alle falde del Monte Punta di Gallo alto circa 900mt vicino al vecchio paese di Piatrapennata (frazione di Palizzi). Il suo primo tratto viene alimentato da altri torrenti più o meno importanti fra cui un torrente che sulla mappa satellitare appare più grande degli altri ma dalla denominazione dubbia, tale torrente proviene da Falcò (località nel territorio di Staiti. Durante la sua corsa l’Aranghìa si alimenta da altrettanti torrentelli che nei mesi ivernali apportano grandi quantitativi di acqua che si insinua nel suo ultimo tratto (a quasi 3km dalla costa) dentro gole profonde e rocciose e zigzagando si apre poi in una immensa distesa pietrosa fino ad arrivare alla sua foce nei pressi del promontorio Heracleum sul quale sorge il meraviglioso Faro di Capo Spartivento da secoli protagonista di numerose vicende, legende e misteri che ancora aleggiano su questo luogo. L’ Aranghìa in realtà segna anche il confine tra i territorio di Brancaleone e Palizzi ed il suo nome rievoca infatti, un famoso vino D.O.P. di Palizzi molto rinomato, che proviene proprio da vigneti affacciati sulle sponde di questa fiumara, la cui natura è comunque assoggettata alle stagioni e alla piovosità del luogo.
Questo insieme di corsi d’aqua rappresentano un grande patrimonio naturalistico che rendono questo fazzoletto di terra vivo e ricco di biodiversità, con flora e fauna tipica.
Sono Torrenti stagionali dalle mille ricchezze ed il loro equilibrio così delicato è segnato dalla complessa orografia del territorio che ne determina spesso i contorni ed i colori, ma che spesso a causa dell’uomo che ha osato invadere le ricche e fertili pianure alluvionali a valle, hanno determinato seri pericoli per la popolazione, ad esempio come non ricordare l’ultimo episodio alluvionale accaduto l’1 Novembre del 2015 quando la SS106 è stata letteralmente spazzata via a causa dell’esondazione della fiumara Bruzzano.
Anticamente questi torrenti erano sicuramente di portata consistente, prova ne sia la presenza di numerose briglie lungo il loro letto e numerosi mulini presenti lungo le loro sponde, sopratutto nelle zone interne dei territori, che hanno garantito un ottimo approvvigionamento idrico per l’agricoltura molto fiorente in epoche antiche. Oggi invece osserviamo queste campagne abbandonate, ridotte a lande desertiche e desolate, se non fosse per una nuova tendenza che sta arricchendo queste terre di nuvi impianti di coltivazione del famoso Bergamotto che anche qui nel comprensorio Brancaloenese ha trovato terreno fertile e ideale per la sua affermazione, con la nascita di molte aziende agricole che oggi producono ed estraggono il prezioso olio essenziale importato e in tutto il mondo, e conosciuto per le sue proprietà organolettiche e terapeutiche.
Un universo, quello delle fiumare che sicuramente deve portarci ad una riflessione costruttiva, partendo dalla conoscenza dei luoghi e dei toponimi che ancora oggi rappresentano un identità forte, fatta di idiomi e derivazioni di lingua greca che reppresentano un bagaglio storico-culturale su cui approfondire la storiografia del territorio. Oltre gli aspetti naturalistici e geologici che contraddistinguono questi piccoli scrigni preziosi, c’è anche da considerare gli aspetti turistici che potrebbero derivare dalla fruizione di questi corsi d’acqua effimeri che si scoprono essere otime attrattive per il nuovo turismo. L’anno 2019 infatti è stato dichiarato “l’Anno del turismo lento” e quindi perchè non partire dalle fiumare a rilanciare il turismo ormai perduto in queste terre…?!
Carmine Verduci