Le bugie e la disinformazione del regime di Aliyev che accusa gli Armeni di distruggere le moschee in Artsakh (Korazym 16.11.22)
Korazym.org/Blog dell’Editore, 16.11.2022 – Vik van Brantegem] – I funzionari dell’agitprop (termine russo, da “agitazione e propaganda”) del dittatore azero accusano con bugie e diffondono disinformazione sugli Armeni che “dissacrano le moschee nell’Artsakh”. Quando il regime di Ilham Aliyev parla di “moschee distrutte in Artsakh”, cerca di mettere il mondo musulmano in rivolta contro gli Armeni. Ecco cosa c’è da sapere sulla questione.
Rivolgendosi al Primo Forum Urbano Nazionale dell’Azerbajgian il 5 e 6 ottobre 2022 nella città di Aghdam, occupata dalle Forze Armate azere dal 20 novembre 2020 secondo l’accordo trilaterale di cessato il fuoco del 9 novembre, il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, ha dichiarato: «Per quanto riguarda la popolazione armena che vive ancora nella regione del Karabakh di Azerbajgian, sono nostri cittadini e non discuteremo di come andiamo ora a organizzare la loro vita sul nostro territorio con nessun attore internazionale. Il Karabakh è Azerbajgian. La seconda guerra del Karabakh [la guerra dei 44 giorni dell’Azerbajgian contro l’Artsakh] lo ha dimostrato sul campo».
Inoltre, Aliyev ha confermato che l’Azerbajgian non risolve i conflitti con il dialogo e gli accordi diplomatici, ma con la forza delle armi: «Ora, quando lo stesso Azerbajgian ha ripristinato il diritto internazionale, applicato le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU, utilizzato la Carta dell’ONU, in particolare il paragrafo che parla dell’autodifesa, e ripristinato la nostra dignità nazionale, non abbiamo bisogno di nessun’altra mediazione. Abbiamo fatto una proposta subito dopo la fine della seconda guerra del Karabakh. Nonostante tutto quello che si vede ad Aghdam e quello che chiunque può vedere nel territorio di oltre 10.000 kmq totalmente distrutto dagli Armeni, nonostante le sofferenze umane del nostro popolo, abbiamo proposto la pace all’Armenia. Abbiamo annunciato pubblicamente cinque principi fondamentali del diritto internazionale che dovrebbero essere la base per un accordo di pace, in particolare il riconoscimento reciproco dell’integrità territoriale dei Paesi, astenersi da rivendicazioni territoriali in futuro, astenersi dall’uso della forza o dalla minaccia dell’uso della forza, delimitazione dello stato frontiera e apertura delle comunicazioni. Tutti questi sono in realtà i principi base del diritto internazionale, e penso che gli accordi di pace o qualsiasi tipo di accordo tra Paesi che cercano di normalizzare le loro relazioni debbano basarsi su questo».
Di queste farneticazioni abbiamo già trattato assiduamente in passato, ma il tema che ci interessa oggi è connesso con Aghdam e in particolare con la sua moschea. Aghdam è una città del Nagorno-Karabakh a pochi chilometri dal confine con l’Azerbajgian. Fu conquistata dall’Esercito di difesa del Nagorno-Karabakh il 24 luglio 1993. La città, anche per la sua vicinanza con Stepanakert, rappresentava un obiettivo strategico, giacché da lì erano partite tutte le offensive azere ed erano stati sparati centinaia di razzi. Gli Armeni approfittarono della lotta di potere in Azerbajgian (che indusse il Colonnello azero Surat Huseynov a ritirarsi dal Nagorno-Karabakh ed a marciare verso Baku). Gli assalti cominciarono il 12 giugno e videro schierati circa seimila soldati per parte. Aghdam fu sottoposta ad un incessante bombardamento al termine del quale le truppe armene entrarono in una città ormai deserta, completamente abbandonata dalla popolazione residente e dalle truppe di difesa. Nel periodo successivo ai combattimenti, le Forze Armate armene hanno deciso di distruggere gran parte della città per prevenire la sua riconquista da parte dell’Azerbajgian. La città di fatto non esisteva più e rimaneva quasi intatta solo la Moschea del Venerdì e qualche scheletro di edificio diroccato.
L’Organizzazione per la lotta contro le accuse infondate degli Armeni (ASIMDER) di Iğdır in Turchia, in luglio 2010 ha inviato a Papa Benedetto XVI una lettera accusando gli Armeni di aver trasformato la Moschea del Venerdì di Aghdam in una stalla per mucche e un porcile. Ciononostante, gli Armeni hanno restaurato la moschea nel novembre 2010, anche se solo parzialmente. Come parte dell’accordo di cessate il fuoco trilaterale del 9 novembre 2020, che ha posto fine alla guerra dei 44 giorni nell’Artsakh, la città di Aghdam e il distretto circostante (che Azerbajgian considera territorio suo, insieme a tutto il resto del Nagorno-Karabakh e parte dell’Armenia, incluso la capitale armena Erevan) sono tornati sotto occupazione militare azera entro la data concordata del 20 novembre 2020.
Poi, diamo uno sguardo allo stato in cui si trova la moschea Shah Sultan Hussein, costruita nel XVIII secolo (completata nel 1752), nel villaggio di Novkhany del distretto di Absheron in Azerbajgian, a 21 chilometri dalla capitale Baku. Nel quadro delle politiche antireligiose, questa moschea fu chiusa dalle autorità sovietiche negli anni ’30. Di conseguenza, la moschea è diventata una rovina e inutilizzabile. Totale disinteresse del regime azero.
Poi, negli ultimi anni la moschea Shah Sultan Hussein è stata trasformata dagli abitanti azeri in una discarica, disseminando rifiuti e continuano a farlo.
Inoltre, la moschea Yukhari Govhar Agha nella città di Shushi in Artsakh, conquistata dalle Forze Armate azere alla fine della guerra dei 44 giorno, fu danneggiata il 1° novembre 2020 dai pesanti bombardamenti di razzi azeri, effettuati con lanciarazzi multipli Grad e Smerch contro Sushi e altre città dell’Artsakh, come Martuni, Martakert, diversi villaggi e anche Stepanakert, la capitale dell’Artsakh. Il Servizio statale per situazione di emergenza dell’Artsakh ha affermato che la moschea è stata deliberatamente presa di mira, ma il razzo ha colpito il muro laterale della moschea, danneggiando solo una parte del muro. Nello stesso modo fu presa di mira la cattedrale di San Salvatore Ghazanchetsots, uno dei più importanti valori culturali armeni, che con il pretesto del cosiddetto “restauro” gli Azeri stanno distorcendo.
Il nome della moschea Yukhari Govhar Agha (Alta Govhar Agha) è riferito all’ubicazione nella parte alta della città di Shushi e per distinguerla dalla moschea Ashaghi Govhar Agha (Bassa Govhar Agha), l’omonima moschea situata nella parte bassa della città. Entrambe le moschee sono considerate simboli di Shushi e capolavori dell’architettura orientale.
La moschea Yukhari Govhar Agha si trova sulla piazza principale di Shushi e costituisce una parte importante del complesso architettonico che comprende madrasa, negozi e case costruite dallo stesso architetto. Secondo lo storico e autore Mirza Jamal Karabakhi, la costruzione della moschea fu iniziata su ordine di Ibrahim Khalil Khan nel 1768 ma fu interrotta per molto tempo. La costruzione fu poi riavviata e completata nel 1883-1885 dall’architetto Karbalayi Safikhan Karabakhi su ordine di Govhar Agha, figlia di Ibrahim Khalil Khan.
In epoca sovietica la moschea Yukhari Govhar Agha fu chiusa e utilizzata come museo, ma riaperta come moschea nel 1988. Dopo la liberazione di Shushi da parte delle Forze Armate armeni nel 1992, la moschea smise di funzionare. A seguito di un piccolo restauro nel 2008-2009, per la riparazione del tetto, i funzionari del Ministero dell’Economia del Nagorno-Karabakh hanno ordinato un progetto di restauro, assumendo esperti iraniani per eseguire i lavori, che di seguito sono stati completati prima della guerra dei 44 giorni.
I funzionari azeri hanno espresso la loro insoddisfazione per il progetto di restauro. Il Vicepresidente del Comitato statale per il lavoro con le organizzazioni religiose dell’Azerbajgian, Gunduz Ismayilov, affermò che “l’intenzione dell’Armenia di restaurare la storica moschea azera a Shusha è un tentativo di coprire il vandalismo contro i monumenti culturale-religiosi azeri nei territori occupati”. Il leader islamico dell’Azerbajgian e Gran Mutfi del Caucaso, Allahshukur Hummat Pashazade, ha affermato che c’erano intenzioni provocatorie dietro gli sforzi per ripristinare la moschea. Ha inoltre espresso l’intenzione di affrontare la questione con Sua Santità Karekin II, Catholicos di tutti gli armeni durante il 2° Summit dei leader religiosi mondiali a Baku che si è svolto il 14 e 15 novembre 2019 a Baku.
Il Governo della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh si affrettò a sottolineare, che ha continuamente intrapreso sforzi per restaurare e preservare tutti i monumenti storici. “Le persone in Armenia e nel Nagorno-Karabakh (Artsakh) si sentono sempre impegnate a preservare e restaurare i monumenti storici indipendentemente dalla loro origine etnica o religiosa”, ha detto David Babayan, Portavoce del Presidente del Nagorno-Karabakh [attualmente Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh/ Nagorno-Karabakh], commentando la dichiarazione di Pashazadeh. “Stiamo rinnovando un monumento architettonico, che non ha assolutamente nulla a che vedere con provocazioni o cose del genere. Non siamo come loro [gli Azeri] che vandalizzano i khachkar armeni a Julfa”, ha detto Babayan.
Babayan ha detto che applaudirà il vertice religioso “se contribuirà davvero alla pace. Ma nel caso in cui [il leader religioso azero] dispieghi richieste per la restituzione del 20% dei territori, sarà solo un altro incontro”, ha aggiunto. Ammettendo che il conflitto del Nagorno-Karabakh non ha una base religioso, Babayan ha affermato di ritenere tuttavia che possa influenzare i sentimenti pubblici, dissipando la tensione esistente e l’armenofobia in Azerbajgian. “La nostra società non si sta guidando secondo approcci fascisti e nazisti. L’idea stessa di rinnovare la moschea testimonia che qui c’è un’atmosfera tollerante”, ha concluso.
Sostenendo l’iniziativa del Governo dell’Artsakh, la Fondazione Iniziativa per lo Sviluppo di Armenia (IDeA) ha avviato il restauro nel 2014, con il sostegno di donazioni private, con notevoli contributi della Fondazione Ripristino del Patrimonio Storico Orientale dell’uomo d’affari russo-armeno Ruben Vardanyan e dell’uomo d’affari kazako Kairat Boranbayev. La moschea Yukhari Govhar Agha, la vicina madrasa e il parco sono stati formalmente aperti per essere utilizzati come Centro Culturale Armeno-Iraniano, con una solenne cerimonia il 14 ottobre 2019, alla presenza del Presidente della Repubblica di Artsakh, Bako Sahakyan; del Presidente del Parlamento di Artsakh, Ashot Ghulyan; e di altri funzionari governativi.
Il Ministro della Cultura, degli Affari giovanili e del Turismo dell’Artsakh, Lernik Hovhannisyan, ha detto nel suo discorso che ancora un altro monumento è stato restaurato in Artsakh, il cui scopo è quello di fornire diversità culturale. “I nostri monasteri e chiese sono in fase di restauro nella Repubblica islamica dell’Iran. Anche i monumenti della cultura iraniana che si trovano nel territorio dell’Artsakh, in particolare a Shushi, hanno ricevuto la nostra attenzione perché l’amicizia armeno-iraniana ha radici profonde. La moschea funzionerà come un centro culturale scientifico armeno-iraniano. Questo complesso contribuirà al rafforzamento dei legami armeno-iraniani”, ha affermato Hovhannisyan.
Il Ministro dell’Istruzione, della Scienza, della Cultura e dello Sport dell’Armenia, Arayik Harutyunyan [attualmente Presidente della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh] ha sottolineato l’importanza del centro per lo studio della cultura islamica. Ha detto che il Ministero sta portando avanti un’iniziativa volta a inventariare le presenze esistenti della cultura sciita in Armenia, per essere esposte sul terreno della moschea di Shushi.
Suren Amirbekyan, Capo del programma di sviluppo IDeA Artsakh, ha ringraziato il Governo dell’Artsakh e i filantropi le cui forze congiunte hanno reso il progetto un successo. “Il restauro della moschea è significativo: è un modo per rendere omaggio a un’altra cultura. Spero che questo diventi un sito turistico. Permettetemi di informarvi che abbiamo un gran numero di turisti che aspettano con impazienza di vedere la moschea iraniana in Artsakh”, ha detto.
Il co-fondatore di IDeA, Ruben Vardanyan, ha detto di essere molto felice e grato a tutti coloro che sono stati coinvolti nel progetto. “L’idea di realizzare questo progetto è nata quando abbiamo visitato Shushi con degli amici. Shushi è l’importante centro culturale dell’Artsakh che deve essere preservato e sviluppato. Dobbiamo preservare ciò che abbiamo e rispettare la nostra storia. Se vogliamo che altri Paesi preservino la nostra cultura, dobbiamo preservare anche la loro. La nostra fondazione sta lavorando per preservare i valori e la cultura armena in tutto il mondo”, ha detto.
L’Arcivescovo Pargev Martirosyan, Primate della Diocesi di Artsakh della Chiesa Apostolica Armena, ha detto di apprezzare molto il restauro della moschea iraniana di Shushi. “Il 9 maggio 1992 dissi che nessuno doveva toccare le moschee di Shushi e Akna [Aghdam, di cui abbiamo parlato prima]. Questa è parte integrante della nostra storia e stiamo affrontando la nostra storia con amore, a differenza delle altre due nazioni vicine che stanno cancellando le tracce di altra religione o cultura. Questa moschea è un monumento culturale religioso che il popolo amico iraniano ha costruito. Stanno preservando e restaurando i nostri monasteri, e noi dobbiamo fare lo stesso. Non siamo una nazione che sta abbattendo monumenti”, ha detto.
Nel mese di febbraio 2015, mentre i lavori di restaurazione erano in corso, il Capo del Dipartimento per le Minoranze Etniche e gli Affari Religiosi dell’Artsakh, Ashot Sargsyan, ha risposto alle dichiarazioni del Presidente del Comitato di Stato per gli Affari Religiosu dell’Azerbajgian, Mubariz Qurbanli, che gli Armeni hanno distrutto numerosi monumenti musulmani, ebraiche, cristiani e afghani nei “territori occupati”.
“Tutti i monumenti in Artsakh sono stati protetti, indipendentemente dalla loro origine o affiliazione religiosa”, ha detto Sargsyan. “A differenza dell’Azerbajgian, preserviamo e ricostruiamo le antichità, non le distruggiamo. Le moschee di Shushi e Aghdam (Akna) rimangono ancora ottimi esempi. Sono valori culturali e spirituali musulmani e li rispettiamo. Altrimenti, perché queste moschee esistono ancora?”.
Sargsyan ha ricordato che nel luglio 2009, con la mediazione russa, una delegazione azera composta dai membri del parlamento Asim Mollazade e Rovshan Rzayev, con giornalisti, intellettuali e l’Ambasciatore azero in Russia, Polad Bulbul Oglu, ha visitato Shushi e ha visto, in prima persona, la moschea iraniana della città e il cimitero. “Bulbul Oglu ha anche visitato la casa di suo padre a Shushi, ed è rimasto colpito dal modo in cui è stata preservata”, ha osservato Sargsyan, aggiungendo che gli Armeni dell’Artsakh hanno vissuto pacificamente fianco a fianco con Russi, Greci, Ebrei, Azeri, Georgiani, Iraniani e appartenenti ad altre nazioni. Ma oggi solo le comunità russe e greche sono ufficialmente registrate come comunità organizzate nel Paese.
“A proposito, vorrei soffermarmi su un altro fatto importante: nel bel mezzo della guerra dell’Artsakh, nel 1992, il Consiglio Supremo ha adottato una legge secondo la quale le minoranze etniche dell’Artsakh non solo potevano evitare il servizio militare, ma anche se lo volevano, lo Stato gli avrebbe fornito il trasporto per il loro trasferimento sicuro a Yerevan. Nel frattempo, la parte azera stava inviando rappresentanti delle minoranze etniche del suo Paese per prendere parte alle operazioni militari, e ci sono molti fatti comprovati a riguardo”, ha sottolineato.
Sargsyan ha osservato che non era la prima volta che l’Azerbajgian fece una dichiarazione così assurda. “In Artsakh sia i monumenti musulmani che quelli cristiani sono protetti allo stesso modo. Se uno lo desidera, può vedere con i suoi occhi che la parte azera diffonde calunnie”, ha detto Sargsyan. Ha anche chiarito che non ci sono monumenti ebraici in Artsakh perché lì non c’era una comunità ebraica. Per quanto riguarda i monumenti afgani, Sargsyan ha detto che gli Azeri distorcono i fatti e certamente per “afghani” intendono antichi monumenti armeni. “Sin dai tempi sovietici gli Azeri hanno presentato tutti i monumenti storici armeni in Artsakh come afghani”, per contestare il fatto che l’Artsakh faccia parte della patria armena, ha detto Sargsyan. “E questa assurdità è stata eseguita in modo così analfabeta, che ad esempio 200 iscrizioni armene sui muri del monastero di Gandzasar sono state interpretate come afghane”, ha detto Sargsyan, aggiungendo che anche i khachkar ad Akna [Aghdam] con iscrizioni e ornamenti erano tradotto dagli Azeri come “Khashdasher”, considerandoli come monumenti azeri.
Ci sono 27 moschee intorno al Nagorno-Karabakh
di Slava Sargsyan
Artsakh Monuments, 23 gennaio 2021 (aggiornato 23 febbraio 2022)
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Recentemente [il 15 gennaio 2021], mentre si trovava a Shushi, il Presidente dell’Azerbajgian, il capo falsario del Paese, Ilham Aliyev, per ordine del quale si sono diffuse in passato false voci secondo cui gli Armeni avrebbero distrutto i monumenti culturali dell’Azerbajgian, fermandosi in una delle moschee locali, come una volta accusava pubblicamente gli Armeni di aver distrutto 64 delle 67 moschee nel Nagorno-Karabakh. La notizia, che non ha assolutamente nulla a che vedere con la realtà, è apparsa su pubblicazioni che diffondono la falsa propaganda degli Azeri.
Alla luce di quanto sopra, dobbiamo rispondere al bugiardo che capovolge la realtà, basandosi solo sui fatti reali. Così, nel territorio dello stesso Nagorno-Karabakh o della ex regione autonoma, che comprendeva cinque regioni: Hadrut, Martuni, Askeran, Martakert e Shushi, vi sono moschee e madrase solo nella città di Shushi (14) e nel vicino villaggio di Malibeklu (1). In totale 15 dunque. Questo fatto è stato registrato nel 1988 dal Governo della Repubblica di Azerbaigian, nell’elenco dei monumenti culturali di “storia protetta” approvato con decisione n. 145 del 27 aprile 1988.
Per quanto riguarda le moschee nelle vicinanze del Nagorno-Karabakh, il loro numero raggiunge le 12, che sono così distribuite: regione di Kashatagh (Lachin) (1), regione di Kashunik (Kubatlu) (2), regione di Kovsakan (Zangelan) (1), Regione di Jabrail (1), regione di Fizuli (2), regione di Akna (Aghdam) (6, una delle quali è una moschea convertita).
Prestiamo attenzione, senza perdere un colpo: nei circa 2000 chilometri quadrati di Karvachar (Kyalbajar) consegnati ad Aliyev, non c’è nessuna moschea. E questo mentre ci sono circa 30 monasteri e chiese in quella regione.
Quindi, in totale, ci sono 27 moschee intorno al Nagorno-Karabakh.
Sorge una domanda.
Da dove vengono le suddette 67 moschee? E anche se a queste 27 aggiungiamo il numero di moschee nel territorio della Repubblica autonoma di Nakhichevan, che sono considerate moschee e registrate dalla suddetta decisione del governo dell’Azerbajgian e prese sotto protezione statale, otterremo solo 51 moschee. Forse Aliyev intendeva anche le moschee delle regioni al di fuori del territorio della Repubblica del Nagorno-Karabakh?
In ogni caso, la bugia rimane una bugia. Ingannando o manipolando, infatti, si tenta ad alto livello statale [azero] di fuorviare la comunità internazionale, giustificando il vandalismo dei monumenti storici e culturali armeni, sia in passato che in tempi recenti.
Per quanto riguarda la conservazione delle moschee, va notato che non sono in condizioni molto peggiori delle chiese armene. Per quanto riguarda le moschee semidistrutte o danneggiate, possiamo chiaramente dire che [le loro condizioni] non hanno nulla a che fare con la guerra in corso, sono il risultato della guerra precedente. Durante quel periodo, molti monumenti, chiese, monasteri, ecc. armeni furono distrutti e danneggiati. Indipendentemente dalla nazionalità nella Repubblica di Artsakh, insieme ai monumenti armeni, i monumenti musulmani furono registrati e certificati, comprese moschee, mausolei e cimiteri. Lo Stato ha fatto del suo meglio per pulirli e migliorarli e la moschea Yukhari Govhar Agha nella città di Shushi è stata restaurata.
Sì, Artsakh ha fatto del suo meglio per migliorare la protezione dei monumenti musulmani restaurando la suddetta moschea a Shushi, e lei, Signor Aggressore, ha deliberatamente fatto saltare in aria e demolito le due chiese armene in quella città attraverso i suoi vandali [QUI]. Sì, la politica anti-armena e la discriminazione etnica non sono mai state nuove nella tua repubblica fittizia. Questo è stato il caso in passato, ad esempio, in epoca sovietica, quando nel tentativo di eliminare la traccia armena, le iscrizioni armene sono state cancellate da un certo numero di monumenti culturali armeni, tutto ciò che è armeno è stato deliberatamente escluso dall’elenco dei beni di stato – monumenti protetti.
Ad esempio, nell’elenco dei monumenti culturali di “storia sotto protezione statale” approvato con decisione n. 145 del 27 aprile 1988 della Repubblica di Azerbajgian, solo 282 monumenti armeni sono sotto protezione statale nel Nagorno-Karabakh: 10 nella regione di Askeran ( invece di 1.018), 44 nella regione di Hadrut (invece di 368), 29 nella regione di Martakert (invece di 1.647), 16 nella regione di Martuni (invece di 281), 183 nella regione di Shushi ( invece di 576), di cui solo 10 monumenti sono considerati armeni.
Inoltre, i complessi monastici armeni e le chiese medievali sono presentati come “templi albanesi”.
Per l’informazione dei falsari o di coloro che riempiono il mulino della falsa propaganda azera, riteniamo necessario informare che, infatti, 3.890 monumenti, di cui 241 monasteri e chiese, sono registrati e certificati nelle regioni menzionate. La discriminazione è anche nell’elenco di altre regioni adiacenti all’ex Regione autonoma del Nagorno-Karabakh, dove non ci sono affatto registrati monumenti armeni.
E questo mentre solo nelle regioni di Qarvachar e Lachin-Qashatagh il loro numero raggiunge i 741, di cui 53 tra monasteri e chiese.
Dopo tutto questo, vale la pena ricordare ancora una volta al Signor Aliyev perché la gente dell’Artsakh non vuole vivere in Azerbaigian, non intendendo di cadere una volta nel fango?
Articoli collegati
– La guerra ignorata. 1920: 20.000 Armeni uccisi nel Pogrom azero di Sushi bruciata. 2020: Azeri occupano Sushi ricostruita dagli Armeni. 2022: Congresso degli Azeri del Mondo a Sushi – 20 aprile 2022
Il dittatore azero guerrafondaio Ilham Aliyev ha annunciato il Quinto Congresso degli Azeri del Mondo, il primo dopo la guerra di aggressione dell’Azerbajgian con il sostegno della Turchia del 2020 (per l’Azerbajgian “dopo il liberazione del Karabakh”). Si svolgerà a Shushi, la “Gerusalemme armena”, strappata loro con la guerra dei 44 giorni, e dagli Azeri – “nostri partner energetici” – elevata a “Capitale culturale dell’Azerbajgian”, “liberata dall’occupazione dal potente esercito azerbajgiano sotto la guida del Comandante in capo Ilham Aliyev”.
– Ennesimo tentativo del dittatore azero di riscrivere la storia dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. La storia di Shushi sconfessa Aliyev – 23 gennaio 2022
Il dittatore dell’Azerbaijgian ha messo le mani su Shushi con la forza delle armi. Non è un mistero che abbia eletto la Città a simbolo della vittoria nella guerra del 2020. La sua conquista vale più di tutti gli altri territori e non a caso gli Azeri stanno moltiplicando gli sforzi per prendere possesso stabile di questo centro (che faceva parte in epoca sovietica della regione autonoma armena del Nagorno Karabakh).
– L’Armenia deplora i cosiddetti “lavori di restauro” alla cattedrale Ghazanchetsots di Sushi nell’Artsakh occupato dall’Azerbajgian – 4 maggio 2021
Gli Azeri continuano indisturbati il genocidio culturale nei territori della Repubblica di Artsakh, che hanno occupato con la guerra di aggressione nell’autunno del 2020. Oggi arriva la notizia da Shushi, nella parte della Repubblica di Artsakh occupata dall’esercito dell’Azerbajgian, che gli Azeri hanno cominciato a cambiare l’aspetto della Cattedrale del Santo Salvatore Ghazanchetsots, livellando cupola e rimuovendo croci e angeli, mentre nel frattempo fanno sparire le prove delle destruzioni durante la guerra.
– Azerbajgian ha rasato al suolo storiche chiese armene a Sushi e a Mekhakavan nell’Artsakh occupato con la guerra di aggressione del 2020 – 28 marzo 2021
Le autorità armene hanno più volte avvertito la comunità internazionale di agire e prevenire la politica azera di sradicare l’eredità culturale e spirituale armena nel Nagorno Karabakh. Non si tratta, purtroppo, di casi isolati dopo la guerra di aggressione azero-turca dello scorso anno, che si è concluso con l’accordo di cessato il fuoco del 9 novembre 2020, molto doloroso per l’Armenia, che ha permesso l’esercito dell’Azerbajgian ad occupare buona parte della piccola Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. Nella Regione di Hadrut, dopo aver distrutto una storica testimonianza armena cristiana nella città occupata di Shushi, la piccola chiesa di Surb Hovhannes Mkrtich (San Giovanni Battista) o Kanach Zham, l’esercito dell’Azerbajgian ha rasato al suolo anche la piccola chiesa di Zoravor Surp Astvatsatsin (Potente Santa Madre di Dio) a Mekhakavan, come ha documentato la BBC.
Foto di copertina: la moschea Yukhari Govhar Agha di Sushi, nella Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh occupata dall’Azerbajgian.