«L’Azerbaigian prepara un’invasione su larga scala dell’Armenia» (Tempi 07.03.23)
Aumenta la tensione tra Azerbaigian e Armenia nella regione del Nagorno-Karabakh. Domenica mattina, intorno alle 10, un commando dell’esercito azero ha teso un’imboscata a un camioncino del dipartimento di polizia della Repubblica dell’Artsakh, uccidendo tre agenti e ferendone gravemente un quarto. Nell’assalto sono rimasti uccisi anche due soldati azeri.
«L’attentato terroristico» dell’Azerbaigian
Il veicolo armeno è stato crivellato di colpi, come mostrano le foto pubblicate dal governo di Stepanakert. Il camioncino, partito da Stepanakert, si stava dirigendo a Lisagor attraverso una strada alternativa al Corridoio di Lachin, che l’Azerbaigian blocca illegalmente da tre mesi. Lungo il percorso il furgone è stato intercettato da 15 soldati dell’esercito di Baku, sbucati dalla boscaglia, che hanno aperto il fuoco in modo indiscriminato.
Per giustificare l’attacco il governo azero ha accusato i poliziotti armeni di trasportare illegalmente armi. Ma come confermato dal governo dell’Artsakh, in realtà nel camioncino c’erano solo le armi d’ordinanza della polizia. Secondo quanto dichiarato dal ministero degli Esteri dell’Artsakh, l’imboscata è una «flagrante violazione» dell’accordo del 9 novembre 2020, che non prevede la presenza di soldati azeri nell’area dove è avvenuto lo scontro a fuoco.
Il presidente del Parlamento dell’Artsakh, Artur Tovmasyan, ha denunciato «l’attentato terroristico» accusando l’Azerbaigian di portare avanti un’operazione di «pulizia etnica» ai danni degli armeni residenti in Artsakh per «costringerli ad abbandonare la loro terra».
L’Azerbaigian viola ancora il cessate il fuoco
L’imboscata di domenica è solo l’ultima di una lunga serie di provocazioni condotte dal regime di Baku. Nella notte tra giovedì e venerdì alcuni soldati dell’esercito azero di stanza nelle regioni di Askeran, Martakert e Martuni, nell’Artsakh, hanno violato il cessate il fuoco, come confermato anche dai peacekeeper russi.
La pressione ai danni della popolazione armena sta aumentando. Dal 12 dicembre gruppi di cosiddetti “ambientalisti” provenienti dall’Azerbagian bloccano il Corridoio di Lachin, l’unica via che collega i 120 mila armeni residenti nell’Artsakh all’Armenia e al resto del mondo, rischiando di provocare una catastrofe umanitaria.
Baku ignora la sentenza della Corte Onu
Il 24 febbraio, con una sentenza vincolante, la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite ha ordinato all’Azerbaigian di liberare immediatamente il passaggio. Ma a due settimane dalla decisione dei giudici, il regime di Baku non ha ancora liberato l’area.
Nel suo ultimo discorso il dittatore azero Ilham Aliyev ha dichiarato che il corridoio di Lachin è «aperto per tutti gli armeni che vogliono abbandonare il Nagorno-Karabakh». Questo significa, come ha spiegato il primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, «che il Corridoio è chiuso per gli armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh e che vogliono continuare a farlo».
«L’Azerbaigian vuole invadere l’Armenia»
Mentre la comunità internazionale accetta la palese violazione da parte dell’Azerbaigian della sentenza della Corte dell’Onu, in un importante discorso al Bundestag tedesco, Pashinyan ha dichiarato durante la sua recente visita di Stato:
«Siamo sicuri che l’obiettivo dell’Azerbaigian sia condurre un’operazione di pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh, liberando il territorio dai residenti armeni. Temiamo che il blocco del Corridoio di Lachin sia soltanto l’inizio di un’escalation nel Nagorno-Karabakh e al confine tra Armenia e Azerbaigian, perché l’Azerbaigian continua a utilizzare una retorica molto aggressiva. Sapete che a settembre l’Azerbaigian ha iniziato un’aggressione su larga scala contro l’Armenia, occupando dei territori sovrani armeni. L’Azerbaigian considera tutta l’Armenia un suo territorio e si prepara a un’aggressione su larga scala contro di noi».